In Fabula/I cani e gli specchi

Una rubrica per non dimenticare il valore del patrimonio narrativo mondiale, tra fantasia e attualità

di Alice Bellini

«Ogni immagine esteriore corrisponde un’immagine interiore che evoca in noi una realtà molto più vera e profonda di quella vissuta dai nostri sensi. Questo è certamente il senso dei simboli, dei miti e delle leggende: ci aiutano ad andare al di là, a guardare oltre il visibile.
Questo è anche il valore di quel capitale di favole e di racconti che uno mette da parte da bambino e a cui ricorre nei momenti duri della vita, quando cerca una bussola o una consolazione. Di questi miti eterni, capaci di far strada all’anima, in Occidente ne abbiamo sempre meno».
Tiziano Terzani

I cani e gli specchi

Famosa è la storia dei due cani che, in momenti diversi, entrarono nella stessa stanza. Uno ne uscì scodinzolando e facendo salti di gioia, con atteggiamento felice e spensierato. L’altro, invece, uscì ringhiando, con il pelo irto e i denti pronti ad azzannare.

Una donna, vedendo l’enorme diversità della reazione, decise di entrare anche lei nella stanza per vedere cosa mai avesse reso il primo cane così felice e il secondo così rabbioso.

Quello che vide quando entrò la lasciò completamente di sorpresa. Si trattava infatti di uno spazio completamente vuoto, ma tutte le pareti erano ricoperte di specchi.

La donna capì quindi che il cane felice aveva incontrato tanti altri cani felici come lui, aumentando il suo buon umore. Il cane rabbioso, invece, non aveva fatto altro che ringhiare e ringhiarsi tutto il tempo, incontrando tanti altri cani avvelenati, che non avevano fatto altro che provocare ancora di più i suoi sentimenti negativi.

E così le fu chiaro che ciò che vediamo intorno a noi, ciò che percepiamo e come interpretiamo il mondo che ci circonda non è altro che il riflesso di ciò che siamo, che pensiamo e che portiamo nel cuore. E che ciò che subiamo non è altro che il ritorno di quello che noi stessi, per primi, abbiamo generato.

[Buddha]