Le sue opere sono conosciute non solo in Italia
ma anche nel resto del mondo
di Alessandro Rocca
Titoli come “Le piccole virtù”, “Lessico famigliare”, “Ti ho sposato per allegria” fanno parte della nostra storia. Le stesse sue vicende private – le peripezie di una folta famiglia di antifascisti torinesi di origine ebraica, tra gli anni ’20 e gli anni ’50 del secolo scorso – sono divenute vicende che appartengono a ciascuno dei suoi lettori.
Questo si deve proprio al linguaggio di quella famiglia, al suo lessico e ai suoi accenti. Si potrebbe dire che Lessico famigliare non sia altro che la storia di una voce che da bambina si fa adulta, e che tenendosi nella penombra restituisce – con ironia ed empatia – ogni sfumatura delle persone, delle loro vicissitudini e dei loro stati d’animo.
“Nella mia casa paterna, quand’ero ragazzina, a tavola, se io o i miei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava: Non fate malagrazie! Se inzuppavamo il pane nella salsa, gridava: – Non leccate i piatti! Non fate sbrodeghezzi! non fate potacci! ” (Lessico familiare)
Torino, la sua città di adozione l’ha ricorda con tre incontri nell’Auditorium sospeso del Grattacielo Sanpaolo, che si appresta a diventare un luogo della vasta offerta culturale torinese.
Gli incontri hanno avuto come protagonisti alcuni degli attori più amati dal pubblico: Toni Servillo, Anna Bonaiuto e Lella Costa, che in tre serate da tutto esaurito hanno proposto letture dalle opere principale della scrittrice. La Bonaiuto con Lessico Familiare, il romanzo autobiografico con il quale la Ginzburg vinse il premio Strega.
Toni Servillo e “Le piccole virtù” – “Per quanto riguarda l’educazione dei figli, penso che si debbano insegnar loro non le piccole virtú, ma le grandi. Non il risparmio, ma la generosità e l’indifferenza al denaro; non la prudenza, ma il coraggio e lo sprezzo del pericolo; non l’astuzia, ma la schiettezza e l’amore alla verità; non la diplomazia, ma l’amore al prossimo e l’abnegazione” – Opera del 1962, una raccolta di testi autobiografici e saggistici, che ripercorre la vita della scrittrice, e i suoi modi di «sentire» fatti, cose, gesti, voci.
E infine Lella Costa che si è cimentata con due delle undici commedie della scrittrice, Ti ho sposato per allegria e La parrucca. Testi teatrali comici all’apparenza, ma che rivelano la grande curiosità intellettuale dell’autrice palermitana.
“…Prima di incontrare te, sono stato sul punto di sposarmi almeno diciotto volte. Mi son sempre tirato indietro. Perché scoprivo in quelle donne qualcosa che mi dava i brividi. Scoprivo, nel profondo del loro spirito, un pungiglione. Erano delle vespe. Quando ho trovato te, che non sei una vespa, ti ho sposato.” (Ti ho sposato per allegria).
Lella Costa ha offerto anche un emozionante fuori programma, leggendo la poesia “Memoria”, appena ripubblicata in una raccolta da Einaudi. Un momento intimo di teatro che ha toccato la sensibilità non solo dell’attrice, ma anche di tutto il pubblico presente.
Natalia Ginzburg oltre che scrittrice è stata un’attivista politica, attraversando oltre mezzo secolo della storia del nostro paese, raccontandone le sfaccettature con novelle, romanzi, commedie, cronache e autobiografie. E come abbiamo visto non trascurando nemmeno la poesia in versi.
Cresciuta in un’epoca difficile, caratterizzata dall’affermazione del regime fascista e dall’emarginazione della popolazione ebraica, fin da bambina è stata abituata ai continui controlli delle polizia, assistendo anche all’arresto del padre e dei fratelli. Cresce in un ambiente culturale e intellettuale antifascista e la sua vita sarà sempre segnata da un impegno politico e civile attivo.