a cura di Gabriella Ballarini
Dalla rete di Idomeni di Cosimo Caridi
Ho dovuto lasciare la mia vita alle spalle…
Ho un nome, ma non ti preoccupare.
Nevermind.
Ogni parola di questa canzone di Leonard Cohen è fondante e fondamentale. Ogni frase ha radici che si appoggiano sulle pareti della sua voce, ogni piega di parola stropiccia il pensiero e lo trascina con sé, fin dove i fatti e le bugie si mischieranno e ci rimarrà solo l’amarezza di un confine e di una fuga e di un basso, in una guerra dove non vince nessuno.
Bologna. Il gesto di Blu è denuncia di un furto
Almost blue…
Le cose che ci piaceva fare.
E poi, cancellare.
Madre di speranza di Barbara Beltramello
E le parole che furono un omaggio a Cesare Pavese
Oggi sono un omaggio alla vita.
La vita che mette insieme.
“…Un paese vuol dire non essere soli,
avere gli amici, del vino, un caffè.
Io sono della città;
riconosco le strade
dalle buche rimaste,
dalle case sparite,
dalle cose sepolte
che appartengono a me.”
IL RACCONTO DI TRE CITTÀ: DETROIT di Valeria Nicoletti
Un Omaggio a “The Stooges” band di Detroit che poi diventerà “Iggy & The Stooges”. Oggi celebriamo il loro suono graffiante, il genio e l’intuizione che qualcosa, nel punk rock, stava cambiando, anzi che forse da quel momento il punk rock, sarebbe nato.
TRA CALAIS E DUNKERQUE di Accio, per MACAO
Arriviamo nella notte
Senza colpe, clandestini
…
La tua legge mi respinge
Io non posso che rischiare
…
Sul confine, tra speranza e la mia fine.
IXTEPEC 2 di Camilla Camilli
Per leggere le parole di Camilla, serve una musica, che se chiudi gli occhi ti porti al confine. Una musica che apra il confine, una musica di corde pizzicate, con un maestro che disegna nell’aria una melodia.
La vignetta di Enrico Natoli ci regala la parola Kalashnikov e ogni volta che sento quella parola, ecco che mi si piazza di fronte il 1995 e quel film, Underground, con quella fantastica colonna sonora.
Ecco, ascoltiamocela.