Sfruttamento, esclusione, speculazione: quale concetto-faglia per il conflitto politico contemporaneo?

Una riflessione tra filosofia politica e scienze sociali contribuisce al dibattito sul tema

di Alfredo Ferrara

tratto da: Iconocrazia 9/2016 – “Ritorno al conflitto” (Vol. 2), Saggi

 

In un saggio pubblicato nel 2011 Umberto Eco raccontava il suo stupore di fronte alla domanda di un tassista newyorkese che, appena saputa la nazionalità del suo cliente, gli aveva chiesto quali fossero i nemici degli italiani. Partendo da questo suo stupore e cogliendosi impreparato nel rispondere, lo scrittore recentemente scomparso ricostruiva la vicenda di alcune avversioni (tra popoli, etnie, sessi, classi, gruppi religiosi etc.) verificatisi nel corso della storia che hanno lasciato traccia in opere letterarie, invettive, ballate etc. Come scriveva Eco “avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell’affrontarlo, il valore nostro”[1].

Con meno densità letteraria ma non privo di solidità concettuale, questo tema non è estraneo al dibattito della filosofia politica e delle scienze sociali. La trasformazione di un gruppo sociale in un soggetto storico è un processo complesso a cui queste discipline hanno dedicato grande attenzione (si pensi ad esempio alla distinzione tra classe in sé e classe per sé nella tradizione marxista). Tale processo comporta non solo l’individuazione degli elementi comuni al gruppo sociale ma soprattutto la definizione di un confine che lo divida e contrapponga a un’alterità. Henry Staten parla a riguardo di un “esterno costitutivo”[2] che, proprio in quanto rappresenta il polo esterno di una relazione nella quale è coinvolto un soggetto, contribuisce a tracciare i confini di tutto ciò che invece è interno ad esso. In questo senso possiamo spingerci oltre e parlare non solo di “esterno costitutivo” ma di un opposto costitutivo. A determinare tale relazione contribuiscono sia il contesto geopolitico e socio-economico sia l’eredità e l’iniziativa politico-culturale dei soggetti coinvolti. Tanto questa relazione quanto i soggetti stessi sono cioè storicamente determinati e la definizione del rapporto che tra essi intercorre attraverso un concetto-faglia che li unisce e contrappone è esito e posta in gioco del conflitto. Ciò che ci proponiamo in questo breve contributo è ripercorrere la storia di due concetti-faglia egemoni in Occidente a partire dal secondo dopoguerra – il concetto di sfruttamento e quello di esclusione – per poi avanzare l’ipotesi dell’emersione di un nuovo concetto-faglia dopo l’inizio della crisi finanziaria nel 2008.

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