“Gli artisti rappresentano l’anima del popolo siriano” ha detto Mahmoud Hariri, 26 anni, ex insegnante d’ arte ora rifugiato nel campo profughi di Zaatari, intervistato dal Guardian.
di Chiara Comito
A Zaatari, lui ed altri artisti siriani stanno lavorando alla costruzione in scala di alcuni dei siti storici e archeologici più famosi della Siria, andati distrutti durante i cinque anni di guerra. Lo fanno per preservare la memoria storica e culturale del loro paese in frantumi, lo fanno per mostrare ai giovanissimi abitanti di Zaatari quello che non c’è più, o che forse non riusciranno a vedere, almeno nel breve periodo: posti dall’altissimo valore storico e culturale come Palmira, Aleppo, il ponte di Deir Ezzor.
Nihad al Turk
St. Dilar /
Ink on paper on canvas / Inchiostro su carta su tela
2015
Gli artisti di Zaatari non sono gli unici ad essere impegnati in questa opera di ricostruzione del tessuto culturale della Siria, né sono gli unici che tengono viva, vivissima, la fiamma della cultura siriana nel mondo. Come il musicista elettro-pop Psychaleppo, originario di Aleppo, che è diventato famosissimo in tutto il mondo con la sua musica fatta di campionamenti elettronici e musica araba e siriana tradizionale, o il gruppo rock Khebez Dawle, i cui componenti sono diventati famosi loro malgrado perché hanno raggiunto le coste europee a bordo dei barconi. Ma che oggi girano per l’Europa con i loro concerti.
E ancora, come gli editori di Bright Fingers, casa editrice specializzata in letteratura per giovani lettori, che nella loro nuova città, Istanbul, hanno aperto una libreria – caffè letterario che vende libri in lingua araba, accanto a quelli in turco.
Radwan and Jean Yves Bizien
Justice / Giustizia
Mixed media on canvas / Tecnica mista su tela
2015
Nel 2014, inoltre, era stata pubblicata la raccolta SYRIA SPEAKS. Art and culture from the frontline, libro vincitore dell’English Pen Award, che conteneva una selezione di opere d’arte come fumetti, graffiti, fotografie e testi di più di 50 artisti e scrittori siriani che raccontavano i lineamenti di una cultura e di un popolo resistenti, che esprimevano l’arte al suo meglio di fronte e nonostante la violenza e la tirannia.
Poco, pochissimo, o quasi niente è arrivato in Italia di tutto questo fermento culturale. Di Siria oggi si parla solo perché c’è una guerra che ci coinvolge più o meno marginalmente, e solo per via del flusso di persone in fuga che premono ai confini della Fortezza Europa. Si parla della Siria ma non dei siriani, e ancor meno della cultura prodotta dagli artisti siriani.
Ci ha pensato la Fondazione Imago Mundi di Luciano Benetton a rovesciare (per fortuna) questa tendenza, con la decisione di produrre un catalogo d’arte dal titolo SYRIA OFF FRAME, un progetto curato da Donatella Della Ratta (esperta di media siriani), che raccoglie le opere di 140 tra artisti e scrittori siriani contemporanei, che si trovano in Siria o nella diaspora, e che fa parte della collezione di opere arte contemporanea dal mondo commissionate o raccolte da Luciano Benetton.
L’idea è quella di far emergere la forza e la vitalità di “una cultura straordinaria ma anche il dolore di un Paese che vuole smettere di essere vittima e diventare protagonista del proprio destino”.
SYRIA OFF FRAME include le opere di artisti, pittori, videomaker, attori, street artist e scrittori già affermati o emergenti: come ad esempio i poeti Maram al-Masri, Golan Haji e Hala Mohamed, il giornalista e attivista Mohammed Dibo, i vignettisti Saad Hajo e Hani Abbas, il rapper italo-siriano Zanko el arabe blanco, l’artista Tammam Azzam, il calligrafo Mounir al-Shaarani e tantissimi altri. È introdotto da testi di Luciano Benetton, Donatella Della Ratta e Malu Halasa, curatrice e autrice che si occupa di politica e cultura del Medio Oriente.
Il volume verrà presentato in anteprima a Roma giovedì 10 marzo alle 18.30, presso l’Associazione della stampa estera, in via dell’Umiltà 83/C. Interverranno: Donatella Della Ratta, Emma Bonino, Francesca Caferri (Repubblica), Catherina Cornet (Internazionale), Claudio Scorretti (curatore d’arte), Guido Talarico (insideart) e Franco Venturini (Corriere della Sera); modera, Giancarlo Bosetti, direttore di ResetDOC.