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Storie di viaggio in Kurdistan

di Linda Dorigo

In aereo sogno i gabbiani di notte a Istanbul. Il loro viaggio in cielo ricorda quello della divinità Gilgamesh. Un volo iniziatico, avventuroso, alla ricerca di risposte alle aspirazioni di ciascuno. Le radici degli altri sono lo specchio della nostra identità, e le montagne del Kurdistan conservano intatto il ricordo della mia infanzia.

Nel suo poema epico il sovrano di Uruk parla di Suleimania, la chiama Zamua, su cui sorgeva il monte Nisir e sulle cui pendici venne a riposarsi la sua nave dopo il diluvio universale. Suleimania è rimasta una perla preziosa. La città è orgogliosa dei suoi caffé, dei ristoranti tradizionali, del parco Azadi, libertà. Poeti, musicisti, scrittori, cantanti e politici hanno trovato a Suleimania il loro posto nel mondo.

Il Rehab, il Centro di riabilitazione di Emergency a Suleimania, ha l’atmosfera delle case coloniche di un tempo. Si finisce per innamorarsene. Qui ritrovo Hawar. Ho nel cuore il nostro primo incontro: un panorama mozzafiato, uomini con grandi baffi e bottiglie di vino su una lunga tavola imbandita. Hawar come Suleimania è un vaso di Pandora. Anche Faris ha un posto speciale. Le sue storie, i suoi ricordi, i consigli, gli spunti, le analisi, le lezioni di storia, le lacrime, le sue poesie.

Era poco più che ragazzo quando è diventato peshmerga. Non imbracciava il fucile ma lavorava come assistente medico in un ospedale da campo. “Nel febbraio 1987 ho assistito per la prima volta ad un attacco chimico. Erano le tre di pomeriggio. Quando Voice of Kurdistan ha iniziato i programmi radio, sopra di noi si sono levati venti aerei che per venti minuti hanno bombardato la zona.

Ero sul retro dell’ospedale e sono corso sulle montagne”. L’equipe medica di Faris seguiva le operazioni Al-Anfal prestando soccorso dove e come poteva. Chilometri e chilometri a piedi, sulle montagne, nascosti, al freddo o sotto il sole cocente, per raggiungere villaggi e prestare aiuto ai sopravvissuti.

Spesso senza cibo, solo erba e doena, polpette di grano secco infilate nei pantaloni. Faris fa scorrere l’ultimo cassetto della scrivania e prende due bustine di tè. “Questo è speciale” – dice portandosi la sigaretta alla bocca – senti che profumo”.