A cura di Gabriella Ballarini e Juri Bomparola
2016. 02: #clicktakeover by @ipons di Leonardo Brogioni
“When I take a picture of the city, it disappears
It’s only a photograph, the city is gone
The places I go are never there
The places I go are never there”
I colori delle strade della città di Milano tra baci e asfalto, palloncini e passaggi pedonali negli scatti di Giuseppe Pons.
Il referendum Tronca piuttosto di Andrea Cardoni
Adesso confesso che sono fesso.
L’articolo di Andrea Cardoni è pane per i miei denti.
Non mi lascia perplesso.
Mi piace da morire. Morire meno di Sid Vicious, sia chiaro: da bassista devo specificarlo, ché non ci sia qualcuno a sperare che io mi spari in testa.
Non lo farò. L’articolo mi piace e basta.
Una virgola tra Tronca e piuttosto l’avrei messa nel titolo, per enfatizzare.
Ma i Sex Pistols erano enfatici a prescindere, quindi perché calcare la mano?
Basterebbe citare “God Save the Queen” per presentare questo pezzo.
Per gli amanti del calcio, l’assist dell’autore è clamoroso, invitante. Basta spingere in rete per fare il golletto. Io svirgolo e tocco a lato, rimessa dal fondo: insulti del pubblico.
Aspetto il passaggio filtrante, quello geniale.
Cardoni me lo appoggia. Il filtrante intendo.
Cosa avete capito?
Allora vi propongo Jo Squillo con la sua evocativa “Violentami”.
“Sono nuda”, siamo nudi.
Violentami, violentaci, violentateci.
Dedicato a chi non ha votato e non vota a prescindere.
Non si vota per referendum e nemmeno amministrative, regionali e politiche, perché tanto è uguale.
A chi crede che Tronca sia un re sul trono dorato.
A chi crede che il Presidente della Repubblica sia un re.
A chi crede che la Regina d’Inghilterra sia una regina.
Non ascoltate il brano fino alla fine, non è necessario.
Oppure ascoltatelo tutto e fatelo vostro, questo pezzo.
Immaginate che sia satira quella della Squillo.
Consideratela satira, questa mia.
E leggete l’articolo.
Scarafuni scarafuni di Tano Siracusa
Il racconto intenso di Tano Siracusa e il lirinco incontro con Silvio Rodriguez e Bertolt Brecht.
Hay hombres que luchan un día
Y son buenos.
Hay otros que luchan un año
Y son mejores.
Hay quienes luchan muchos años
Y son muy buenos.
Pero hay los que luchan toda la vida:
Esos son los imprescindibles.
Bertolt Brecht
Il Senegal al femminile di Carlotta Valesi
“Non guardarmi da lontano
Non guardare il mio sorriso
E non pensare che non sappia
Cosa c’è al di fuori di me
Non voglio che mi guardi e pensi
Che quel che c’è in te è per me
E quel che c’è in me è per aiutare gli altri”
Nell’arretratezza apparente scopro l’avanguardia.
Donne che lottano e lavorano per loro stesse e per le loro famiglie.
Per le famiglie di tutti, di tutte. Donne che lottano e lavorano per compiere il passo ulteriore che varca il confine verso l’inesplorato.
Civiltà femminea ed evoluzione muliebre che si impone sui limiti culturali. La colonna sonora dell’articolo di Carlotta Valesi è morbida, è complicità tra uomo e donna.
È senegalese ma ibrida. Senegalese in quanto ibrida. Sette secondi sono più d’uno, ce lo dicono Youssou N’Dour e Neneh Cherry. Lo cantano, dolcemente.
E Bruno Tigano ci racconta che ci sono “Luoghi che non operano alcuna sintesi né integrano nulla, autorizzano, solo per il tempo di un percorso, la coesistenza di individualità distinte, simili per destino e variegate per culture e tradizioni.”
In questo estratto dall’album “In a time lapse”, Ludovico Einaudi, dal titolo Life, si sentono le vibrazioni di un canto incatenato, di un nonluogo imprigionato.
Pintarse la cara,
Color esperanza,
Tentar al futuro,
Con el corazón.
Diego Torres e la musica pop argentina, per colorare il volto, color della speranza.
But I’m a creep, I’m a weirdo.
What the hell am I doing here?
I don’t belong here.
I don’t belong here.