Q Code Mag affronta la sonnolenza postprandiale che caratterizza alcune date clou di queste feste, o il senso dilatato delle giornate natalizie e di inizio anno, con una carrellata di consigli fra lettura, video, cinema, facezie o spunti per svuotare la scatola cranica. O riempirla di contenuti di quel bellissimo concetto dei nostri avi, che veneravano l’otium come occasione di crescita personale
di Gabriella Ballarini
Il modo in cui ho scoperto Perec, è legato ad un dettaglio alfabetico. Cercavo un libro di Pennac.
La P e la C.
L’inizio e la fine di una parola.
Così è nato il nostro amore.
Tre sono i libri che ho scelto di avvicinare per scoprire l’autore.
Una specie di spazi.
Un uomo che dorme.
Le cose.
In quest’ordine? Questo non lo so, non è che posso dirvi tutto io. Quello che vi dirò sono tre cose, tra le tante che scoprirete attraverso le parole di questo meraviglioso amante della parola.
La prima. Negli spazi che indagherete, dovrete prestare attenzione alla premessa: “vivere è passare da uno spazio all’altro cercando di non farsi troppo male” e poi anche alla pagina 80 dove viene citato Flaubert, in un sottile esercizio di stile. “Cercare d’immaginare che cosa diverrà Parigi”.
L’esercizio inizia così: “Parigi diverrà il giardino d’inverno”.
La seconda. I mostri, l’immortalità e la dimenticanza.
“Dimentichi che hai imparato a dimenticare, che un giorno ti sei costretto alla dimenticanza.”
La terza cosa sono tutte le cose, il riempirsi di cose in spazi sempre più piccoli, guardare fuori dalla finestra e immaginarsi la vita degli altri, le stanze grandi e la possibilità di comprare altre cose, più cose. Jérome e Sylvie vivono la vita delle cose che posseggono o che desiderano e certi giorni la mancanza di spazio diventa tirannica. Soffocano.
Se non avete capito nulla, prendetevi un momento per pensare, ascoltate “Clair de Lune” di Debussy e regalatevi Perec. Guardate attraverso la sua lente, i “fugaci riflessi della vostra vita rallentata”.