di Raffaele Masto, tratto da Buongiorno Africa
È di almeno dieci morti il bilancio di un attacco kamikaze in una località nell’estremo Nord del Camerun, alla frontiera con la Nigeria. Anche se nessuna organizzazione ha rivendicato l’attacco bomba, le forze di sicurezza sospettano che dietro ci sia l’organizzazione terroristica Boko Haram.
Che sia responsabile Boko Haram non è soltanto un sospetto ma quasi una certezza. Per diversi motivi: la località e le modalità dell’attacco prima di tutto.
Secondo la ricostruzione fatta dalle stesse fonti militari alla fine della giornata una donna si sarebbe fatta esplodere in una piazza molto affollata della città di Djamkana (la cui popolazione è in maggioranza musulmana), al termine del digiuno del Ramadan. Tutti i morti e buona parte dei feriti sono appartenenti al Comitato di vigilanza incaricato di combattere Boko Haram.
Il governo camerunense non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’accaduto. Da luglio dello scorso anno diverse decine di persone, per la maggior parte civili, hanno perso la vita in attacchi simili che, nelle ultime settimane, si sono addirittura intensificati. Boko Haram, infatti, ha subito brucianti sconfitte militari in Nigeria e ha sostanzialmente perso il controllo sul territorio nel quale aveva dichiarato lo “Stato Islamico”.
Queste sconfitte hanno prodotto come risultato l’espandersi nei paesi confinanti di attentati e attacchi. Il Camerun e il Niger sono stati colpiti duramente è sono la dimostrazione che Boko Haram non è affatto sconfitta.
Nella regione intorno al Lago Ciad ci sono circa un milione di profughi che hanno lasciato le loro case per timori di attacchi o di battaglie. Si tratta di una emergenza umanitaria di cui i media internazionali parlano poco che rischia di aggravarsi ulteriormente perché la strategia di Boko Haram è proprio quella di destabilizzare i paesi della regione e usare profughi e rifugiati come un ricatto ai governi deboli e corrotti dei paesi della regione.