Condannati i responsabili della strage del 1985 quando i soldati dell’esercito peruviano trucidarono 69 persone innocenti
di Mauro Morbello, da Lima (Perù)
Dopo 31 anni di attesa, finalmente la corte d´assise di Lima ha emesso un verdetto contro i responsabili di uno dei capitoli piú crudeli e sanguinari del periodo del conflitto armato che ha stravolto il Perú tra il 1980 e il 2000: la strage di Accomarca, avvenuta nel 1985 in provincia di Ayacucho, nella regione sud andina del Perú, dove soldati dell´esercito peruviano trucidarono 69 persone innocenti, tra le quali bambini, anziani e donne violentate prima di essere uccise.
Accomarca rappresenta uno dei numerosi, vergognosi capitoli del conflitto armato tra il gruppo terrorista di estrazione maoista Sendero Luminoso (SL) e lo Stato peruviano. Conflitto che durante oltre 20 anni ha insanguinato il Perú provocando piú di 69mila morti, il 70 percento contadini indigeni di lingua Quechua principalmente della provincia andina di Ayacucho.
La strage di Accomarca avviene il mese di agosto 1985, pochi giorni dopo che Alan García – divenuto poi famoso nel mondo per aver chiesto il condono del debito del Perú – aveva assunto l´incarico di presidente della Repubblica. Il conflitto armato tra SL era ormai al suo apice.
SL occupava militarmente numerose aree rurali andine, che chiamava “zone liberate”, nell´ambito delle quali obbligava la popolazione a sottomettersi alle sue regole. Dall’altro lato, l’esercito attaccava le basi di SL per ri-liberare il territorio. Chi pagava il conto era la popolazione contadina, che subiva le vessazioni e violenze degli uni e degli altri. La tragedia di Accomarca rappresenta in maniera tragica queste vicende.
La Commissione per la Veritá e la Riconciliazione, istituita nel 2001 dal presidente Valentin Paniagua per fare luce in maniera equilibrata sul conflitto armato sofferto dal Perú tra il 1980 e il 2000, ricostruisce così i fatti:
“La mattina del 14 agosto 1985 una pattuglia di 18 soldati dell´esercito comandati dal tenente Hurtado, arrivò a Accomarca per eliminare un gruppo di armato di SL che, secondo le informazioni ricevute dal comando militare di Ayacucho, si pensava si fosse insediato nella comunità. La pattuglia dell´esercito obbligò la popolazione, compresi bambini, donne e anziani, a raggrupparsi in uno spiazzo appena fuori dal villaggio. Pur non trovando traccia di armi e neppure di una effettiva presenza senderista, il tenente Hurtado separò gli uomini dalle donne, obbligando con violenza gli uomini a confessare la loro militanza e vessando in vari modi le donne, molte delle quali furono violentate. A fine mattinata la popolazione fu raggruppata nuovamente in due casupole del villaggio, massacrata a colpi di mitra e finita con il lancio di granate. Alla fine il conteggio dei morti fu di 69 persone: 16 uomini, 30 donne e 23 bambini uccisi in maniera selvaggia”.
Un mese dopo la strage venne istituita una commissione parlamentare d´inchiesta che raccolse l’allucinante ammissione di responsabilità del tenente Hurtado, che dichiarava addirittura corretta la sua decisione, senza neppure il pentimento per l’uccisione dei bambini che il militare giustificava con il fatto che “i comunisti di SL iniziavano l´indottrinamento político dei loro militanti partendo proprio dai bambini”.
Hurtado assunse inizialmente la completa responsabilità per l´accaduto, sicuro di rimanere impunito.
E infatti, anche se la giurisdizione avrebbe dovuto essere penale, nel 1986 fu un tribunale militare che lo assolse dal delitto di omicidio, condannandolo solo per il reato minore di abuso di autorità. Il resto dei militari coinvolti nella strage furono assolti. L’impunità fu poi completata dalla vergognosa legge di amnistia promulgata dal governo Fujimori nel 1995, la quale assolse finalmente Hurtado – e moltissimi altri militari accusati di crimini contro la popolazione civile avvenuti durante il conflitto armato – da qualsiasi responsabilità. Questo gli permise di ritirasi dall’esercito nel 1999 addirittura con il grado di maggiore.
Le cose per Hurtado iniziarono a cambiare con la caduta del governo Fujimori e il ritorno della democrazia in Perú nel 2000. Si avvicinava la fine dell´impunità e per questo Hurtado e vari altri responsabili di crimini commessi durante gli anni del conflitto armato decisero di fuggire. Hurtado si rifugiò negli Stati Uniti.
La magistratura del Governo democratico e la stessa Commissione per la Verità e la Riconciliazione evidenziano già a partire dal 2001 che la responsabilità dei crimini commessi dalle forze armate del Perú durante il conflitto non erano unicamente responsabilità degli autori materiali, ma che esisteva una catena di comando che coinvolgeva i più alti ranghi militari dell´epoca.
Anche la strage di Accomarca – che pur terribile non fu purtroppo un fatto isolato – faceva quindi parte di una politica di Stato diretta dalle piú alte cariche civili e militari del paese. Su queste basi nel 2003 il caso Accomarca fu riaperto dalla procura della repubblica di Ayacucho, che nel 2005 formula nuove accuse non solo nei confronti di Hurtado, ma anche contro i più alti comandi militari dell´epoca, implicando complessivamente 27 persone, tra le quali anche due generali.
Nel 2006 Hurtado e un altro ufficiale responsabile della strage vennero catturati negli Stati Uniti su mandato della magistratura peruviana e, dopo una lunga attesa, nel 2011 l’ex militare venne estradato in Perú. Il processo fu aperto immediatamente presso la corte d´assise di Lima. Nonostante vari ritardi, tentativi di sospensione, dopo 5 anni e 9 mesi finalmente all´alba del 1° settembre 2016 è stata promulgata la sentenza che ha condannato complessivamente 10 persone con l´accusa di delitto di lesa umanità.
Oltre ai due ufficiali che comandavano la pattuglia responsabile materiale del massacro di Accomarca, Hurtado e Rondon, condannati a 24 anni anni di carcere, sono stati considerati responsabili in qualità di mandanti anche tre ex alti ufficiali, tra cui due generali, che hanno ricevuto una condanna a 25 anni.
Certo la sentenza di condanna nei confronti degli autori materiali e dei mandanti della strage di Accomarca non potrà mai sanare il dolore che per oltre 31 anni ha lacerato i familiari delle vittime, che oltre alla sofferenza per la morte senza ragione e senza compassione data ai loro cari, hanno dovuto subire le umiliazioni e le offese – forse ancor più laceranti – dell´ingiustizia e dell´impunità.
Ma certamente oggi ai familiari dei martiri di Accomarca – e a tutti noi che crediamo ancora nella giustizia – sembra che dopo tanti anni il sole bello e struggente delle Ande, per troppo tempo oscurato dalla crudele banalità del male, potrà tornare ad illuminare Accomarca. E i suoi morti potranno smettere di gridare per chiedere giustizia.