Macao, a cavallo tra due secoli e due stili di vita, negli occhi di una ragazza
di Irene Merli
Di Jia Zhang-Ke con Zhao Tao, Yi Zhang, Jimg Dong Liang, Jing Dong Liang, Zijian Dong, Sylvia Chang, Han Sanming. Nelle sale dal 5 maggio
Fenyang, 1999. La Cina sta cambiando e sta per tornare in possesso dell’ultima colonia portoghese, Macao. E’ capodanno e la giovane Tao è corteggiata sia da Liangzi, un pratico e umile minatore, che da Jingsheng, presuntuoso proprietario di una stazione di servizio che sogna di diventare capitalista.
La ragazza, graziosa e solare, per un po’ non saprà decidersi. Quando poi lo farà, sceglierà l’uomo in carriera, gettando nella disperazione l’altro, che nel frattempo ha perso il lavoro e lascerà la città.
Quindici anni dopo, Tao è divorziata e sola, Liangzi è gravemente malato e Jingsheng, che a suo tempo aveva acquistato la miniera di carbone dove lui lavorava, è diventato un milionario accecato dal dio denaro che vive a Pechino con un’altra donna.
Dall’ex unione tra Tao e il cinico marito è nato però nato un figlio, chiamato Dollar (?!). Al momento della separazione Jingsheng ne ha ottenuto l’affidamento a colpi di costosi avvocati e ha deciso di farlo crescere in Australia, terra promessa dall’altra parte del mondo.
Quando Dollar, ormai maggiorenne, decide di tornare in Cina per ritrovare la madre e il suo Paese d’origine, suo padre cerca di ostacolarlo, ma i due non riescono neppure a parlarsi: Jingsheng non ha mai imparato l’inglese e non ha codici affettivi per avvicinarlo. Tao, invece, silenziosa e malinconica, l’aspetta da sempre.
Zhang -Ke, che nel 2013 aveva conquistato i critici del Festival di Cannes con Il tocco del peccato, in questo film racconta lo svolgersi di un amore attraverso gli anni e le gigantesche, rapidissime trasformazioni economiche e sociali della Cina.
La storia si snoda infatti tra il 1999, il 2014 e un ipotetico 2025, parte da un classico triangolo amoroso e poi registra le speranze e le disillusioni di due generazioni della stessa famiglia. Come accade nel Paese reale, c’è chi avanza come un panzer e chi resta indietro.
L’ambizione della nuova Cina è incarnata dalla figura di Jingsheng e il figlio dall’assurdo nome è il prezzo pagato alla “conversione” economica, costretto com’è a vivere in una terra straniera e a sperimentare sulla sua pelle l’alienazione emotiva e culturale, sia lì che nella patria dei genitori.
Tao, invece, impersona la tradizione: continua a preparare ravioli e tanti anni dopo riesce a riconoscere la voce a lei più cara.
Come in Go West, la canzone dei Pet Shop Boys, che i tre personaggi ascoltano nel capodanno all’inizio della storia: Tao, Jingsheng e Liangzi cercano una nuova frontiera dei loro destini. E la hit della musica pop occidentale si fa anche simbolo dello spirito con cui la Cina guarda il capitalismo occidentale. Con tutte le conseguenze- smarrimento, incomunicabilità, recisione delle radici, città trasformate in cantieri- che vedremo inesorabilmente accadere.
Al di là delle montagne è quindi un film amaro e delicato, di profonda riflessione. E soprattutto la protagonista femminile (moglie del regista) ci regala un personaggio recitato con estrema finezza e sensibilità.