di Alice Bellini
12 spunti di riflessione, consigli di approfondimento di vita pescati a sorte da un cappello. Per coloro che credono negli astri, non sarà di certo un caso che un determinato messaggio sia uscito per un determinato segno. Per chi invece le stelle le riconosce solo come lucine nel cielo, comunque una piccola riflessione non fa mai male, per alleggerire un po’ l’anima, ma senza volare via.
C’è una battutina nel mondo dello yoga e della meditazione che va un po’ a sdrammatizzare l’enorme quantità di peso che a volte si dà all’esistenza, ribadendo comunque un concetto abbastanza importante. “Non trattenete le scoregge”, dice, “poi salgono al cervello ed è così che vengono le idee di merda”. In realtà non ha un senso logico: non penso le puzzette somatizzino in cattive idee. Ma a parte il ricordare di non trattenere dentro il negativo (senza ovviamente esternarlo in maniera nociva),perché poi è così che si generano paura, odio e rabbia, questa frasetta ricorda, a modo suo, di non prendersi mai troppo sul serio. Che dare troppa importanza alle cose che si fanno è come dargliene troppo poca. Perché l’equilibrio non fa mai pendere la bilancia tutta da una parte, ma la fa stare bella allineata al centro. Dunque, un invito al meteorismo per gli Ariete? Non penso. Ma sicuramente un suggerimento a colorare la propria vita di risate, più preziose dei diamanti. Che poi, a forza di ridere, le puzzette escono comunque. Beato chi vi sta intorno!
Chissà, magari se tutti i Toro si potessero ritrovare alla fine di questo Maggio si scoprirebbe che nessuno ha ottenuto qualcosa che voleva, magari davvero tanto. E, sempre magari, se li rimettessimo tutti insieme alla fine di quest’anno, scoprirebbero tutti di essere stati molto fortunati a non ottenerla. Dunque Toro, come direbbe il Dalai Lama, “Ricorda che a volte non ottenere ciò che si vuole è un’incredibile botta di culo”. Okay, forse il Dalai Lama non l’ha detto proprio così, ma il succo è quello. La sfida (perché ovviamente, come al solito, c’è una sfida) sta nell’accettare che qualcosa accada o meno, solo così si potrà evitare la sofferenza, nell’assoluta consapevolezza che un motivo c’è: tutto sta nel trovarlo.
“Covare rabbia è come bere del veleno e aspettarsi che l’altro muoia”, diceva Buddha. La collera è un sentimento beffardo. A volte penso che quando qualcuno ci fa qualcosa di male, quel male non è l’atto in sé, ma la rabbia che ne deriva. Nella cultura Buddhista, infatti, la collera, insieme all’odio e alla paura, è uno dei tre veleni dell’anima. Liberarsene è un atto d’amore, per se stessi e, di riflesso, per gli altri. Più banalmente, mia nonna aveva appeso in cucina una tavoletta di legno con scritto: “Se c’è soluzione, perché t’arrabbi? E se non c’è soluzione, perché t’arrabbi?”. Crescendo ho capito il senso di quelle domande. Provare rabbia significa amplificare ancora di più il potere di chi quella rabbia ce l’ha indotta. Come fare? L’antidoto più potente, come sempre, è un gesto di gentilezza. Che non significa piegarsi e accondiscendere, bensì non essere in balia degli altri e non permettere al negativo di farci diventare altrettanto. La scelta è a noi. E la scelta è potere.
Il Cancro e il tempo: amore e odio. Questo tempo che c’impone di lasciare alle spalle, o che c’incalza. Questo tempo che ci riempie di ricordi. Questo tempo che ci opprime di giorni a venire. E tra un respiro andato e uno che deve arrivare, proprio il respirare, qui ed ora, sembra essere l’atto più difficile, per quanto paradossalmente il più basilare. “Devo liberarmi del tempo / e vivere il presente giacché non esiste altro / tempo / che questo meraviglioso istante”, recitano i versi di uno dei tanti capolavori di Alda Merini. E così sembra che questo Maggio la chiamata dei Cancro sia arrivata una volta per tutte: la chiamata a questo presente e a questo istante, dove tutte le risposte giacciono, in ogni momento, in ogni presenza.
Nello yoga ogni asana, cioè ogni posizione, ha un valore simbolico, al quale si tende attraverso la funzione psico-fisica che si mette in atto nel pratico. L’albero, ad esempio, ha l’intendo di radicare, come molti uccelli hanno il fine ultimo di spiccare il volo e, dunque, di liberare corpo e mente. E così via, per ogni asana. Quando si entra in una posizione, si diventa, anche solo per qualche istante, ciò che essa simboleggia, o almeno ad esso si tende, sia a livello fisico che mentale. A Marzo ho partecipato ad un seminario di Gabrielle Cella Al-Chamali, maestra e creatrice dello Yoga Ratna, autrice di molti e interessantissimi libri su questa disciplina. Parlando di come si “inventa” un’asana, sottolineava appunto l’importanza della sua simbologia. “Non sono d’accordo con la creazione di asana come ad esempio, che so, la sedia. Io non vorrei mai diventare una sedia”. Come dire, nella crescita personale bisogna stare attenti a ciò che si diventa, o che almeno si aspira a diventare. E in questo momento pare essere vero soprattutto per i Leone. Considerando che di crescere e accrescersi non si finisce mai, attenzione alle posizioni che si prendono, siano esse di corpo, o di animo e pensiero.
“La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci”, scriveva Isaac Asimov in Cronache della galassia. Di atti di forza e costrizioni questa nostra povera Terra ne è ormai piena zeppa. Perché se non si è capaci di ottenere qualcosa con le buone, non vi è buon senso che non faccia ripiegare sull’imposizione forzata, nel perseguimento di ciò che viene chiamato potere, successo e ricchezza, ma che altro non è che disumano degrado e ottusa illusione. Ma a forza di essere forzate e costrette, le cose scoppiano, oppure periscono. E si rimane, in entrambe i casi, con un pugno di mosche e un senso di profondo, infinito vuoto. E tutto questo scaturisce forse anche dal fatto che, a questo mondo, i parametri di successo secondo cui ci valutiamo vicendevolmente sono gli stessi per tutti, ed ogni pesce finisce per sentirsi stupido nella sua incapacità di arrampicarsi su un albero. Dunque si rinnova, per i Vergine, l’invito a cercare e valorizzare le proprie capacità, così da non farsi violenza e, consequenzialmente, non farne agli altri. Così da non doversi rifugiare secondo le proprie incapacità, ma poter vivere appieno, secondo le proprie capacità.
Un detto orientale recita: “Fede e paura richiedono entrambe di credere in qualcosa che non si può vedere. Sei tu a scegliere”. Si rinnova, anche per questo Maggio, l’invito a tutti i bilancini a fare una scelta che richiede esattamente lo stesso apporto di energia in una o nell’altra direzione, con una netta e drastica differenza nel risultato. Si può aver paura che una cosa vada male, si può aver fede che andrà bene. Piccole, ma sostanziali differenze. Che poi, alla fine, parliamo di tempi che non esistono, in quanto l’unica vera realtà è quella presente. E nella scelta tra paura e fede riguardo il futuro, a volte la giusta via è semplicemente l’istante, il qui e ora, che non richiede di provare paura o provare fede, ma solo di provare a vivere. Que sera, sera… perché magari manco sera!
Agli Scorpione, questo Maggio, le stelle hanno da dire “solo” questo:
Per chi l’ha già visto, riguardarlo non potrà certo far male. Io non aggiungo nulla, perché non credo ci sia nulla da aggiungere. L’invito è chiaro.
Il dono del silenzio di Thich Nhat Hanh si apre così: “Trascorriamo parecchio tempo cercando la felicità quando il mondo intono a noi trabocca di meraviglie. Essere vivi e camminare sulla terra è un miracolo, eppure la maggior parte di noi sta correndo come se esistesse un luogo migliore in cui andare. La bellezza ci chiama ogni giorno, ogni ora, ma raramente siamo nella posizione di ascoltare”. Passiamo la vita a cercare la vita, quando già l’abbiamo dentro di noi, quando ci appartiene per natura, quando l’istinto ne è colmo. E a volte pare quasi che lo si faccia apposta, di continuare a domandare, invece che fermarsi e notare la risposta. Perché poi una volta che quella risposta si prende in considerazione, non ci saranno più scuse e si dovrà cominciare a vivere veramente. Ma la libertà, paradossalmente, spaventa i più, perché scatena la paura di non essere adeguati, di non saper trarre il meglio, di non saper gustare il massimo. Buon Maggio d’ascolto, Sagittario. Vi auguro di vivere, invece che di cercare la vita.
“I problemi del mondo non possono venire possibilmente risolti dagli scettici o dai cinici i cui orizzonti sono limitati da ovvie realtà. Noi abbiamo bisogno di uomini e donne che possono sognare cose che non sono mai state”, diceva John Fitzgerald Kennedy. Cose che non sono mai state, come la pace, come l’armonia, come la libertà. Cose che non sono mai state, come la gentilezza, come il vivere deliberatamente con poco, come l’equità, oppure che so, il rispetto. E se uno si ferma un momento a sognare, tante altre se ne possono immaginare. Spero dunque che la fantasia dei Capricorno sia grande, non solo questo mese, ma tutto l’anno. Che l’ovvio venga spazzato via. Che una vita da sogno venga vissuta. Una vita mai stata, in cui si vive veramente.
“Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso”, sosteneva Eleanor Roosvelt. Perché l’inferiorità non è una condizione di nascita. Si tratta, come tutte le cose, di un punto di vista. Ma in realtà non parliamo solo d’inferiorità. Nessuno può farti sentire nulla senza il tuo consenso, di qualunque sensazione o sentimento si tratti. Dunque, cari Acquario, per questo Maggio scegliete con cura a chi o a cosa dare il vostro consenso, soprattutto quando si tratta di idee in cui credere, sentimenti da provare, azioni da compiere. E soprattutto, scendete nella profondità di cosa ogni idea, sentimento e azione significhi davvero. Perché nessuno può dare una definizione a qualcosa senza il vostro consenso. Al tempo stesso, siate visionari abbastanza da capire che è vero anche il contrario. Solo così si potrà trovare quel giusto bilanciamento tra la propria libertà e quella altrui. Tra la propria dignità e quella altrui. Tra la propria vita e quella degli altri, chiunque essi siano, animali e pianeta Terra inclusi.
Un detto afferma che le cose non si vedono per quello che sono, ma per quello che siamo. A determinare questa visione sono, generalmente, stati d’animo in cui viviamo: la paura, l’odio, la rabbia in cima alla lista. È così che il colore della pelle diventa una minaccia, o che un credo diverso dal nostro diventa il nemico, che l’assurdità della violenza diventa giustificata normalità. È così che l’avere acquista importanza. Che l’essere viene dimenticato. È così che si smette d’imparare. Ed è sempre per questo motivo che, per cambiare ciò che ci circonda, bisogna prima di tutto cambiare noi stessi. Così che una percezione interna, come per magia, si tramuti in realtà.