Rivedere Parigi

“Rivedere Parigi” di Benoît Peeters e François Schuiten racconta il sogno di Karinh, nata in una colonia extraterrestre, che in un futuro lontano parte per scoprire la Terra e la capitale francese.

di Luca Rasponi
In questi giorni non è facile vedere il futuro di Parigi. Tra emergenza sicurezza e terremoti elettorali, la capitale francese sembra l’epicentro di un mutamento epocale tutt’altro che positivo. Ma proprio in questi giorni esce in Italia un fumetto che tenta di guardare avanti, molto avanti nel futuro della città: precisamente al 2155.

“Rivedere Parigi” è l’ultimo lavoro di Benoît Peeters e François Schuiten, coppia di autori che ha già dato lustro al fumetto franco-belga con la serie “Le città oscure”. Il volume, uscito lo scorso anno per l’editore Casterman, è stato appena pubblicato in italia da Alessandro Editore.

Primo di due tomi, “Rivedere Parigi” è un elegante cartonato di grande formato, adatto a valorizzare pienamente i superbi disegni di Schuiten. Evidentemente ispirate allo stile e all’immaginario di Moebius, le tavole dell’autore sono state recentemente protagoniste anche di una mostra allestita presso la Cité de l’architecture et du patrimoine.

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Le pagine di “Rivedere Parigi” sono avvolgenti, catturano il lettore grazie alla resa quasi tattile del tratto, mentre i colori emanano un’atmosfera calda anche nelle situazioni e negli ambienti meno accoglienti e più claustrofobici.

D’altro canto la sceneggiatura di Peeters orchestra un racconto altrettanto delicato, che trasporta in una dimensione sognante dove la storia progredisce con naturalezza e regolarità, con uno stile lontano dalla frenesia avventurosa di quell’Hergé al quale pure lo stesso Peeters ha dedicato più di un saggio.

Con questi presupposti diventa relativamente semplice entrare nei panni di Karinh, giovane protagonista del racconto che ha vissuto tutta la sua vita nella colonia extraterrestre di Arche (Arca) e desidera da sempre rivedere la madre Terra, e in particolare Parigi.

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Perché proprio Parigi? Dopo l’iniziale mistero sulle motivazioni del viaggio di Karinh, scopriamo che la capitale francese è l’unico legame rimasto alla ragazza con sua madre, morta dandola alla luce di ritorno dal medesimo viaggio interstellare che sta per compiere la protagonista.

Karinh parte quindi alla ricerca delle sue origini, muovendosi a ritroso sul percorso intrapreso secoli prima dell’umanità. E scegliendo di affrontare un viaggio temuto da tutti i coloni, che ricordano la Terra come un luogo di barbarie dopo essere rimasti da tempo immemorabile senza informazioni di prima mano sul pianeta d’origine.

La protagonista del racconto affronta il viaggio senza alcuna voglia di prendersi le responsabilità che comporta il ruolo di capitano assegnatole dai Saggi: quasi fosse una clandestina sulla sua stessa nave, l’unico obiettivo di Karinh è arrivare alla meta. E per ingannare l’attesa la ragazza fa uso di una particolare droga che le permette di vedere Parigi in epoche precedenti alla sua.

L’estenuante attesa del viaggio, che a tratti ricorda quello cinematografico di “2001: Odissea nello spazio”, finisce con l’atterraggio in un caotico spazioporto dove ad attendere i coloni c’è una folla variopinta di persone che offrono ai nuovi arrivati un passaggio, un alloggio, il cambio della valuta, il tutto in un confusionario alternarsi di francese e inglese, quest’ultimo predominante.

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Speratasi immediatamente dal gruppo, Karinh si avvia in barca verso Parigi: un altro viaggio che dura giorni e giorni, un’altra attesa nel caldo torrido che opprime la Terra. Arrivata a destinazione, immersa nelle tecnologie più mirabolanti, ecco che la protagonista viene fermata, presumibilmente per un controllo di polizia.

Ma su questo momento di suspense termina il primo volume, e quello che accade dopo, per il momento, non è dato sapere. In attesa di leggere il secondo e scoprire il finale della storia, resta la coincidenza curiosa tra la volontà di Karinh e la nostra. Quella di rivedere Parigi come la ricordiamo, libera della violenza e della paura che la opprimono in questi giorni difficili.