di Maddalena Brunetti, da Cagliari
Bombe all’aeroporto passeggeri e navi militari al porto civile. Succede a Cagliari dove gli approdi destinati ai trasporti di linea, vengono piegati alle esigenze della guerra. Altro che paradiso delle vacanze, l’isola è sempre più un fortino a disposizione della Difesa.
L’ultimo e sconcertante episodio è quello di ieri mattina, 29 ottobre 2015, quando centinaia di ordigni – made in Sardegna – sono stati trasportati su un cargo diretto verso l’Arabia Saudita. Le operazioni di carico ad alto rischio, sono state eseguite a pochi metri dai passeggeri in attesa dei voli che ogni giorno decollano e atterrano allo scalo di Cagliari-Elmas, il più trafficato della regione.
La notizia è esplosa immediatamente scatenando una raffica di reazioni indignate. Anche perché, solo pochi giorni fa, il porto della città è stato invaso da navi da guerra pronte a partecipare alla colossale esercitazione ‘Trident Juncture 2015’.
Contro l’operazione, a cui parteciperanno gli eserciti di 30 nazioni, sono pronti a manifestare – con un corteo organizzato per sabato mattina – i movimenti pacifisti e antimilitaristi che hanno definito un'”inaccettabile vergogna” le imbarcazioni militari attraccate accanto, o quasi, a quelle da crociera.
Ma ieri gli interventi più vivaci sono stati quelli del parlamentare Mauro Pili (Unidos) che ha parlato di “scandalo senza precedenti” e del senatore Roberto Cotti (M5S), membro della commissione Difesa, che ha ricordato: “All’aeroporto civile di Cagliari-Elmas, come se nulla fosse, nell’indifferenza generale, un Jumbo della Silkway (Azerbaijan) ha caricato con destinazione At Ta’if, Arabia, pallet contenenti centinaia e centinaia di ordigni militari prodotti alle porte di Cagliari”.
Dal produttore al consumatore, dunque. A Domusnovas, un centro a non lontano dal capoluogo sardo, ha sede lo stabilimento Rwm Italia munitions srl, riconducibile al colosso tedesco degli armamenti Rheinmetall Defence. La sue esistenza è stata svelata ai sardi da una serie di inchieste giornalistiche stando alle quali lo stabilimento produce i principali componenti delle bombe MK82 e MK84 acquistate da Arabia Saudita e Emirati arabi uniti e utilizzate in maniera massiccia per colpire lo Yemen. Un conflitto poco conosciuto ma non per questo meno sanguinoso.
I PRECEDENTI. Ma non è la prima volta che la Sardegna subisce uno schiaffo di questa portata. Due anni fa si venne a sapere che tonnellate di armi avevano viaggiato su navi affollate di ignari passeggeri. Il carico era stato prelevato dall’isola bunker di Santo Stefano – nell’arcipelago de La Maddalena – dove sono stipate bombe e munizioni sequestrate il 13 marzo del 1994 nello stretto di Otranto.
Il carico di morte, destinato al massacro dei Balcani, era sulla nave Jadran Express riconducibile all’oligarca russo Alexander Zhukov. Tutto, per ordine del tribunale di Torino, doveva essere distrutto già dal 1996 ma è ancora nella santabarbara di Guardia del Moro, dove periodicamente attracca la nave Major affittata dal ministero della Difesa per il trasporto di armamenti e mezzi militari che viaggia verso destinazioni mai identificate, nonostante le numerose richieste di chiarimenti. Allo stesso modo, rimase senza spiegazioni lo spericolato trasporto fatto sulle navi di linea.
La magistratura sarda provò a fare chiarezza ma dovette arrendersi davanti al Segreto di Stato. Pazienza dunque per i quattro container imbarcati sulla Saremar e la Tirrenia – che trasportavano fino a più di 700 persone – fatte passare per “pezzi di ricambio” nei documenti ufficiali.
SARDEGNA MILITARE. Sulla Sardegna grava oltre al 65 per cento di tutto il demanio militare italiano. Da anni l’isola chiede la riduzione delle servitù: un’istanza storica costantemente ignorata dallo Stato, nonostante gli accordi già firmati anni fa. L’isola ‘vanta’ anche la presenza dei più importanti poligoni della Difesa: capo Teulada, Quirra e Capo Frasca. Strutture, definite irrinunciabili, dove si addestrano le forze armate di mezzo mondo previa un’autocertificazione e il pagamento del canone d’affitto.