Arriva in Italia il film che ha vinto il Premio della Giuria all’ultimo festival di Cannes: una distopia allegorica contro le regole ossessive della nostra società. Nelle sale da domani, 15 ottobre
di Irene Merli
The lobster, di Yorgos Lanthimos, con Colin Farrell, Rachel Weitz, Léa Seydoux, John C. Reilly
Formidabili questi greci. Nel loro Paese succede di tutto, e manca di tutto, ma loro continuano a sfornare creazioni artistiche geniali, spiazzanti, per qualcuno addirittura disturbanti. The Lobster, vincitore del Premio della Giuria a Cannes 2015, appartiene a pieno titolo a questa categoria. Perché racconta un futuro immaginario, prossimo, o un mondo parallelo, in cui è vietato rimanere single oltre la quarantina.
Chi si trova in questa malaugurata condizione viene letteralmente deportato in un grand hotel, dove deve trovare l’anima gemella in 45 giorni, pena la trasformazione in un animale a propria scelta che verrà poi liberato nella foresta. Arricchiscono la permanenza concentrazionaria questionari assurdi, ritmi alienanti di prove, punizioni esemplari e la caccia ai single fuggitivi che, se catturati, fanno guadagnare un giorno extra di permanenza.
Ovvero altre 24 ore per trovare un compagno di vita e sfuggire alla regressione animale.
David, un irriconoscibile Colin Farrell con 10 chili in più, è appena stato lasciato dalla moglie. Quando arriva all’Hotel insieme al fratello, divenuto cane per i motivi di cui sopra, al momento di compilare il questionario d’ingresso dichiara che, se gli dovesse toccare la stessa sorte, vorrebbe diventare un’aragosta: una creatura marina, longeva, fertile e di sangue blu. Poi, si immerge nell’impresa e farà il possibile per seguire le regole e trovare una compagna, anche se è timido e impacciato.
Ma dopo un traumatico tentativo di accoppiamento con una donna spietata, decide di abbandonare l’hotel e unirsi al gruppo dei single fuggitivi. E sarà lì che lo sorprenderà l’amore per una donna cieca, proprio nel contesto dove innamorarsi non è permesso. La difficoltà della coppia, tuttavia, non sarà solo non farsi scoprire dalla dura e vendicativa leader del gruppo…
The Lobster è un film allegorico, ricco di humour nero, una distopia disorientante che immagina un mondo dove sia obbligatorio vivere in coppia, pena la perdita della propria umanità, o essere braccati e senza amore.
Dalle prime scene alle ultime, una violenza spietata, onnipresente, brutale, insensibile condisce tutta la storia. I personaggi, all’apparenza caricaturali, rendono esplicito il dilemma di chi, ritrovandosi senza partner a una certa età, sente di avere poco tempo e pochi luoghi per rimettersi in pari con i modelli imperanti, con ciò che gli altri si aspettano.
I grotteschi interessi in comune che il protagonista condivide con le possibili partner, la scansione degli incontri, il rituale dell’accoppiamento “accompagnato” e l’odio per chi sembra meno capace di trovare un compagno ricordano le strutture programmate per i dating al buio, anch’esse con incontri programmati, regole di comportamento e variabili che danno la misura dell’affiatamento. Il tutto ovviamente incattivito ed enfatizzato:
in questo universo paradossale, la violenza psicologica della società diventa reale, concreta.
Il regista voleva denunciare la forza pervasiva dei condizionamenti sociali? «Il film è nato dalla mie riflessioni sulla vita, l’amore, la possibilità di essere felici,i rapporti tra le persone», ha dichiarato Lanthimos a Cannes. «E alla base della storia c’è la mia personale insofferenza per la società che, dominata da regole ossessive, diventa sempre più conservatrice. Ora il pubblico è autorizzato a dargli tutti i significati che vuole».