si svolgerà a Riccione dal 23 al 26 giugno.
Conferme, novità e una giuria davvero speciale.
di Angelo Miotto
Save the date, innanzi tutto: questa seconda edizione dei Dig Awards sarà a giugno, non sbagliatevi e seguite tutti i termini per i lavori che volete inviare qui.
Il Premio per il giornalismo di inchiesta e documentario torna con nuove sezioni e con l’allettante categoria Focus on Italy che attraverso un sistema di pitching, cosa normale all’estero e meno per i giornalisti italiani, assegnerà anche quest’anno 20.000 € (ventimila euro) al vincitore per la realizzazione della propria idea.
Certo va detto che il pitch che si svolge a Riccione, già dalla prima edizione, è cosa assolutamente serie: buone idee, esclusive, storie, personaggi, ma anche piani di produzioni, foglioni excel con tante cifre e capacità di essere convincenti che i numeri che si scrivono sono davvero reali.
Un passo indietro: Dig Awards, i cui numi tutelari sono il presidente Matteo Scanni, con Sara Paci e Barbara Bastianelli e Alberto Nerazzini, sono diventati da subito l’emblema di un giornalismo di qualità, di una aspirazione lodevole, quella di portare in Italia un parterre di personalità e prodotti, ma anche produttori e distributori, internazionali cercando nei fatti – e questa è la sfida già vinta nella prima edizione – una maniera di incontro fra i freelance e i documentaristi assetati di storie e un livello di lavoro e retribuzione che pur non esistendo in Italia, c’è in altri Paesi. È giusto, quindi, che vi siano le occasioni per conoscere documentari e opinioni, e per scambiarsi strette di mano e biglietti da visita.
Le categorie aumentano: oltre al focus di cui abbiamo sopra detto c’è una sezione Investigative – il nome dice tutto – e Reportage, che si sdoppia per formato (Long 90minuti e Short fino a 26 minuti), poi i video girati per le testate giornalistiche del web e (Digital), quindi ‘data’ il giornalismo di ultima frontiera.
Non basta. Come nella prima edizione molti interventi di formazione, con crediti disponibili per i giornalisti italiani che si devono attenere a un’operazione discutibile di ‘aggiornamento professionale’. Crediti o meno a Riccione l’aggiornamento è di casa, anche per il lavoro che verrà svolto da un’altra novità come quella della Dig Academy, che riunirà eccellenze di diversi campi e settori del giornalismo in un percorso formativo che inizia a fine marzo per culminare proprio nelle giornate del Premio.
La giuria è un momento importante di questa complessa architettura: il nuovo presidente è un mostro sacro del giornalismo anglosassone, Gavin MacFadyen, direttore del Centre for Investigative Journalism di Londra e responsabile, dal 1970, di oltre 50 programmi d’inchiesta per Bbc, Channel 4 e Pbs. Nella sua carriera MacFadyen si è occupato dei temi più disparati – dal lavoro minorile alla tortura sino al Watergate e ai legami tra la mafia e Frank Sinatra – e ha condotto inchieste in tutto il mondo, filmando spesso sotto copertura. Con lui entrano in giuria altri tre grandi nomi, in rappresentanza di tre realtà strategiche del giornalismo investigativo: John Goetz, reporter della tv pubblica tedesca Ard; Nils Hanson, icona dell’inchiesta scandinava e della tv svedese Svt; Sarah Harrison, giornalista e consulente legale di WikiLeaks, protagonista della fuga di Edward Snowden nel 2013. I nuovi giurati si aggiungono ad altri nove grandi professionisti: Alexandre Brachet, fondatore della casa di produzione francese Upian; Riccardo Chiattelli, direttore di Laeffe; Corrado Formigli, autore e presentatore di Piazza pulita (La7); Monica Maggioni, presidente Rai; Marco Nassivera, direttore dell’informazione per l’emittente franco-tedesca arte; Alberto Nerazzini, giornalista freelance; Juliana Ruhfus, reporter di Al Jazeera; Andrea Scrosati, presidente di Sky Italia; Margo Smit, giornalista e dirigente della tv pubblica olandese Nos.
Andate sul sito www.dig-awards.org per tutte le altre informazioni.
In bocca al lupo DIG Awards!