Storie di viaggio in Kurdistan
di Linda Dorigo
La vita di Ako potrebbe diventare un film, il suo film. Forse ne scriverà la sceneggiatura per raccontare ai figli le avventure di un rifugiato in Europa. Ha studiato cinema e vissuto ad Utrecht per 15 anni, ma è tornato in Kurdistan perché “è come una bella donna per cui perdi la testa. Saresti disposto a morire pur di conquistarla”.
La crisi economica che ha travolto il Kurdistan iracheno dal 2014, ha trascinato con sé anche speranze e desideri di riscatto.
Ako non ricorda un periodo tanto difficile da quello della sua giovinezza. Lui è diventato peshmerga a diciotto anni, “non per volontà ma costretto dalle circostanze”. Ogni settimana i soldati di Saddam entravano in classe, giravano tra i banchi e facevano sparire qualche ragazzino. I corpi si ritrovavano qualche tempo dopo nei fossi, con le ossa spezzate. “Avevo due possibilità: aspettare il mio turno o diventare partigiano”.
Per due volte ha tentato la fuga in Europa, e due volte è stato arrestato dai soldati iraniani.
Ha camminato settimane prima di arrivare in Grecia. Lì è salpato per Bari ma la polizia costiera lo ha identificato. Alla sera era già libero di lasciare il Paese. In Olanda vivono ancora l’ex moglie e i due figli. Per mantenersi ha fatto il panettiere, l’aiuto cuoco, l’insegnate, il traduttore, il regista, l’operatore video. Non ha paura di reinventarsi. I 40 anni sono scritti sulla carta, ma negli occhi brillano esperienze di molte vite passate.
Ascoltiamo Hewler del cantante e combattente del Pkk Hozan Serhat.
Il suono cristallino del saz illumina il pomeriggio e le nostre tazze di tè. La dichiarazione d’amore di Hozan alla sua città Erbil (Hewler in curdo) ci strappa le lacrime.
“Peshraw era il nome di un famoso peshmerga – mi confida Ako – un martire ucciso dal partito Baʿth nel 1985. Avevo otto anni quando lo incontrai. Da bambini guardavamo le armi dei partigiani per sognare di indossarne una, un giorno. Io non staccavo gli occhi da quella di Peshraw e lui se ne accorse. Così mi fece sedere sulle sue ginocchia e mi diede la mia prima lezione di vita: Un giorno anche tu sarai un partigiano – disse – ma non ti dimenticare mai che ci sono due strade per diventarlo. Quella di sinistra, cioè quella buona che si batte per i diritti dei più poveri, e quella di destra. Ricorda di scegliere sempre quella giusta”.
Le corde del piccolo liuto vibrano nell’aria e a noi sembra di planare sopra il Kurdistan come aquiloni.