Q Code Mag affronta la sonnolenza postprandiale che caratterizza alcune date clou di queste feste, o il senso dilatato delle giornate natalizie e di inizio anno, con una carrellata di consigli fra lettura, video, cinema, facezie o spunti per svuotare la scatola cranica. O riempirla di contenuti di quel bellissimo concetto dei nostri avi, che veneravano l’otium come occasione di crescita personale
di Alice Bellini
Proprio l’altro giorno me ne uscivo con una frase della serie: “Non ho mai sentito così poco il Natale come quest’anno”.
Una frase detta quando di sorpresa mi sono ritrovata che era la Vigilia e manco me n’ero accorta.
E a quel punto non ho potuto fare a meno di chiedermi: “Ma come si fa a sentire il Natale? Che vuol dire sentire il Natale?”
E mi sono resa conto che questo Natale non l’ho sentito arrivare semplicemente perché, avendo cambiato casa, non mi ero sorbita tutti i giorni il traffico pre-natalizio sul Raccordo, e perché, avendo abolito i regali verso chiunque, non avevo dovuto frequentare nessun negozio.
E ho pensato che, per quanto io non sia né cristiana né cattolica né appartenente a nessuna religione in generale, fosse comunque davvero molto triste che traffico e regali fossero tutto ciò che per me rappresentava il Natale. Di quanto avessi frainteso questo momento per un sacco di anni della mia vita. Di come lo avessi sentito (o non sentito) sempre nella maniera sbagliata.
Perché alla fine, quello che il Natale è veramente, è un esempio di quello che dovrebbe essere tutto il resto dell’anno. Ma non perché si mangiano cose buone, si fanno e si ricevono quantità improbabili di regali, o perché si mettono le decorazioni e allora tutto diventa più bello e gioioso. Ma perché ci si prende un momento dai mille impegni e dai tanti lavori e dalla frenesia di questa vita in cui tutti corrono, ma non ho ancora capito bene dove pensano di arrivare, per stare insieme, per dedicarsi agli affetti, per dedicarsi alle passioni e alle cose che ci mettono il sorriso sul volto.
“Se ci diamo una mano i miracoli si faranno e il giorno di Natale durerà tutto l’anno”, diceva Gianni Rodari.
Dunque il consiglio più grande che mi sento di dare per questo Natale è: vogliate bene e non abbiate freni nel dimostrarlo. Date un abbraccio forte e sincero alle persone che amate di più e in generale donate un sorriso. E poi vogliate bene a voi stessi.
Prendetevi un momento e chiedetevi se questa vita e questo modo è ciò che vi rende davvero felici. Concedetevi un sogno e la voglia di realizzarlo. Vogliatevi bene e siate certi di non sprecare nessun attimo appresso a cose che non sono quello che volete o ciò in cui credete. E non solo durante le vostre vacanze, ma durante gli altri 364 giorni. Prendete il Natale come esempio.
Perché davvero, quello che alla fine vi resterà di voi stessi o delle persone a cui tenete non saranno i regali, gli oggetti, la materialità, ma i sorrisi, le parole scambiate, i momenti condivisi.
Lasciate che il bene dilaghi. Lasciate che Natale sia sempre. Dream Big, come direbbe Snoopy.
E se poi proprio volete un consiglio su qualcosa da fare, rigorosamente insieme, allora per chi si trova a Roma, una capatina alla mostra su Walter Bonatti, presso l’Auditorium Parco della Musica, è davvero un’ottima occasione per riflettere su cosa sia davvero importante nella vita e quale sia il reale significato della parola “utile”. Durante queste feste, in cui probabilmente in molti si saranno scervellati per donare qualcosa di “utile” ai propri cari, il dubbio rimane di cosa renda davvero “utile” qualcosa, di cosa renda più “utile” un oggetto rispetto alla scoperta di un luogo nuovo, di una tradizione diversa, o anche di un più “semplice” paesaggio bellissimo. Dove giace il confine tra convenzione sociale e realtà? Dove giace il confine tra ciò che è definito “utile” perché così è stato deciso, e ciò che è utile veramente?
Ma sul serio, per queste feste scegliete un posto bello, che vi parli all’animo, che sia in grado di emozionarvi. Prendete le persone a cui volete bene e andateci. E passate insieme la giornata. Divertitevi. Amatevi. Riempitevi di sorrisi. Sognate e, soprattutto, credeteci in quel sogno.
È davvero il consiglio più utile che mi viene in mente.