di Luca Rasponi
«Ora e sempre Resistenza», scriveva Piero Calamandrei in calce alla sua celebre epigrafe dedicata a Duccio Galimberti. Non ci potrebbe essere miglior viatico di questo per recuperare, a un anno dalla sua uscita, il volume Festa d’aprile. Storie partigiane scritte e disegnate, pubblicato per il 70° anniversario della Liberazione dell’editore indipendente Tempesta.
Più di trenta tra autori e autrici hanno contribuito alla realizzazione del libro, che raccoglie altrettante storie brevi dedicate alla Resistenza sotto forma di racconto scritto o a fumetti. Tra le firme più note ci sono quelle di Carlo Gubitosa e Mauro Biani, ma non è tanto la celebrità degli autori a dare valore al volume, quanto piuttosto la dignità delle singole storie.
Episodi piccoli e grandi della Resistenza, come scrivono i curatori nell’introduzione, che hanno l’obiettivo di raccontarla in modo onesto e non retorico, attraverso il punto di vista originale degli autori coinvolti.
Dalle vignette alle storie locali che abbracciano tutta la Penisola, il quadro offerto sulle vicende storiche di partigiani e antifascisti è variegato e coinvolgente. Tra gli episodi a fumetti più riusciti – anche se il volume trae grande forza dalla coralità e dall’efficacia di numerose testimonianze scritte – c’è sicuramente Solo quel profumo di Leo Magliacano, che racconta l’insolita storia della Resistenza di Napoli all’occupazione nazista tra fame, umiliazione della proverbiale gioia di vivere partenopea e il sacrificio dei più giovani.
La cittadella degli eroi riferisce invece uno dei tanti episodi spesso dimenticati di non collaborazione e opposizione non violenta al nazismo: protagonista in questo caso è la comunità di Tor Mancina (Monterotondo), che con l’aiuto dell’agronomo fascista Paolo Sabbetta ostacola i rifornimenti dei reparti tedeschi di stanza nella zona scegliendo invece di aiutare i partigiani.
In Belle foto ricordo il fumettista Tommy Gun Moretti sottolinea l’importanza di una memoria consapevole, ricordando con tono ironico e beffardo quanto siano ancora diffuse le nostalgie fasciste e i revisionismi nel nostro Paese. Un registro umoristico simile a quello scelto da Alberto Pagliaro per la serie di dieci tavole autoconclusive intitolata Una storia partigiana, che racconta con delicatezza, spesso attraverso gli occhi di bambini e ragazzi, l’umana dignità dei combattenti per la Resistenza.
L’idea che la scelta partigiana non fosse un atto di eroismo, ma semplicemente «quello che bisognava fare», attraversa tutto il volume, condensata nelle parole di Bertolt Brecht: «Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere».
Questo sguardo sulle vicende umane, libero da semplificazioni e ideologismi, crea lo spazio vitale per la narrazione di vicende come C’era una volta il domani di Luca Garonzi, in cui l’anziano protagonista ricorda la sua Resistenza morale di soldato italiano deportato in Germania per il rifiuto di unirsi alla Repubblica di Salò dopo l’8 settembre 1943.
Uno spazio che diventa anche sperimentazione narrativa, con la trasformazione in immagini di due celebri brani musicali: il canto di lotta Dalle belle montagne, illustrato da Umberto Romaniello, e la canzone 6 minuti all’alba di Enzo Jannacci, drammatico racconto della fucilazione di un partigiano interpretato figurativamente dalle immagini di Tiziano Riverso.
Come a rappresentare le diversità che la Resistenza ha unito contro il fascismo, per far sì che fossero nuovamente tutelate con il ritorno a una società libera e civile, Festa d’aprile raccoglie spunti, sguardi e stimoli per continuare a raccontare la Resistenza per quello che è stata: non una semplice guerra di liberazione, ma il riscatto morale di un popolo.