Panorama Internazionale

Finisce il Festival a Ferrara, tirando somme e aspettative

di Angelo Boccato

Le critiche alla stampa e al Sistema giornalismo nel suo complesso in Italia sono molteplici e spesso motivate, al pari delle sue effettive mancanze. Una di queste numerose debolezze si riscontra nella assenza nei fatti di una semplice parola: orizzonte.

Lo sguardo della informazione nel nostro Paese finisce per essere troppo spesso chiuso e provinciale, senza proporre orizzonti su frontiere lontane e vicine, dall’ India al Medio Oriente, con una chiara influenza negativa nella comprensione del pubblico di tematiche come la attuale crisi dei rifugiati.

Ovviamente le eccezioni esistono, al pari dei colleghi e delle testate che si occupano di fornire uno sguardo sul mondo in un Paese la cui opinione pubblica finisce per essere troppo spesso schiacciata sul proprio spazio chiuso; una delle maggiori occasioni la si vive con Internazionale a Ferrara.

Un week end in una delle città piu belle d’Italia con scrittori, poeti, giornalisti e artisti dai Quattro angoli del globo, pronti e pronte a narrare e discutere tematiche che impattano l’ intero Globo. Come ha scritto il direttore di Internazionale Giovanni De Mauro nell’ editoriale dell’ ultimo numero della rivista la linea guida di questa edizione e stata rappresentata dalle frontiere, di varia natura.

Nel pieno della crisi dei rifugiati che mostra la inumanita europea, un incontro con relatori come il cartoonist e sindacalista australiano Sam Wallman ha aiutato ad allargare lo sguardo altrove, su come il Paese oceanico ha garantito la assenza di sbarchi sulle sue coste con la realizzazione di disumani centri di detenzione gestiti da compagnie private in Paesi vicini come la Papua Nuova Guinea, ove la omosessualita e illegale.

Nel Burkina Faso colpito dalla violenza di un golpe militare , un anno dopo la rivolta popolare che ha rovesciato il regime di Blaise Compaoré si intrecciano numerosi fili del mai sopito postcolonialismo francese e delle costanti trame occidentali; di questo e altri temi hanno dibattuto i musicisti e attivisti Sams KLeJah, Smockey e Didier Awadi, in un incontro moderato da Cleophas Adrien Dioma, direttore del Festival Ottobre Africano.

L’Iran dell’accordo nucleare rimane comunque uno dei Paesi piu pericolosi al mondo per I giornalisti; lo sguardo di Ahmad Jalali Farahani , giornalista rifugiato politico in Danimarca e regista di We are Journalists trascina lo spettatore in un Paese ove le speranze legate alla campagna di Mousavi hanno trascinato I professionisti in una spirale di violenze, abusi e brutalita continuati anche con Rohani.

We are Journalists ricorda e richiama anche la importanza del nostro mestiere e il dovere di mantenere I riflettori accesi su teatri troppo spesso trascurati, anche se vicini culturalmente , geograficamente e geopoliticamente.
Le nuove frontiere del reportage e del data journalism sono state affrontate da Stefano Liberti, Alberto Nardelli e Jacopo Ottaviani.

Lo sguardo si mantiene anche interno, come con la presentazione di Roma d’ autore con Gabriella Kuruvilla, Igiaba Scego, Christian Raimo e Massimo Laganà in un mosaico di luoghi e di voci lontane e vicine sulla capitale, da tanti luoghi diversi, in una fase complicata per essa.

Gli occhi restano ancora sull’ Italia con la proiezione, Domenica 4, del documentario Asmarina di Medhin Paolos e Alan Fogli che narra la comunita Eritrea-etiope italiana , muovendosi tra colonialismo e post-colonialismo, nuove e vecchie migrazioni, passato e presente.

Nell’anno dei sanguinari fatti di Charlie Hebdo in Francia e del dibattito sulla liberta di espressione .combattuto troppo spesso a colpi di insipid hashtags e con scarse riflessioni, un incontro con i cartoonist Nadia Khiari dalla Tunisia, Khalid Jabai dal Sudan (con base a Doha, in Qatar), Hani Hassan , palestinese-siriano rifugiato politico in Svizzera, riescono ad ispirare una riflessione ampia, estesa dalle Primavere Arabe alla crisi dei rifugiati.

Vi sono anche sguardi totalmente opposti sulla libertà di espressione, come quello del vincitore del Premio Anna Politoksvakaja Asif Mohiuddin, blogger dal Bangladesh il quale concepisce la liberta di espressione anche la liberta di offendere, sostenedo anche la linea di Charlie Hebdo.

Non manca inoltre la osservazione interna-esterna dei corrispondenti esteri come Michael Braun ( Tageszeitung) Eric Jozsef (Libération) sulla attuale fase politica italiana, con la progressiva erosione del fronte di sinistra, in un incontro non a caso intitolato “Dì qualcosa di Sinistra” , tributo a una scena da antologia da Aprile di Nanni Moretti.

Durante il Festival, inoltre sono stati numerosi gli incontri dove i ragazzi ferraresi di Occhio ai media, impegnati a monitorare le discriminazioni nella informazione italiana, coordinati da Rob Elliott e Massimo Marchetto, con il supporto di Igiaba Scego, hanno interagito, intervistando numerosi ospiti, da Claudio Rossi Marcelli e Federica Cellini.

Internazionale a Ferrara rappresenta un giro intorno al mondo, un contesto informale ove poter conoscere artisti e giornalisti da tutto il mondo e una occasione per superare quegli orizzonti che spesso bloccano una prospettiva molto ampia che dovrebbe essere obbligatoria nella nostra professione.

In quale altro luogo in Italia risulta possibile camminare sulla storia e magnificenza retaggio della famiglia d’ Este e il mondo della informazione portato dalla redazione globale di Internazionale? Credo solo a Ferrara…arrivederci al 2016.