Idfa2015: The Swedish Theory of Love

Un film di Erik Gandini. Il regista di Videocracy riflette sulla società svedese, la solitudine, l’individualismo e le nuove opportunità che derivano dagli innesti di rifugiati e migranti.

da Amsterdam, Angelo Miotto

La solitudine di una società quasi perfetta. Così perfetta sulla carta e nelle infrastruttura da creare un sistema di indipendenza totale di ciascun individuo verso i propri legami familairi e della società, dove ogni individuo è portatore di interessi e di diritti in primo luogo verso se stesso. Erik Gandini, regista italo-svedese, che in Italia molti ricorderanno per Videocracy, e noi anche per Surplus, ha scritto e diretto un bel documentario, che qui ad Amsterdam, ventottesima edizione di Idfa, viene proiettato alla presenza dell’autore che si presta nel solito interessante Domande e Risposte, alla fine della proiezione.

La Svezia, le origini di questo sistema quasi perfetto, le solitudini causate in un corto circuito di quello che si ritiene progresso. E l’Africa, l’Eritrea e un medico chirurgo svedese che oramai vive e opera in un Paese in cui le realzioni sociali sono diametralmente opposte. Ci sono 80′ di documentario da gustare, con accenti divertenti, anche, e situazioni he vengono accompagnate dalla voce off del regista stesso che ci porta in un viaggio storico e di osservazione dei traumi della società svedese e di cosa rappresenti anche l’arrivo di tante genti migranti, rifugiati, proprio in quella situazione di indipendenza individuale, che in virtù dell’essere indipendente si individualizza sempre di più.

C’è una intervista al lucidissimo novantenne Sigmund Baumann, per cinque minuti di perle di saggezza che il sociologo e filosofo polacco snocciola con una tale semplicità di parole da risultare evidenti nella loro complessità. Interdipendenza al posto di indipendenza dell’individuo, ci raccomanda Baumann, che traccia i due confini relazionali dell’on e off  -line con una lungimiranza formidabile.

Il documentario è ricco di situazioni, che sono segnalate e accompagnate non solo dalla narrazione del regista, ma anche dalla musica – caratteristica ormai riconoscibile dello stile di Gandini – che è composta da Johan Söderberg.

Arriverà nelle sale italiane? Speriamo di sì. Intanto qui il trailer.