La censura in Israele e le paure di un governo fragile
di Fiammetta Martegani, da Tel Aviv
Sul finire del 2015 il comitato scientifico per il programma di letteratura nei licei israeliani ha eliminato dal curriculum delle letture consigliate per il 2016 il romanzo di Dorit Rabinyan, intitolato in ebraico Gader Aya, che si potrebbe tradurre in italiano letteralmente come “La siepe” ma in inglese é stato tradotto Borderlife “vita di confine”.
Il romanzo parla della storia d’amore tra un’accademica ebrea israeliana e un artista palestinese musulmano, che si conoscono a New York durante gli anni della Seconda Intifada.
L’autrice israeliana, che ha trascorso alcuni anni a New York, dove ha avuto la possibilità di conoscere finalmente da vicino molti suoi “vicini” palestinesi, nel corso di un’intervista radiofonica per Gelei Zahal, la radio ufficiale dell’Esercito Israeliano, racconta di aver deciso di raccontare la storia di questi Romeo e Giulietta in versione Middle East proprio per cercare di spiegare le difficoltà, tra israeliani e palestinesi, di capire gli uni il punto di vista degli altri.
Il libro, pubblicato nel 2014, ha vinto numerosi premi sia all’estero che in Israele, ragion per cui molti insegnanti delle superiori in Israele hanno chiesto che venisse incluso nella lista delle letture consigliate per il curriculum di letteratura nei licei, essendo per altro già stati adottati in passato altri romanzi della stessa scrittrice.
Dopo settimane di discussioni tra i vari membri del comitato, il romanzo é stato eliminato dalla lista del curriculum e la ragione ufficiale dell’estromissione é stata che “questo tipo di lettura potrebbe creare situazioni di tensione all’interno delle classi, a causa della già delicata situazione causata dal conflitto arabo-israeliano”.
Naftali Bennett, Ministro dell’Educazione e leader del partito di estrema destra Ha Bait Yeudi (letteralmente “la casa ebraica”), ha replicato che la decisione é stata presa dal comitato scientifico e non da lui che, in quanto Ministro, si allinea alla decisione del comitato.
Eppure, fin dai primi del Novecento, a partire da Haim Bialik, che in Israele é considerato lo scrittore per antonomasia, al pari del Manzoni in Italia, sono numerosi i romanzi israeliani che hanno trattato il tema dell’amore tra religioni diverse. Tanto per citare due titoli presenti nel curriculum scolastico e tradotti in svariate lingue, tra cui l’italiano, ricordiamo: “La signora e il venditore ambulante” di Shai Agnon e “Una tromba nello wadi” del più contemporaneo Sami Michael.
Molti intellettuali e scrittori israeliani ritengono che l’esclusione del romanzo della Rabinyan sia dovuta al fatto che il romanzo é ambientato ai giorni nostri e quindi potrebbe suscitare effettivamente un vivo dibattito, per altro stimolante, all’interno delle classi.
Per questo si sono schierati in massa a favore della scrittrice e del delicato tema trattato nel libro, che, a parere loro, sarebbe un ottimo argomento di discussione nelle scuole.
La scrittrice ha reagito a questo tentativo di censura con grande autoironia, sostenendo che il Ministero dell’Istruzione non poteva fare maggior campagna pubblicitaria al suo romanzo e si augura che in questo modo molti studenti (e non solo) leggano il suo libro anche al di fuori del contesto scolastico. Cosa che é già avvenuta nel giro di pochissimi giorni, tanto che a una settimana dalla decisione presa dal comitato, il libro ha fatto il tutto esaurito e nessuna libreria in tutta Israele ha più alcuna copia a disposizione, fino alla prossima ristampa.
In aggiunta, molti insegnanti, hanno dichiarato che, pur non potendo adottare il testo ufficialmente a scuola, incoraggeranno gli studenti a leggerlo privatamente.
Cavalcando l’onda del fatto che in Israele non si parla d’altro da una settimana, Bougie Herzog, leader del partito Laburista nonché dell’opposizione al governo, ha cominciato una vasta campagna mediatica su Facebook e vari social network mostrando foto che lo immortalano affiancato da studenti con in mano il libro della Rabinyan.
Effettivamente, al di là della strumentalizzazione politica che viene sempre fatta in questi casi dai vari schieramenti governativi, dallo scorso maggio 2015, ovvero dalla fondazione dell’attuale governo Netanyahu, il caso della Rabinyan risulta già il secondo caso di censura in sei mesi di governo.
Ricordiamo, infatti, che lo scorso giugno 2015 il Ministro della Cultura Miri Regev, numero 5 della lista del partito Likud, il partito della destra di Netanyahu che ha ottenuto il maggior numero di seggi durante le scorse elezioni del 2015, ha deciso di tagliare i fondi ministeriali al Teatro per bambini di Jaffa, poiché il suo fondatore si era rifiutato di recitare in alcuni teatri presenti nelle colonie israeliane dei Territori Palestinesi.
Come aveva affermato David Grossman in seguito a questo primo tentativo di censura, é la censura stessa che spinge scrittori, artisti e intellettuali israeliani a esprimere ancora di più la propria libertà di pensiero e di opinione, specie in un paese la cui ricchezza sta nella diversità, proprio come raccontato nell’affascinante romanzo della Rabinyan, già primo in classifica nel nuovo anno.