Il Tribunale Permanente dei diritti dei Popoli ha terminato il proprio lavoro e ha emesso la sua sentenza. Il rapporto di forza fra leggi e politica e il diritto interpretato in favore dei beni assoluti.
di Angelo Miotto
Riportiamo qui per documentazione, oltre che per cronaca, la sentenza che è stata emessa nelle scorse ore dal Tribunale che si è riunito per quattro giorni, che ha correttamente convocato tutte le parti per essere audite, che ha ottenuto rifiuti da chi non ha voluto presentare le proprie ragioni. Non c’erano solo i faldoni su Tav e No Tav all’attenzione dei giudici di un tribunale, che lo ricordiamo a una valenza di consultazione e di opinione giuridica. Il lavoro, infatti si è svolto così:
– in una prima giornata dedicata completamente ai rapporti ed alle testimonianze riguardanti il caso della Val Susa;
– in una seconda giornata focalizzata sulle grandi opere inutili e imposte (GOI) italiane (Mose di Venenzia, Tav di Firenze, Muos di Niscemi, la centrale idroelettrica in Basilicata, i progetti di trivellazione diffusi nel territorio, il ponte di Messina, l’autostrada Orte-Mestre, il bacino delle Alpi Apuane), ed europee (aeroporto di Notre Dame des Landes in Francia, il TAVdi Francia, Paesi Baschi, Regno Unito e Germania, e la miniera di Rosia Montana in Romania), ritenute come rappresentative di situazioni comparabili e/o complementari, per contenuti ed attività di opposizione-resistenza delle “comunità” interessate, del caso esemplare del TAV Torino-Lione;
– nella mattinata conclusiva, che ha incluso un rapportogenerale sulle strategie delle “grandi opere” a livello globale (con particolare attenzione al Messico e all’America Latina) e le requisitorie finali presentate da Livio Pepino.
Qui pubblichiamo la requisitoria finale di Livio Pepino, a lungo fra i quadri di Magistratura Democratica. Ne consigliamo caldamente la lettura.
Della sentenza, che boccia gli Stati, incapaci di sviluppare prima un dibattito partecipativo sulle grandi opere e poi repressivi al momento dell’opposizione alle opere stesse imposte senza consultazione, ci piace sottolineare un punto. Quando si scrive:
Gli Stati hanno il dovere costituzionale di proteggere i diritti dei loro cittadini. Per questo motivo devono perciò assicurare questa protezione contro le lobby economiche e finanziarie nazionali o transnazionali esaminando ogni progetto secondo i criteri definiti da vari trattati internazionali, in particolare la Convenzione di Aarhus del 25 giugno 1998 che prevede una informazione adeguata ed efficiente, la partecipazione effettiva dei cittadini durante tutto il processo di decisione e l’obbligo delle istituzioni competenti di tenere in conto in modo adeguato dei risultati derivanti dalla partecipazione dei cittadini.
Il passo che abbiamo citato parla della Convenzione di Aarhus, è un trattato internazionale come detto. Entrata in vigore nel 2001, a maggio 2013 era stata ratificata da 45 Stati. In italia con la legge n. 108 del 16 marzo 2001.
Per questo rimane la lampante certezza che troppo spesso il luogo comune di legge=legalità non deve procurare certezze, ma domande. Perché, per esempio in questo caso, ciò che un governo o più governi, hanno deciso non è ritenuto consono a normative di calato internazionale. Vale per la Tav come per Notre Dames de Landes e gli altri casi esaminati.
Come dire che la propaganda mistificatoria che viene propinata troppo spesso sui canali di massa cerca di far passare divise e cravatte come buoni e contestatori come, ci han provato, addirittura terroristi. Più che criminalizzare il dissenso sarebbe una cosa utile e un segnale di progresso iniziare a difendere quegli stessi cittadini dalla violenza delle lobby, nazionali e internazionali.
Tutti i materiali verranno pubblicati qui: http://controsservatoriovalsusa.org/