Looking for Odisseo

“Looking for Odisseo”. Quattro voci per raccontare l’Aquarius, la nave che soccorre migranti nel Mediterraneo.

di Paolo Rosi, foto Luca Capponi

Partiranno il 25 luglio dal porto di Trapani. Due di loro: Luca e Mariana. Martina e Damiano più tardi e per un periodo più lungo. Sono quattro ragazzi che hanno vissuto assieme a Bologna per poi rincontrarsi nel progetto “Looking for Odisseo”. Che ha appena concluso la campagna di crowdfunding, dopo aver vinto la Menzione Speciale del bando Fuori Rotta.
“Looking for Odisseo” sarà un diario di bordo (anzi tanti diari di bordo) della nave Aquarius: ex-guardapesca nei mari del Nord, noleggiata dall’associazione umanitaria SOS MEDITERRANEE che si occupa, assieme a Medici Senza Frontiere, del salvataggio di migranti in difficoltà. Dall’inizio delle operazioni, lo scorso aprile, sono stati oltre 15 i soccorsi diretti compiuti dall’equipaggio al largo delle coste italiane. E proprio questa realtà – quella di cittadini che si mobilitano per tappare le falle delle politiche migratorie europee – interessa ai quattro ragazzi.

“Salpare sull’Aquarius sarà avvincente”, dice Mariana, “certo non ci illudiamo di conoscere in maniera approfondita le storie dei salvati. Per ovvi motivi. È chiaro che lì sulla barca…per così poco tempo… Ma non è questo il nostro obiettivo. Noi vogliamo raccontare soprattutto la quotidianità dei soccorritori. Per me, da antropologa, è l’occasione di osservare aspetti sempre taciuti dalla propaganda del soccorso. La vita a bordo, i ruoli, i disagi, gli incontri culturali di tutti con tutti. Poi sì, ci saranno anche i salvataggi.”

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Assieme a Mariana salirà Luca, documentarista e studente del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo. “Io filmerò. Che a scrivere delle volte m’incasino. Mentre con le immagini sento di esprimermi meglio”, racconta, “e la mia idea è raccontare cosa c’è prima degli sbarchi. Troppo spesso vediamo solo il nostro confine europeo. Ma non facciamo quasi mai un passo al di là. In questo senso la nave è un punto particolare. Da una parte europei che partono per salvare chi è in punto di morte. Dall’altra i migranti. È come vedere due emisferi toccarsi.”
Perché Odisseo? “Be’ mi sembrava più simpatico di Ulisse”, continua Luca, “poi perché saremo un po’ tutti Odisseo. Noi sulla barca, i volontari, i migranti e le migranti. Lo so che è utopico, ma mi piacerebbe inquadrare tutti come se fossimo alla pari, raccontando quello che l’immagine mediatica di solito non dice.”
Damiano, infermiere, e Martina, fotografa, partiranno dopo: probabilmente a fine estate. “Sì. Nonostante le tante difficoltà per accedere alla nave”, sorride Martina, “Sai la burocrazia e l’organizzazione sono complesse. Ci sono una parte italiana, una francese e una tedesca che si devono coordinare. Gli spazi sono ridotti. Poi c’è una divisione molto stringente dei ruoli.”
Martina lavorerà molto vicino a Damiano nell’ambito del supporto sanitario: “Mi piacerebbe creare un archivio che racconti le problematiche, le malattie, le ferite di chi viene preso a bordo”, dice, “e come tutto questo viene affrontato dal personale medico sanitario.”
Registrerà prima di tutto un incontro culturale tra salvati e soccorritori, Martina, documentando i protocolli internazionali d’intervento come pure il dialogo, chissà forse anche un qualche scontro, tra equipe medica e migranti.

Damiano, studente di infermieristica, salirà a bordo della nave anche come tirocinante di Medici senza Frontiere. “Non credo che parteciperò ai trasbordi. Sarò piuttosto sull’Aquarius per accogliere e fare prima assistenza”, spiega il ragazzo, “Cioè capire la situazione clinica delle persone. Ci saranno probabilmente casi di disidratazione, denutrizione, colpi di sole oppure cose più gravi come malattie virali e batteriche. O ferite.”

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Per Damiano, che oltre alla corsia sogna di lavorare in una ONG, il progetto e l’esperienza sulla nave saranno un grande banco di prova. Forse un qualcosa che lo metterà in crisi. “C’è un equipe medica molto preparata e in un certo senso sento di avere le spalle coperte”, conclude, “ma al di là di quello bisogna considerare il portato storico della situazione. Non siamo sullo stesso piano. Tu arrivi e sei davanti a loro. Sei bianco e sei l’espressione di uno scampato pericolo. Loro che vengono da un viaggio di fortuna. E da paesi ex-colonizzati, da passati e culture differenti. Questo per dire che le barriere culturali saranno lì, ben presenti, e non sarà subito facile capire dove sono.”
“Looking for Odisseo” è insomma destinato a essere un racconto corale. Quattro voci, quattro prospettive e mezzi diversi per raccontarle. Infine tanti viaggi in uno, mescolati nel webdoc finale. Spurio proprio come le esperienze di Luca, Damiano, Martina e Mariana. Perché “Looking for Odisseo” non sarà solo il diario di bordo di un’ex-guardapesca che va per mare a salvare le persone da politiche migratorie inumane, ma anche la storia di quattro ragazzi alla ricerca di una testimonianza.
Chi più chi meno, salperanno tutti consapevoli delle tante fragilità a venire: proprie, della barca, dell’equipaggio, dei migranti. Sullo sfondo l’incontro tra le aspettative di vita e di morte di chi fa viaggi impossibili. E il mare. “Che amplifica sempre tutto”, come dice Martina.