Candidato per la Francia agli Oscar, un film travolgente nelle sale dal 29 ottobre
di Irene Merli
Mustang, di Deniz Gamze Erguven. Con Gunes Nezihe Sensoy, Doga Zeynep Doguslu,Elit Iscan, Tugba Sunguroglu, Ilayda Akdogan
Turchia, inizio dell’estate. Piccolo paese nel nulla, 600 chilometri a nord di Istanbul, vicino al Mar Nero. Cinque sorelle, nell’ultimo giorno di scuola, scatenano uno scandalo perché hanno giocato, completamente vestite, a combattere in acqua a cavalcioni sulle spalle di alcuni compagni di classe.
Quel divertimento innocente, ai nostri occhi addirittura infantile, si trasforma in disonore familiare e il peso della comunità e delle maldicenze é così forte che quando le ragazze tornano in famiglia vedono cambiare la loro vita di colpo e per sempre.
Poco a poco la nonna e lo zio rendono la casa una prigione, con le sbarre alle finestre e le porte chiuse a chiave, non le fanno più andare a scuola, iniziano a educarle da casalinghe modello e a cercare di combinarne in fretta e furia i matrimoni. Quando escono, mai da sole, le costringono a vestirsi con “vestiti color cacca e senza forma”, come dice Lale, la più piccola delle sorelle.
Ma tutto questo accanimento avviene senza tener conto della loro giovinezza e del loro irreprimibile desiderio di libertà. Nessuna costrizione riuscirà realmente a piegarle: le cinque sorelle del primo lungometraggio di Deniz Gamze Erguven, regista turca trasferita in Francia, sono spontanee e indomabili, come cavalli selvaggi. Lo si nota anche visivamente: hanno tutte bellissimi capelli lunghi, che nella nuova vita sono costrette a raccogliere davanti agli estranei.
Ed ecco il perché del titolo: criniera e temperamento di queste indimenticabili giovanissime donne sono simili a quelle del focoso Mustang, per desiderio espresso della regista già in fase di sceneggiatura. “Avevo bisogno di figure forti, padrone del loro destino. Di eroine affrancate”.
In effetti, neppure nelle situazioni peggiori le ragazze sono presentate completamente da vittime. E proprio perché le tre sorelle maggiori sono finite in parte o del tutto nelle trappole della tradizione, Lale, la più piccola, con un coraggio e una determinazione incredibili, si rifiuta di fare la loro stessa fine. E nella sua fuga da quell’ambiente retrivo trascina anche l’ultima sorella, nel giorno del suo matrimonio combinato.
Mustang ha il registro drammaturgico e il ritmo incalzante di di un prison movie. Ma agli occhi dello spettatore appare spiccatamente un inno alla libertà, cullato dal lirismo della musica di Warren Ellis (membro delle band di Nick Cave and the Bad Seeds) e dalla bellezza stordente della immagini.
Non per nulla la regista voleva raccontare cosa vuol dire essere una ragazza nella Turchia di oggi, Paese sempre più vittima di una svolta conservatrice e patriarcale. Un esempio? I direttori di alcune scuole hanno fatto scale separate per i ragazzi e le ragazze. E quasi tutti gli episodi del film sono tratti da esperienze vere, vissute dalla Erguven o a lei raccontate.
Ma non pensiate che questo sia un film didascalico o moralista. Fin dal primo fotogramma le cinque mustang ci trascinano con loro per non lasciarci più. E alla fine il cuore non ne esce indenne, poco ma sicuro.
P.S. Una piccola annotazione: l’abbraccio iniziale di Lale all’amata professoressa che si sta trasferendo ad Istanbul, e tutta la storia raccontata dopo, dimostra quanto può essere importante nella formazione di un carattere il ruolo di un insegnante. Anche in Turchia.