che vivono nel campo ai margini della città francese, nell’attesa di riuscire a raggiungere il Regno Unito
testo e foto di Marta Clinco, da Calais
Con l’autunno prima e l’inverno poi, la situazione nel campo profughi di Calais è sensibilmente peggiorata. Il freddo, il vento e la pioggia si sono intensificati, le tende sono state inghiottite dal fango, il gelo è diventato insopportabile. Tra ottobre e novembre, i fuochi accesi nel tentativo disperato di riscaldarsi hanno causato diversi incendi; divampati tra le tende, si sono mangiati intere aree del campo – in particolare, quella eritrea e sudanese.
Le malattie si sono aggravate, anche per via delle drammatiche condizioni igieniche. Il personale medico impegnato sul luogo continua a essere insufficiente, l’assistenza esigua e inadeguata all’elevato numero di persone e alle patologie presenti.
Questi scatti dello scorso dicembre sono un tentativo di dare voce a tutte quelle persone che ogni giorno – nel campo di Calais, come in tutti i campi profughi del mondo – lottano contro il freddo, il vento e la pioggia, e il fango e le malattie, sempre con quel disarmante sorriso, così forte e deciso, nonostante tutto, a cuore aperto – più del nostro. E ognuno di quei volti ci ricorda che no, non siamo uguali: loro sono migliori, sono più umani, e non lo dimenticano.