di Simona Chiapparo
Sono trascorsi pochi giorni dall’anniversario di morte del 3 Ottobre 2013, quando a largo di Lampedusa persero la vita 366 uomini migranti, oltre a 20 dispersi non accertati. Un appuntamento che è coinciso con le significative manifestazioni anti-immigrazione svoltesi in Finlandia. I temi dell’accoglienza e della solidarietà sono oggi al centro di ambivalenti dibattiti nel cuore dell’istituzione Europa, ma richiedono attenzione anche dalle singole amministrazioni locali, come emerge dal dialogo intervista con Luigi de Magistris, Sindaco di Napoli.
Il 1° luglio 2015 è stato firmato un accordo tra Pcm-Daras, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e l’ANCI, con lo scopo di promuovere in modalità sinergica le attività di rilievo internazionale svolte da Comuni e città metropolitane. Tale accordo è in linea con l’impegno del Governo centrale – assunto in occasione della Terza Conferenza Internazionale sul Finanziamento dello Sviluppo (Addis Abeba, 13-18 Luglio 2015) – per quanto concerne l’Agenda post-2015 sugli OSS/SDGs Sustainable Development Goals. Contenuti, questi dell’Agenda post-2015, che finalmente rimarcano la centralità della dimensione sociale per la lotta alla povertà e per una crescita sostenibile del pianeta. Tuttavia al di là di queste kermesse internazionali, la vera sfida sarà quella di attuare tali obiettivi a livello dei singoli territori. Dunque, affinché la promozione dei diritti dei popoli sia declinata in Italia, innanzitutto a partire dai singoli ambiti comunali, quali strategie dovrebbe sviluppare l’ANCI secondo lei?
Un primo passo è sicuramente depoliticizzare le politiche relative ai diritti dei popoli. Il tema è che i diritti umani non sono una politica di parte, promossa magari da quelle forze politiche che la destra xenofoba chiama spregiativamente “buoniste”, ma sono pratica attuazione di quei principi di solidarietà costituzionale che valgono erga omnes, per tutte le amministrazioni, sia di destra che di sinistra. Le recenti boutade dei vari sindaci sceriffo, quasi sempre della Lega, che rifiutano il dovere costituzionale della solidarietà o che propongono addirittura di aumentare le aliquote Tasi e Tari per quei cittadini che si offrono di ospitare i profughi, ad esempio, dimostrano che la situazione è a macchia di leopardo, e in troppi comuni i diritti umani sono vilipesi. Sui diritti umani non ci si può dividere, e il rispetto di certi principi si deve in quanto previsti dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea sui diritti dell’Uomo. I leghisti facessero campagna elettorale su altro. L’Anci, dunque, potrebbe proporre la cogenza di certe linee guida o decisioni assunte in sede di Conferenza Stato Regioni o Conferenza unificata. Se ognuno le interpreta come vuole non funziona e si creano delle ingiuste condizioni di disparità fra Enti. La temperie leghista ha comportato, ad esempio, che le ultime ondate di profughi abbiano gravato di più su quei comuni che si sono dimostrati solidali. Comuni, fra l’altro, che erano quasi tutti al Sud e dunque più poveri.
Sempre in materia di diritti, in una lettera indirizzata a Francesco Paolo Sisto, Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Piero Fassino, Presidente dell’ANCI, ha esortato a procedere con l’approvazione della proposta di legge Camera 1658 sulla questione delle modalità territoriali di protezione e di accoglienza ai minori stranieri non accompagnati. Nel testo della proposta si prevede di estendere il sistema Sprar anche ai msna. Tuttavia, in molti ritengono che il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati vada revisionato anche per gli adulti, viste le criticità emerse negli ultimi mesi, soprattutto in relazione ai legami con fenomeni criminosi, come la vicenda di Mafia capitale. Certo occorre procedere alla definizione di un modello unico nella presa in carico territoriale dei msna, ma vanno considerate le peculiarità di tali minori che spesso arrivano in Italia con una mandato familiare (trovare un lavoro e risarcire il debito dei familiari che hanno pagato il viaggio), per cui soprattutto gli adolescenti scappano rischiando di divenire vittima di circuiti della criminalità organizzata. A quali ulteriori soluzioni che coinvolgano anche i singoli cittadini e la società civile, nell’accompagnamento e nella protezione di tali minori, bisognerebbe pensare secondo lei?
L’integrazione ha tante più possibilità di successo quanto più l’accoglienza si realizza in contesti di normalità e non attraverso centri speciali, troppo spesso pericolosamente simili lager. Il modello Sprar è risultato positivo, ma penso che, nel caso dei minori, se si riuscisse a perfezionare un’accoglienza addirittura presso delle vere famiglie, sul modello dell’affido familiare, ciò sarebbe la soluzione migliore.
Sicuramente non ha senso voler superare il sistema degli Sprar a causa di “mafia capitale”. In altro modo si combatte la corruzione. Equivarrebbe a buttare il bambino con l’acqua sporca. Superare gli Sprar: ma per andare dove? Verso i Cie, virando ancora di più verso un modello securitario o penitenziale? No, grazie.
Affrontare temi di rilevanza internazionale, quali diritti dei popoli e coabitazione interetnica unitamente all’assunzione di prospettive di educazione alla complessità, già in ambito scolastico, può incidere in modo significativo sulla costruzione della “civiltà dell’empatia” e di apertura all’altro da sé, considerato non quale fattore di rischio, bensì come elemento di ricchezza per un territorio e la sua comunità. Secondo lei, quale contributo specifico la città di Napoli può dare ai processi internazionali che mirano a promuovere lo sviluppo sostenibile?
Napoli ha nel suo DNA una forte vocazione al dialogo e alla multiculturalità e nella sua storia l’incontro con l’alterità e la ricchezza del pluralismo dei valori. L’incontro e il meticciato è nella natura; sono le barriere ad essere una costruzione artificiale dell’Uomo.
Il contributo specifico che Napoli può offrire, allora, è essere glocal. Città duplice: città del ricco e opulento occidente, eppure territorio che conosce contraddizioni e povertà. Una enclave di estremo Occidente in Europa, di Profondo Sud nell’emisfero Settentrionale. Napoli, con i suoi vicoli come all’Havana, di vocianti scugnizzi come meninos de rua brasiliani o puttini rinascimentali e con la gente che vive in strada, suona e balla nello Zocalo di Piazza del Gesù. La città del primato di partecipanti all’ultimo bando per le start up innovative di Invitalia, della ricerca eccellente, eppure della disoccupazione e delle economie parallele. La città del Bristol sound degli Almamegretta e della World Music di Enzo Avitabile, che si divide fra un film con l’holliwoodiano Jonathan Demme e un disco per la Womad di Peter Gabriel. La città del distretto aerospaziale, e del canto a fronna ‘e limone, che abbiamo rubato al cante jondo del flamenco e che gli andalusi hanno rubato ai muezzin. La città del volto santo in pietto di Pino Daniele, della Passione secondo Matteo e secondo John Turturro, fra Africa e New York: il 41esimo parallelo delle ibridazioni, del meticciato. La città della scoperta del sé della raffinata cultura magnogreca e degli indiani metropolitani e della scoperta dell’altro di Tzvetan Todorov. La città del Mediterraneo di Fernand Braudel e che fa del mondo un piccolo Mediterraneo. La città dove sopravvivono le comunità, e l’uomo non è solo. La città dell’economia del vicolo che serve l’Uomo, non dell’uomo servo dell’economia. La città dove il Mercato deve fare i conti con i mercati, conversazioni di donne vocianti, alla Duchesca e ad Antignano, come un in un bazar ad Istanbul o all’ʿīd al-fiṭr presso la Bab al-Jedid di Gerusalemme. La Napoli spagnola. La Napoli argentina: Maradona e Higuain. La Napoli di New York: Little Italy e Brooklyn. Uno nessuno e centomila, Napoli è multiforme, arcaica e premoderna, eppure modernissima. Con un occhio a Porto Alegre e uno a Manhattan.
La foto di copertina è dell’artista Massimo Pastore
L’articolo è stato realizzato nell’ambito di New Worlds, un progetto di analisi e racconto delle dinamiche migratorie, a cura di Ariete Onlus, Centro Studi Ksenia e Geronimo Carbonò. L’articolo inaugura una serie di dialoghi/interviste che accompagneranno il dibattito intorno ai contenuti della Carta di Napoli/ Urbanitas & Sustainable Solidarity Charter, il cui primo draft è stato presentato dal Tavolo di Cittadinanza, presso il CEICC-Europe Direct del Comune di Napoli (Napoli, 24 Giugno 2015).
E’ possibile inviare la propria adesione e proposte per i contenuti della Carta di Napoli, scrivendo all’indirizzo: communitas@associazioneariete.org entro il 20 Ottobre 2015