di Alice Bellini
12 spunti di riflessione, consigli di approfondimento di vita pescati a sorte da un cappello. Per coloro che credono negli astri, non sarà di certo un caso che un determinato messaggio sia uscito per un determinato segno. Per chi invece le stelle le riconosce solo come lucine nel cielo, comunque una piccola riflessione non fa mai male, per alleggerire un po’ l’anima, ma senza volare via.
Non solo Bowie, ma anche Alan Rickman è passato a miglior vita lo scorso mese. Ricordato dai più come Severus Piton, egli ha vestito i panni di un personaggio indimenticabile, che insegna davvero a crescere, a liberarsi dal pregiudizio e a dare un valore ai propri amori. “Quando avrò 80 anni e starò seduto sulla mia poltrona, leggerò Harry Potter. E la mia famiglia mi dirà ‘Ancora, dopo tutto questo tempo?’ e io risponderò ‘Sempre’”. Purtroppo non ce l’ha fatta ad arrivare a 80 anni, ma la sua intramontabile passione per questa saga per ragazzi la dice lunga su quanto sia assolutamente fondamentale tenere viva dentro di noi la parte più magica. Quando mi viene chiesto quali sono i miei libri preferiti, sul podio c’è sempre il GGG di Roald Dahl. Perché a volte, più che perdersi appresso al diventare grandi (che poi, cosa vorrà mai dire?!), bisognerebbe passare qualche ora seduti su una poltrona a risvegliare il nostro infantile e profondissimo stupore.
“Mi piaceva l’idea dei rishi secondo i quali per tenersi in salute bisogna soprattutto fare una vita giusta. Ma noi, siamo pronti a cambiare la nostra vita che nella maggior parte dei casi giusta non è? Cambiare è una delle cose più difficili da fare. Il cambiamento ci fa paura e nessuno vuole davvero correggere il proprio modo di vivere”, scrive Tiziano Terzani quasi al termine del suo viaggio in Un altro giro di giostra. Perché scegliere la via più facile e più immediata sembra essere sempre più la soluzione preferita da tutti. Ma se solo ci si fermasse un attimo a riflettere sulle conseguenze a cui tutto questo sta portando, forse ci renderemmo conto che il crescente inquinamento non è tanto e soltanto fuori, quanto dentro. Prendere gli scarti e gettarli altrove non li elimina. È il non produrli alla base che fa la differenza.
“Di tutti i percorsi che deciderai d’intraprendere nella vita, assicurati che alcuni siano sporchi”, afferma John Muir, esploratore e pioniere dei primi anni del Novecento, che ha passato l’esistenza a ricercare un contatto più profondo con la natura, considerandola un contesto più appropriato alla vita umana di quanto la società non sia mai riuscita ad essere. Per quel modo molto più spicciolo per cui si dice che è dalla merda che nascono i fiori, il succo è più o meno lo stesso. Se invece di anelare a una perfezione improbabile e impossibile c’impegnassimo a lavorare con i ben più concreti e immediati errori commessi, ricchi delle loro opportunità e dei loro insegnamenti, forse sarebbe possibile sviluppare quell’umanità necessaria per non prescindere la vita e la nostra natura, ma entrarci in profondo contatto, scoprendo sempre che il problema non è l’errore, ma l’indifferenza allo sbaglio.
Personalmente parlando, passo la vita a lottare in bilico su quella sottile linea che passa tra il dare valore e importanza alle cose e il dargliene fin troppa, rendendole dei pesantissimi e ingestibili macigni. Come direbbe Calvino, “prendete la vita con leggerezza. Che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. Regalo ai tutti i Cancerini queste parole così preziose, perché un po’ di leggerezza sembra essere sempre più necessaria in questa vita e in questi tempi, ma senza confonderla mai con il disinteresse, o usarla come una scusa per l’insensibilità. In ricerca di quell’equilibrio fondamentale per un po’ di stabile pace.
Ciò che è stato estratto dal cappello sembra particolarmente adatto per il ruggente segno del Leone, sempre pieno dei suoi sogni e ben saldo sulle sue aspirazioni. Ne Il Grande Gatsby, che se ancora non avete letto sembra sia proprio arrivato il momento di prestargli qualche ora del vostro tempo, Fitzgerald scrive: “non c’è fuoco o gelo che possa sfidare ciò che un uomo immagazzina nella sua anima”. È sempre stata una delle mie frasi preferite di sempre, nella profonda convinzione che l’impossibile non esiste e che provarci non è un’opzione, ma un obbligo. Questo non significa essere folli e irrealistici nelle proprie ambizioni, ma dargli credito, nonostante tutti gli scoraggiamenti che possono arrivare. D’altro canto, bisogna far attenzione a cosa si decide di far entrare nella propria anima, perché poi non vi sarà fuoco né gelo che potrà aiutare a disfarsi di un sogno degno di tale nome.
La brillante mente di Albert Einstein affermava: “Tutti siamo geni. Ma se si giudica un pesce da come si arrampica su una montagna passerà tutta la vita a pensare di essere stupido”. La cosa più triste è che molto spesso i primi a giudicarci sulla base di capacità, talenti e propensioni che non ci appartengono siamo noi stessi, così abituati a pensare con la testa e i parametri altrui, più che con i nostri. Ora, io non so bene perché sia uscito questo messaggio per i Vergine, ma penso sia fondamentale riconoscere al pesce che ognuno porta dentro la sua incredibile capacità di nuotare. Perché focalizzarsi sul positivo genera sempre un’esplosione di potenza che nessun negativo potrà mai equiparare.
Il Gran Sasso per me è casa. Sono profondamente innamorata di quel posto e nonostante le condizioni meteo non fossero le migliori, la necessità di andare a stare un po’ con lui almeno per una giornata era fin troppo grande. Arrivata in quel luogo del cuore, una lavagnetta in uno dei tanti ristori presso Prati di Tivo recitava: “Ogni raggio dell’alba prenda per mano i tuoi sogni notturni, i più belli, e li conduca alla realtà”. È stato emozionante rendersi conto per l’ennesima volta che, se ci si mette in ascolto, la vita ci parla e ci guida. Quel luogo per me è dimora di grandi sogni, di grandi realizzazioni e di enormi aspirazioni. Sarà davvero un caso che queste parole siano giunte proprio in quel momento? In realtà, una risposta negativa non farebbe la differenza su quanto preziose alla fine siano state per me. Condivido quindi con tutte le Bilance questo augurio, per trovare il vostro Gran Sasso dentro e fuori. Non abbiate paura di aver voglia di stare con ciò che amate. Lasciate che ogni alba ve lo porti.
“L’avventura per me è una spinta personale più che un fatto vero e proprio esplorativo inteso nel senso più comune. Negli assoluti silenzi, negli immensi spazi, ho trovato una mia ragione d’essere, un modo di vivere a misura d’uomo. Comunque, per sentirsi un po’ di spazio intorno, un po’ di quiete, a pensarci bene non è necessario andare nell’Antartide o nell’Amazzonia, perché il vero spazio costruttivo, secondo me, è quello della mente”. Nel suo Un mondo perduto, Bonatti esprime così ciò che per lui vuole realmente dire avventura. Siamo arrivati su Marte, ma nessuno sembra mai riuscire ad arrivare al centro di sé. E forse magari l’esplorazione più grande potrebbe essere proprio questa, che per altro è anche a noi la più vicina, se solo volessimo. La differenza sta esclusivamente nell’ammontare di coraggio richiesto, perché spesso sembra più facile percorre mille chilometri, che fermarsi e ascoltare il proprio respiro.
C’è questo strano modo di fare tra gli esseri umani per cui si pensa ai modi di essere altrui invece che ai propri. Come nella favoletta de Le due bisacce, quella dei difetti degli altri è sempre piena e quella dei propri sempre vuota. “Quello che non ti piace di me, miglioralo in te”, diceva Jodorowsky. E allora forse davvero il primo passo verso un’armonia più estesa è quello di autocriticarsi, piuttosto che criticare. Quello di pensare ai propri limiti, invece che denunciare quelli altrui. Ma non per scoraggiarsi, quanto per crescere.
“Smisurata Preghiera” è un brano di Fabrizio De André che ho ascoltato molto durante il passaggio a questo nuovo anno. Guardavo Roma brulicare dall’alto e l’ascoltavo. Persi in questi conglomerati di cemento sempre più espansi e sempre più affollati, pare che l’umanità non sia più uno splendore, ma una malattia da cui guarire, un brutto virus da sradicare il prima possibile, un difetto. Guardando i monti che s’innalzano oltre Roma, mi chiedevo se l’uomo si sarebbe mai ricordato da dove venisse veramente. Che non era da un pezzo di cemento che era nato. Così, trovare la propria direzione ostinata e contraria sembra essere l’unico modo per tenere viva quella memoria. Andarla a ricercare, non tanto fuori, quanto dentro, e continuare a percorrerla con determinazione, in nome di quella goccia di splendore che forse è l’unica cosa a cui serve davvero la nostra vita.
Il 1 gennaio è uscito al cinema Il Piccolo Principe. Diretto da Mark Osborne, risulta una pellicola particolarmente delicata e intrisa di dolcezza, che assolutamente merita una visione, a quanto pare soprattutto per gli Acquario. Ovviamente, la paura che questo film rovinasse uno dei racconti più belli mai scritti nella storia della letteratura mondiale era grande. La possibilità di deludere, o di tradire il testo, oppure di raccontarlo in maniera fin troppo fedele e poco adatta al linguaggio cinematografico erano tutte possibilità fortemente temute dal pubblico. Quello che invece l’ha reso un film altrettanto magico e poetico è stata la resa del messaggio. Invece di prendere Il Priccolo Principe e animarlo in un film, ne hanno preso il messaggio e, puntellandolo di richiami al celebre testo, ne hanno tirato fuori una pellicola originale e piena di sorprese. Focalizzarsi sull’essenziale che è invisibile agli occhi, sin dall’approccio iniziale. Focalizzarsi su ciò che importa veramente e non sul guscio che lo contiene. Guardare con il cuore. Ricordarsi di farlo.
“I don’t know where I’m going, but I promise it won’t be boring”. E tutti speriamo sia stato così per il buon vecchio Bowie. Vita straordinaria, di sicuro. Ma se ci si sofferma un momento a pensare, cos’è che rende una vita davvero straordinaria? Non i soldi, non la fama, ma il dar valore ad ogni singolo attimo della propria esistenza, assicurarsi che nulla venga sprecato. Che nulla scada nella noia. Non accontentarsi della Terra, ma costantemente sognare le stelle. Che non significa non apprezzare la propria umanità, anzi, tutto il contrario. Metterla a frutto al cento percento. Assicurarsi che nessun attimo sia privo dell’importanza che si merita. Assicurarsi che nessun attimo non sia in funzione dell’emozionante scoperta di quello che viene dopo.