Che fine ha fatto il clima

Il rapporto della NOAA sul clima conferma il trend del riscaldamento globale del pianeta

di Bruno Giorgini

Oppressi dal terrorismo quotidiano e dai pezzetti di guerra mondiale su cui inciampiamo a ogni passo, ci siamo dimenticati del cambiamento climatico con possibili catastrofi connesse. Ma il clima non si è dimenticato di noi.

Così martedi 2 agosto la NOAA, National Oceanic and Atmospheric Administration US Dept., l’agenzia responsabile degli studi sull’atmosfera e gli oceani, pubblica il rapporto per il 2015, piuttosto inquietante dove molti record “negativi” vengono superati: temperature dell’aria e degli oceani, aumento del livello dei mari, emissione di diossido di carbonio, CO2 più nota come anidride carbonica, fusione dei ghiacci, moltiplicazione di eventi estremi, diluvi di pioggia e incendi giganteschi, non manca niente.

Insomma la tendenza al riscaldamento del pianeta non solo è confermata – sottolineamo che si tratta di dati osservativi reali e non di stime dedotte da un modello – ma si accentua.

Vediamo alcuni numeri. La siccità ha colpito territori equivalenti a una superficie che vale circa il 14% di quella globale, rispetto all’8% del 2014, mentre i cicloni tropicali sono aumentati fino a centouno eventi molto violenti, quando tra il 1981 e il 2010 la tendenza era di un’ottantina di fenomeni ciclonici l’anno.

Invece sono diminuiti gli uragani atlantici. Globalmente il 2015 è stato l’anno più caldo registrato dai meteorologi dal 1861. La temperatura media sulla superficie del pianeta ha superato di 0.1 gradi centigradi quella del 2014.

Allo stato attuale il mondo registra una temperatura media maggiore di 1 grado rispetto all’epoca preindustriale. E se il tempo si vede dal mattino, stando ai primi sei mesi nel 2016 la temperatura continuerà a crescere almeno con lo stesso trend.

Si tratta di un cambiamento climatico non omogeneo su tutto il pianeta. Il riscaldamento è più evidente nell’Artico, con una temperatura media che supera di 2.2 gradi quella del periodo 1981 -2010, temperatura che è cresciuta di 2.8 gradi dall’inizio del XX secolo. Mentre l’Antartico ho conosciuto dei giorni più freddi.

Anche gli oceani si surriscaldano, la temperatura delle acque essendo aumentata di 0.39 gradi nel 2015, rispetto a una crescita di 0.33 nel 2014, mentre dal 1993 a oggi il livello dei mari è cresciuto di 70 millimetri. Con un rate di crescita di 3.3 mm l’anno.

Anche qui non in modo uniforme. Il livello sale in modo più accentuato a ovest dell’Oceano Indiano e nel Pacifico arrivando a minacciare gli insediamenti umani sulle coste. Inoltre la fusione dei ghiacci polari aggraverà il fenomeno.

Stiamo parlando di centinaia di miliardi di tonnellate annue di ghiaccio che invadono l’oceano, mentre l’area della banchisa artica misurata via satellite da ormai 37 anni, ha raggiunto il suo più basso valore invernale nel 2015.Anche i ghiacciai alpini regrediscono per il trentaseisimo anno di seguito.

Per gli oceani avanza un altro fenomeno, l’acidificazione delle acque con effetti molteplici per la flora e la fauna marina, e un rischio maggiore: gli oceani sono i serbatoi che racchiudono l’anidride carbonica CO2, diminuendone l’impatto sull’atmosfera.

Ma fin quando potranno continuare a assorbire questo gas serra, quando gli oceani saranno saturi, e quindi la CO2 andrà dritta dritta nell’aria, moltiplicando l’effetto serra?

Negli anni 2000 si indicava la soglia di 350 parti per milione (ppm) oltre cui si sarebbe innescato un processo di cambiamento climatico irreversibile.

Secondo la NOAA la media mondiale ha raggiunto oggi i 399.4 ppm, cioè 2 ppm di più che nel 2014. Ma ci sono punte superiori come quella della stazione di ricerca di Mauna Loa che ha registrato concentrazioni di CO2 superiori a 400 ppm.

Se andiamo un po’ a caso sfogliando il rapporto scopriamo che: l’Australia ha conosciuto il quinto anno più caldo dal 1910, Marrakech ha visto nell’agosto 2015 cadere una quantità di pioggia 16 volte maggiore della media annua, in Cina, provincia di Liaoning, c’è stata l’estate più secca dal 1961, in Oceano Pacifico si sono avuti tre uragani simultanei per la prima volta (i primi rilevamenti sono del 1949), lo Yemen ha registrato la sua prima tempesta ciclonica di categoria 1, infine in questo limitato elenco, il rapporto è molto più ricco, gli USA hanno conosciuto il secondo anno più caldo e il terzo più umido dal 1941 (prime misure).

Non ci sono conclusioni da tirare, se non che il cambiamente climatico è pienamente in atto, le guerre in corso d’opera probabilmente lo accentuano in vari sensi, e noi non possiamo relegarlo a un convegno ogni tanto.