di Leonardo Brogioni
Grazie a Marianne Boutrit per aver usato la fotografia in modo inconsueto per il nostro account: uno sguardo visionario su dettagli poetici, molto suggestivo e talvolta psichedelico.
Da domani torniamo alla realtà e alla documentazione antropoligica urbana: Alessandra D’Innella è un’italiana che vive a Londra e devo ringraziarla moltissimo per la sua partecipazione a questo takeover perché non ci conosciamo, io ho visto le sue fotografie su Instagram, mi sono piaciute, l’ho contattata con un Direct Message e lei mi ha gentilmente risposto rendendosi disponibile per questa iniziativa. Un bellissimo gesto di fiducia e apprezzamento per il lavoro che stiamo facendo.
Quindi Alessandra non posso che iniziare chiedendoti di raccontarci qualcosa di te: cosa ci fai a Londra?
Vivo a Londra da dieci anni, ho un background in comunicazione visiva e qualche anno fa ho studiato un Master in video e fotografia alla Goldsmiths University. Da allora affianco alla mia pratica artistica, il lavoro di art director per la comunicazione teatrale e arti performative.
Attraverso queste esperienze ho avuto l’opportunità di capire il linguaggio e la narrativa legata ad una storia, una sensazione o un personaggio. C’è una bellissima frase di Peter Brooke, direttore inglese, che spiega bene l’idea: “Basta prendere uno spazio vuoto e chiamarlo un palcoscenico spoglio. Un uomo attraversa questo spazio mentre qualcun altro lo guarda, e questo è tutto quello di cui ha bisogno un atto di teatro per essere realizzato”. Da lì è stato facile trovare anche al di fuori dei teatri molti palcoscenici. www.alessandradinnella.com
Perché usi Instagram?
Instagram per me è un ‘taccuino’ in streaming dove annoto quello che vedo, e che per un momento mi ha interessato. E anche un modo semplice per condividere e successivamente nel mio caso ricordare o ricercare, è una sorta di estensione della mia memoria random. Infine con il cellulare se si fa attenzione nessuno ti vede, e non altera la realtà, anche nel caso in cui qualcuno ti nota, comunque, ha sempre un dubbio.
Cosa vedremo questa settimana nel tuo cliQtakeover?
Un giorno sulla metropolitana ho iniziato a fotografare tutte le persone che si sedevano davanti a me, costretti tutti insieme in una capsula temporale e in un posto di passaggio molto familiare. L’ho chiamato “The End of the Day”, perché le foto sono scattate quando di solito si torna a casa dal lavoro, dalle 18.00 a mezzanotte, quando la metropolitana chiude, quando le persone sedute di fronte a me sono stanche, annoiate (a meno che non sia sabato sera), preoccupate e poco vigili, da li escono azioni, posture e le caratteristiche dei passeggeri più reali.
Un viaggio in metropolitana, ma solo al rientro dal lavoro, quindi vedrete le fotografie di Alessandra dalle 18 alle 24, quello è il momento in cui lei realizza i suoi ritratti inconsapevoli: la fine della giornata di lavoro #theendoftheday è anche un pretesto per mostrarci le varie tipologie di cittadini londinesi, una bella catalogazione antropologica.