A cura di Gabriella Ballarii e Juri Bomparola
Il corpo adolescente di Gabriella Ballarini
Colloquialmente scrivendo.
Ora io dovrei assegnare una cornice e uno sfondo musicale all’articolo della mia compagna d’avventure.
Lo farò e sarà come sempre una scelta animalesca, perché quando ho deciso di fare il musicista ho gettato la mia vita in pasto all’istinto.
Altrimenti avrei seguitato a lavorare in banca.
Ragionare sulla colonna sonora non avrebbe senso: una parola, una sensazione, un’immagine mentale sono la migliore delle ispirazioni.
Mi è bastato leggere il titolo in questo caso.
La parola “adolescenza” racchiude tante realtà.
La Gabry mi piace chiamarla così, anche se è detta G: sono conformista, nel mio piccolo.
Ebbene, lei ci parla di mani e di piedi. Ci parla di Pennac, correrò a leggere il suo “Storie di un corpo”, che promette benissimo.
Ci parla del corpo dei “suoi” adolescenti, che leggendo l’articolo diventano anche “nostri”.
Siamo stati tutti quella roba lì, a volte lo siamo ancora.
Piedi e mani, ma anche occhi e orecchie, cuore e anima, se davvero una ne esiste.
Specchi e timpani sono nemici, il cervello segue qualsiasi stimolo esterno e ognuno di esso può essere piaga o stigma.
Da adulti sappiamo quanto sia importante, in un certo momento della vita di chiunque, avere un faro, un riferimento, uno schiaffo che ci sveglia dal torpore e ci avverte che ci si sta addormentando troppo presto.
Gabry fa un lavoro splendido e fa uno splendido lavoro.
In questo caso cambiando l’ordine degli addendi il risultato può cambiare, semanticamente.
Veniamo al sodo: in questi giorni nostri, per questo caso specifico, io scelgo i Baustelle come colonna sonora.
“Charlie fa surf”, anche quando ha le mani inchiodate.
Se non è adolescenza questa…
A volte anche Gabry fa surf.
Stanno abolendo i tribunali per minori (che l’Europa c’invidia) di Andrea Colasuonno
Quando mi sono messa a chiacchierare con il direttore, lui mi ha detto: Jailhouse Rock.
E chi sono io per non dargli ragione? Quindi: let’s rock!
Elvis Presley
La canzone è del 1957
Let’s rock, everybody, let’s rock
Everybody in the whole cell block
Was dancin’ to the Jailhouse Rock
China Files: #RivCult50 a cura di Gabriele Battaglia
Non sono un esperto della storia moderna e contemporanea cinese, nemmeno di quella antica.
Per questo ho trovato gli articoli di China Files incredibilmente istruttivi e stimolanti per ulteriori ricerche che in breve ho fatto e nel lungo periodo continurò a fare.
Consiglio a tutti di fare altrettanto.
Dovendo e volendo, senza remora alcuna, omaggiare questa riflessione monografica di una degna colonna sonora, mi sono lasciato trasportare dall’istinto.
Sin da ragazzino sono uno studioso amatoriale ma appassionato della storia medievale.
Ho letto la parola “Cina”, che ben definisce uno Stato e ancor di più una storia millenaria sconosciuta ai più e dimenticata dagli altri.
Ho pensato a Marco Polo e ai suoi viaggi, veri e presunti.
Ho pensato quasi subito ai Trentasei stratagemmi, vero e proprio manuale militare che a suo tempo avrebbe fatto macerare nell’invidia Niccolò Machiavelli.
Questo trattato di strategia bellica risale alla Dinastia Ming cinese, collocabile storicamente nel periodo che noi Europei definiamo, per l’appunto, Medioevo.
Facendo parecchi passi in avanti nel tempo, Franco Battiato si ispirò ai Trentasei Stratagemmi per titolare un suo album datato 2004: Dieci stratagemmi.
Da questo album estrapolo la canzone “Le aquile non volano a stormi”, perché ispirata a un’antica poesia cinese.
All’interno di essa troviamo un cameo della cantante anglo-nipponica Kumi Watanabe, che anziché il cinese (antico o medio che sia) utilizza il giapponese.
Dettagli.
L’ispirazione è quel che interessa ora.
Un brano del Maestro poi, lo si ascolta sempre volentieri.
La tradizione e la memoria storica cinese sono state messa a dura prova dalla Rivoluzione Culturale, sicché è più semplice che grazie a Marco Polo, ma anche a China Files, possiamo sapere di Cina più noi che tanti Cinesi stessi.
Probabilmente le nuove generazioni di Cinesi non conoscono i Trentasei stratagemmi.
Ma siamo sinceri: alzi la mano chi ha mai sentito parlare del Flos Duellatorum.
Io sì, ma mi ci sono dovuto impegnare per parecchi anni, e in fondo interessa poco.
Dettagli.
Cina, Rivoluzione Culturale, Battiato: semplice associazione d’idee.
E Gabriele Battaglia.
Battaglia, appunto.
Buona lettura e buon ascolto
La guerra ai tempi dell’urbicidio di Christian Elia
Dice Christian Elia ad un certo punto: Si bombarda in Siria e in Iraq per mettere in sicurezza l’aeroporto o lo stadio sotto casa le vittime civili sono ‘tragici errori’, ‘un male necessario’ o ‘effetti collaterali’.
Errori.
Un errore.
È un errore, è un errore, è un errore.
Tell us commander, what do you think?
‘Cause we know that you love all that power
Era il 1983 e questa è una canzone dei Men at work.
Alla fine, nel video, per errore, una bomba atomica viene detonata.
Per errore.
Oaxaca, a dieci anni dalla lotta dei maestri di Andrea Cegna
Ho letto un paio di volte il pezzo di Andrea Cegna, due parole mi hanno tenuta stretta alle parole “donne” e “maestri”. Una rivoluzione educativa che vede coinvolte le persone che costituiscono il sistema educativo. Mi sono agitata. Così ho pensato a tutte le possibili combinazioni e mi sono immaginata i Pink Floyd, il loro muro, quella scuola che fa cadere e rialzare.
Ma poi ho pensato alle donne, intensamente e al territorio e spesso mi capita di abitare l’America centrale e del sud e così ho ricordato che c’è sempre una canzone dedicata alle donne che abitano le città e dovrà esserci anche quella di Oaxaca e infatti eccoli i colori e le gonne che ruotano e quella bellezza dei suoni e se chiudo gli occhi, me la sento addosso la rivoluzione, anche se i segni sembrano non esserci più e i murales sono tracce sbiadite.
Fatherland – warê bav û kalan di Linda Dorigo
Ho letto la prima riga, si parla di un volo di gabbiani.
Allora ho cercato subito questa musica e poi ho ricominciato a leggere.
Buon viaggio tra le montagne con Linda Dorigo anche a voi.
La matita di Enrico Natoli
Tra la testa e la pancia, il cuore.
Take another little piece of my heart now.