Venerdì 3 giugno, ore 20.30
TEY (TODAY)
di Alain Gomis – 2012
Dakar, Senegal.
di Gina Bruno
Quando la mia amica Fatima mi invitò alla festa del Takousane fui subito molto onorata e dissi subito di si, che senza alcun dubbio avrei partecipato. “Allora ti occorre un abito”, fu la risposta di Fatima. “Ci penso io, ti vestirai come noi”. Conobbi Fatima alla scuola materna, il suo Papa-Alì andava in classe con mio figlio Leo, ci facemmo subito simpatia e da allora lei è una delle amiche più preziose del mio quartiere.
Il Takousane è una festa religiosa della comunità musulmana senegalese che si svolge ogni anno. Si tratta di una festa molto importante che sancisce e celebra i valori della comunità.
Le persone s’incontrano, pregano, vengono invitate personalità religiose e guide spirituali da altre città d’Italia, talvolta anche dall’estero, si discute per una giornata intera di come vanno le cose al paese, come affrontare i problemi che sorgono ogni giorno, capire le urgenze, fare insieme le riflessioni per il nuovo anno.
Tutti partecipano con grande clamore, ci si prepara per mesi, si raccolgono soldi, si cerca un luogo che possa ospitare centinaia di persone, si affittano autobus, si raccolgono adesioni, vengono commissionanti abiti in Senegal, si compra tanto cibo che viene poi cucinato per tutti.
Insomma, un fatto sociale totale, un evento vissuto con molto fermento, gioia, vitalità e voglia di rinsaldare i valori di comunità e il mutuo aiuto, di ricordare i buoni principi, di restare fedeli al cammino prescritto da Dio, di ricordarsi dei fratelli e delle sorelle in difficoltà, di fare il possibile per sostenere chi ha bisogno.
Fatima mi commissionò un abito a Dakar della stessa stoffa e dello stesso colore di quello che avrebbero indossato le donne che facevano parte dell’organizzazione della festa.
Si trattava di una cosa che mi avrebbe fatto molto onore e lei me lo stava offrendo, ero sua ospite e questo gesto mi commuoveva tantissimo. Andai a casa sua a prendere le misure che venivano dettate in tempo reale da un telefono in viva voce in collegamento con un sarto a Dakar. Qualche tempo dopo arrivò l’abito, tutto rosa. Lo dovemmo sistemare qua e la per via di alcune misure non troppo perfette, ma il risultato fu stupefacente.
Fatima e una sua amica vennero a prendermi la mattina , mi portarono anche un altro abito per raggiungere il luogo dove si svolgevano i preparativi della festa. Nei locali adiacenti la Moschea Mariam di via Padova, dalla mattina presto una schiera di persone era indaffarata a cucinare all’aperto grandi quantità di piatti tipici come il Thiebou Djen, una vera delizia di riso, pesce e verdure. Caricammo le macchine e ci dirigemmo in una grande sala presa in affitto per l’occasione a Cinisello Balsamo.
Mi sembrava di non essere in una periferia milanese, all’improvviso ero in Senegal: donne dagli abiti bellissimi e variopinti scendevano dalle auto seguite da bambini festosi.
Gli uomini spostavano sedie, tavoli e grandi pacchi. In poco tempo la sala da anonima che era diventò un piccolo tempio pieno di persone in movimento, da un lato fu attrezzata la cucina per la distribuzione del cibo, dall’altro comparvero le bancarelle cariche di ogni merce. Ovunque i bambini correvano e giocavano.
Io mi sentivo come una mosca bianca, tutti mi guardavano e mi indicavano, al mio passaggio sentivo pronunciare la parola “Toubab” e poi giù risate. Fatima mi spiegò che tutti volevano sapere dove aveva trovato questa bianca che si vestiva da senegalese, ma dopo qualche ora nessuno più faceva caso a me, tranne i bambini per i quali rappresentai l’attrazione principale per tutto il pomeriggio.
Quando è arrivata la guida spirituale che tutti aspettavano, s’era fatta sera, la festa iniziava appena ed io ero stanca morta.
Quella sera dalla mia amica Fatima imparai tante cose: essere parte di una comunità è una cosa impegnativa ma non sarai mai una persona sola se ne fai parte, che il rosa per una donna non è mai abbastanza, che gli orecchini non sono mai troppo grandi e che i senegalesi sono i vicini più generosi che si possano desiderare.