di Irene Merli
LA PAZZA GIOIA, di Paolo Virzì, con Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti, Valentina Carnelutti, Anna Galiena, Marco Messeri, Tommaso Ragno , Sergio Albelli, Marisa Borini. Nelle sale
Siamo in una villa sulle colline pistoiesi, dove le ospiti sono donne vittime di disagio psichico, a volte sfociato anche in un crimine, arrivate lì con una sentenza del tribunale.
E tra queste mura agresti che si incontrano e diventano amiche due donne che più diverse non potrebbero essere: Beatrice Morandini Valdirana, una mitomane che non smette un attimo di parlare e si sente un’aristocratica esiliata dal jet set, e Donatella Morelli una giovane madre “coatta”, pesantemente tatuata, di pochissime parole, che dietro l’aspetto aggressivo nasconde la fragilità di una statuetta di cristallo.
Sfortunata, senza speranze, l’unica ricchezza di Donatella è il figlio amatissimo, di cui ha perso la potestà per i suoi comportamenti inaffidabili. In apparenza lei e Beatrice non hanno nulla in comune -sono anche di età diverse, ma nella sostanza sono affratellate da una comune, totale mancanza d’amore: genitori disinteressati, partner inesistenti o profittatori le hanno fatto soffrire sin da piccole.
Dopo i primi scontri, tra loro scatta una solidarietà che passo passo le aiuterà a dare un senso a vite che l’avevano perduto, e persino a compiere una fuga in auto alla Thelma & Louise durante la quale una entrerà nella vita dell’altra, annullando ogni differenza sociale.
Approfittando di un buco nell’organizzazione quotidiana, le due decidono infatti di prendersi una vacanza da Villa Biondi e di darsi alla “pazza gioia” nella Toscana del regista: a Montecatini, a Viareggio, sulla costa livornese… Salvo poi, dopo molte peripezie, tornare tutte e due nella casa di cura: unica possibilità di redenzione insieme a quell’amicizia nata tra mille rovi esistenziali.
Con questo suo ultimo film Virzì firma un’opera tenera e sincera, un “on the road “ dallo stile brillante ma anche una storia dolente, tragica, che ci coinvolge in pieno e ci commuove non solo per le tremende difficoltà di Beatrice e Donatella.
Lo sguardo del regista sulle sue protagoniste è di intensa, attenta partecipazione, cosa non comune quando dietro la macchina da presa c’è un uomo. E la collaborazione alla sceneggiatura di Francesca Archibugi, autrice tra l’altro de Il grande cocomero sull’esperienza di Marco Lombardo Radice, si fa sentire nella delicatissima sensibilità con cui viene narrato il mondo del disagio femminile.
Fondamentale è poi la scelta delle attrici: Valeria Bruni Tedeschi è decisamente alla migliore prova della sua carriera e Micaela Ramazzotti non è da meno: la sua Donatella riuscirà a far piangere molti, nelle ultime scene del film. In più Anna Galiena e Messeri ci regalano due cammei di personaggi ingrati, spiacevoli e non c’è un solo personaggio fuori posto o sopra le righe.
Eh sì, Virzì con “La Pazza Gioia” è tornato agli alti livelli di “La prima cosa bella”, il suo uso degli attori è splendido e il film riuscitissimo per mix di toni diversi, freschezza e autenticità.