Dal centro Baobab

Lettera appello pubblicata dopo il blitz di ieri. «Il terrore?
Da noi c’è stato ogni giorno, negli occhi dei bambini»

tratto da Redattore sociale

«Il terrore in questi mesi al Baobab c’è stato ogni giorno. A partire da Delina, non più di tre anni e dedita a pettinare i capelli delle volontarie. È una terrorista, sì, perché se la si guarda negli occhi incute il terrore del senso di colpa suscitato dalla nostra inerzia e dai nostri pregiudizi. È terrorista anche Adhanet, 35 anni, che ha percorso il Sudan e ha subito le percosse e le violenze della polizia libica in un centro di detenzione nel quale sono stati fucilati davanti a lei quindici uomini. Sono terroristi i 35 mila profughi, accolti da noi mentre tentavano di raggiungere il Nord Europa in fuga da guerre e dittature e provati da un viaggio che passa per l’orrore della Libia e dei barconi. Dove era lo Stato durante questa processione invisibile e silenziosa?»

«Dove era mentre transitavano in Italia da clandestini, senza un nome, per evitare di essere identificati entrando nel meccanismo perverso di Dublino?».

Lo scrivono in una lettera appello i volontari del centro Baobab di Roma, dopo il blitz delle forze dell’ordine, che alle 6,30 di ieri hanno fatto irruzione nella struttura per perquisirla e per identificare i migranti senza documenti.

«Noi volontari in questi mesi abbiamo agito, nei nostri limiti, per un’accoglienza degna, tentando sempre un’interlocuzione difficile con il Comune, che da mesi minaccia lo sgombero attraverso le parole dell’assessore Danese – spiegano -, chiedendo aiuti economici, un luogo adatto ad accogliere i migranti, sicuro e gestito da lavoratori competenti. Nulla di ciò è arrivato e oggi affrontiamo un’ennesima situazione ingestibile».

«La risposta che attendevamo sull’emergenza transitanti nella Capitale è arrivata questa mattina, dopo cinque mesi. Ventiquattro migranti sono stati prelevati dal centro Baobab per l’identificazione, tra di essi eritrei, etiopi e magrebini. Strano modo di intervenire, in tenuta antisommossa e con unità cinofile; proprio ora che i migranti sono drasticamente diminuiti iniziano perquisizioni ed identificazioni per allontanarli dal luogo che per cinque mesi ha coperto un buco dell’amministrazione pubblica sostenendosi col mero volontariato».

«Sarebbe questa la risposta che, come Paese civile, riusciamo a mettere in atto per affrontare l’ “emergenza profughi?», aggiungono.

«È un atto di violenza che noi volontari condanniamo con fermezza e dal quale ci dissociamo, perché lascia in strada persone incolpevoli, attuando una caccia all’uomo alimentata dalla paura di atti terroristici, amplificata mediaticamente e politicamente dopo i fatti di Parigi. Noi come singoli e come gruppo non smetteremo di dare accoglienza e di impegnarci per Roma», conclude la nota. «Speriamo perciò nel sostegno dei cittadini, perché ora più che mai ne abbiamo bisogno, gli stessi che non ci hanno mai lasciati soli, e a cui chiediamo di restare al nostro fianco».