di Gabriele Battaglia, tratto da China Files
Nuovo capitolo dell’urbanizzazione cinese. La città più popolosa decide di porre a 25 milioni il limite dei propri abitanti. L’idea è quella di attirare i bravi e di lasciare fuori gli scarsi, modello del tutto in linea con “l’urbanizzazione a misura d’uomo” a cui si appella il premier Li Keqiang.
Basta, siamo troppi, fermi lì. L’ordine arriva da Shanghai, che si contende con Chongqing il titolo di città più popolosa della Cina. Dipende un po’ come si conta. Se si considera la municipalità – cioè la città allargata – vince la megalopoli tentacolare della Cina centrale: circa 30 milioni di abitanti. Se si guarda invece all’area urbana, cioè la città strettamente intesa, ecco che trionfa Shanghai, sinonimo di modernità simile a un puntaspilli per via di tutti i suoi grattacieli: oltre 24 milioni (di persone, non di grattacieli).
L’amministrazione locale ha deciso ora di porre il tetto a 25 milioni, un numero che a occhio potrebbe essere già stato raggiunto e abbondantemente superato. Intende pertanto esercitare uno stretto controllo sulla crescita della popolazione cittadina “per garantire la sicurezza e controllare più efficacemente il mercato immobiliare”. Tra paranoie securitarie (globali) e prezzi immobiliari inaccessibili, sono due argomenti di sicuro appeal.
“Un mix di misure rigorose saranno adottate per frenare l’aumento della popolazione”, ha detto il sindaco di Shanghai Yang Xiong, nel presentare al locale parlamentino il 13esimo piano quinquennale.
Senza però spiegare quali. Esistono quindi molti dubbi sul fatto che una semplice misura amministrativa possa contenere l’afflusso di gente che si reca nella città più sviluppata della Cina a cercare fortuna. Nella versione ufficiale, il controllo della popolazione sarebbe mirato a fornire “una migliore pianificazione urbana, una ragionevole distribuzione delle risorse pubbliche e una gestione efficiente della vita sociale”
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