Il MUFOCO, Museo di fotografia contemporanea rischia la chiusura.
Testo e foto di Corrado Di Mauro
il Museo della Fotografia Contemporanea nasce nel 2004 a Cinisello, in un ala ristrutturata della Villa Ghirlanda, residenza nobiliare risalente al XVII secolo. Primo museo pubblico in Italia dedicato alla fotografia, ha una biblioteca fotografica visionabile gratuitamente contenente 20.000 volumi dedicati, ed un archivio dove sono presenti circa 2.000.000 d’ immagini, tra gli autori presenti Gianni Berengo Gardin, Uliano, Lucas e Gabriele Basilico, solo per citarne alcuni.
Tra le attività del museo ricordiamo l’allestimento di mostre, la catalogazione, la conservazione, lo studio e la diffusione della fotografia.
Il MUFOCO versa da qualche anno in una profonda crisi, dovuta inizialmente al passaggio di competenze dalla Provincia di Milano, gestore del Museo insieme al comune di Cinisello, a Città Metropolitana. Passaggio che ha lasciato le casse vuote dei fondi necessari per affrontare e realizzare le attività museali, mettendo in discussione la vita stessa del museo, che oggi come un anno fa rischia di nuovo la chiusura. A gennaio fu provvidenziale l’intervento del Ministero della Cultura che finanziò il Museo con 200.000 euro, permettendo – non senza problematiche – di proseguire l’attività. In questo momento lavorano per il museo una decina di persone, di cui la maggior parte con contratto a progetto, in scadenza a fine anno; tra loro vi sono archivisti, curatori museali, fotografi e bibliotecari. Si sono ritrovati in presidio davanti al Palazzo della Regione per chiedere un più consono sostegno istituzionale.
In questo periodo di overdose d’immagini, dove sulle riviste, sui social, sui nostri display, siamo sommersi da foto, proprio in quest’epoca, dove tutti abbiamo come mai in passato la possibilità di creare immagini, di comunicare con le immagini, ci si chiede com’è possibile, che le istituzioni fatichino ad investire sulla formazione e sull’educazione all’immagine.
Possibile che vinca il feticismo tecnologico, che ci porta a correre all’ acquisto dell’ ultimo modello di reflex o di mirrorless, che ci fa sognare davanti ad un numero straordinario di pixel, ma ci fa completamente perdere il contenuto e la storia, ci distoglie da quello che la fotografia è tenuta a fare, cioè raccontare e documentare, utilizzando si regole tecniche e di composizione, ma anche attraverso slanci creativi ed emozionanti, sensibilità e talento? E questo non si calcola in Pixel .
Ci auguriamo che Regione Lombardia, il Ministero dei beni culturali, Città Metropolitana, il Comune di Cinisello e tutti gli enti coinvolti, trovino un accordo.