Il Portogallo di Cyril Pedrosa

Con il pluripremiato Portugal, Cyril Pedrosa racconta un viaggio che è anche una storia di migrazione, un ritorno alle origini e la soluzione di una profonda crisi personale e creativa

di Luca Rasponi

Vi è mai capitato di scivolare lentamente in uno stato di apatia? Di rispondere “Non lo so” a tutte le domande, di non avere la forza per portare avanti la vostra vita, di perdere per inerzia ciò che avete di più caro senza riuscire a fare nulla per tenervelo stretto?

Cyril Pedrosa ha scelto di raccontare proprio questa condizione nel suo graphic novel Portugal, uscito nel 2012 e subito accolto con favore dalla critica, come dimostrano i premi FNAC e Gran Guinigi ricevuti rispettivamente ai Festival di Angoulême e Lucca dello stesso anno.

In questa storia intima e senza tempo, il giovane fumettista Simon si trova schiacciato dalle incertezze che pesano sul suo futuro: pur sostenuto dall’affettuosa compagna Claire, sembra aver perso la forza che lo aveva spinto a scrivere, insieme alla convinzione nelle scelte più importanti della sua vita, a cominciare dall’acquisto di una casa insieme.

Lentamente, Simon affonda nelle sabbie mobili della sua indecisione, senza trovare la forza per reagire. L’unico momento di luce è un viaggio in Portogallo per partecipare a un festival del fumetto dov’è stato invitato: il ritorno alla terra d’origine del padre – emigrato giovanissimo in Francia insieme ai genitori – muove qualcosa nell’inconscio del protagonista che lui stesso, inizialmente, fatica a comprendere.

Portugal - Copertina

Di quell’esperienza restano però le sensazioni positive, che tornano a fare capolino quando la famiglia si riunisce per il matrimonio di una cugina. Nonostante le tensioni che serpeggiano tra il padre di Simon e i suoi fratelli, la scintilla per il protagonista è definitivamente accesa: le risposte di cui ha bisogno vanno ricercate prima di tutto nella sua storia personale, e quindi in quella della sua famiglia.

A questo punto il focus della narrazione si sposta sul padre di Simon. Imprenditore di successo che spesso ha scelto il lavoro a scapito della famiglia, Jean non ama trascorrere il suo tempo con i fratelli, ai quali si sente sempre in dovere di rendere conto per qualcosa.

Ma i giorni di ritiro forzato in Borgogna per il matrimonio sortiscono un effetto positivo anche su di lui, che notando l’interesse del figlio per la storia della famiglia gli scrive un’intensa lettera rivelando quel poco che sa sulle origini portoghesi dei suoi genitori.

Nella terza e ultima parte del libro, Simon intraprende dunque un nuovo viaggio in Portogallo, ripercorrendo a ritroso le orme del nonno Abel fino al paesino di Marinha da Costa, a un’ora di auto da Lisbona.

«E tu ricerchi là le tue radici / se vuoi capire l’anima che hai», cantava Francesco Guccini: è proprio quello che fa il giovane Simon, accolto con sincero affetto dai parenti portoghesi che gli mettono a disposizione la casa che era stata di suo nonno.

Tra quelle mura nuove eppure familiari, attraverso le foto della vecchia zia Teresa e i racconti degli altri anziani del paese, Simon non scopre tutto quello che avrebbe voluto sui suoi antenati. Ma trova le risposte che cercava su se stesso, maturando la decisione più importante della sua vita professionale e superando così la crisi che lo aveva attanagliato.

Portugal è la storia di un ritorno alle origini, la storia di un migrante di terza generazione alla ricerca delle radici geografiche della sua famiglia.
“L’amore e la vergogna. Sono le valute delle famiglie di migranti” dice a un certo punto Simon, ricordando le telefonate della nonna che lo confondono per quell’accento così diverso dal suo francese, quell’inflessione portoghese che invece farà scattare nell’uomo adulto la nostalgia per le sue origini.

E in questo continuo gioco di rimandi e flashback le tavole giocano un ruolo fondamentale: i disegni delicati e rarefatti di Pedrosa sovrappongono spesso tra loro diversi piani visivi, sfumando nelle nebbie della memoria al riaffiorare dei ricordi del passato, o al sopraggiungere di momenti di silenzio e riflessione.

I colori di Ruby e il grande formato dell’edizione italiana curata da Bao Publishing fanno il resto, trascinando il lettore nel vortice di emozioni e ricordi del protagonista. «Un grande senso di dolcezza», tornando a citare Guccini, pervade le tavole di Portugal, che in sintonia con le atmosfere straordinarie del paese iberico racconta un percorso di graduale presa di consapevolezza personale: è attraverso il proprio passato che si arriva a capire il presente, e quindi a immaginare il futuro.