Noi non abbiamo paura

di Tiziana Meretto

Una solita domenica.
Fa caldo, come sempre del resto qui in Costa d’Avorio. E quindi cosa c’è di meglio se non una giornata al mare? Sole, mare, palme e spiaggia tropicale.
Gruppi di giovani festosi, forse già ubriachi, raggiungono la località balneare. Per alcuni di loro è la prima volta che si affacciano all’oceano, hanno paura ma non lo danno a vedere, altrimenti poi li prendono in giro.
Famiglie felici appena uscite da un cartellone pubblicitario prendono posto in uno dei baretti affacciati al bagnasciuga, rigorosamente all’ombra e con una scorta di cibo che potrebbe sfamare la città intera.
Coppiette camminano poco distante dal mare: lui con gli occhi incollati al telefono, lei stretta in un bikini improbabile e truccata da notte degli Oscar.
Non possono mancare i turisti occidentali, nascosti nei loro resort a 5 stelle, intenti a togliere la sabbia dai loro asciugamani e a spalmarsi chili di crema protettiva perchè, si sa, il sole dei tropici ti tinge di rosso aragosta in fretta.

E poi ci sono quelli che su questa spiaggia ci si guadagnano da vivere.

Camerieri, baristi e cuochi dei ristoranti sul lungomare sono in attività già dalle prime luci dell’alba per preparare l’arrivo dei villeggianti.
Venditori di asciugamani, costumi da bagno, parei, palloni e bigiotteria che se guardi bene sono le stesse di Rimini.
Venditori touareg avvolti in lunghi turbanti che per riuscire a vendere una delle loro merci ti raccontano che è la stessa sciabola utilizzata da Soundiata Keïta per difendere il regno Manding.
E poi ci sono loro, i bambini. Decine di bambini che si arrangiano a vendere qualsiasi cosa pur di guadagnare qualcosa: c’è la squadra delle arachidi caramellate, quelli delle uova sode e biscotti, quelli del latte di cocco e dell’ananas, quelli delle tartarughe e a volte, se sei fortunato, puoi pure comprarti un varano. I più coraggiosi defilano sul bagnasciuga in groppa ad un cavallo, così sciupato che sembra un poster di cartone. La loro attività è far montare a cavallo i villeggianti per farsi scattare qualche foto in posa da arduo cavaliere ma se l’animale si muove è il panico totale.
Una solita domenica in quel di Grand Bassam.
O forse no.
Perchè se guardi meglio, la spiaggia oggi è stranamente affollata, eppure non è Pasqua, e non è nemmeno la fine del mese. La spiaggia brulica di giovani e meno giovani, soprattutto in quel pezzo di bagnasciuga di fronte a l’Etoile du Sud.

Perchè se guardi meglio la scritta sul muro dello storico resort è ricoperta di corone di fiori e candele. Agli angoli della spiaggia gendarmi e poliziotti sono più numerosi del solito.

Perchè se guardi meglio, puoi vedere in qualche muro qua e la dei fori di proiettili, e questi è la tua pancia a riconoscerli, non il tuo sguardo perchè appena ci posi gli occhi ti si forma un nodo giusto lì, al centro della pancia.
Perchè se guardi meglio oggi l’oceano fa più paura del solito: da una settimana a questa parte a volte riporta a riva qualche corpo inerme che ha cercato di proteggere invano dalla cattiveria dell’uomo.
Perchè anche se guardi meglio le tracce sulla sabbia non le puoi vedere, il mare è già arrivato per cercare di spazzare via il segni di una triste domenica di sangue.
Non è una solita domenica a Bassam.
Perchè se guardi meglio, i giovani che popolano la spiaggia oggi sono qui per lanciare un messaggio ai responsabili della strage di una settimana fa. Noi non abbiamo paura.
Nei loro occhi vedi la sfida al terrorismo, la sfida a « chi uccide per cause perse ».

Il 13 marzo 2016 la Costa d’Avorio si è inginocchiata, si è piegata ma non si è spezzata.

Un’attacco dall’esterno e gli ivoriani, che per più di 10 anni si sono massacrati tra di loro, hanno fatto blocco per leccarsi le ferite e rimettersi in piedi. In pochi giorni la spiaggia di Bassam si è rianimata; dove poche ore prima i corpi delle vittime erano allineati in attesa degli ossequi, ora un gruppo di cantanti locali urla al mondo intero: noi non abbiamo paura.
Ad ogni azione una reazione. C’è chi nasconde la testa sotto la sabbia, chi scappa dall’altra parte del mondo. C’è chi addita e accusa senza pensare e chi si mette in un angolo a piangere. E c’è chi incassa il colpo e reagisce. E si alza per cantare. Noi non abbiamo paura.