di Ilaria Poerio
Marco Balzano transita lungo strade come via Gorizia, dove oggi ci stanno i peruviani, gli arabi e i cinesi e ieri ci stavano i terroni. È un marinaio navigato e sa leggere la mappa complicata di questa umanità fatta di odori forti e un tempo sospeso; di luoghi che sono piazzole di fermata ma non devono rischiare di divenire zone di sosta, perché è altrove che la speranza di una vita vera sta. Dietro a finestre dove di via Gorizia non arriva l’odore e il ricordo.
Questa è letteratura, è storia, è lo strato di polvere sulle foto dei nonni, è una lacrima e un sorriso.
Ninetto Giacalone ha lo spirito affilato come le costole che gli spuntano da un torace asciugato dalla miseria. Parla un italiano stentato ma nonostante tutto gli sarebbe piaciuto diventare poeta. A San Cono, dove vive, un’acciuga su una fetta di pane gli deve bastare fino a sera ma in fin dei conti, a nove anni anche un cesso di paese come quello dov’è nato può sembrare bello.
A nove anni la sua valigia pesa del peso del sale, da scambiare all’occorrenza, e della paura, e quando il maestro Vincenzo gli dice che a Milano corre il rischio di trovare la felicità, quella parola a Ninetto sembra subito poco adatta, come un paio di pantaloni in campagna.
A Milano Ninetto che è siciliano lo chiamano Napulì, perché in città i morti di fame vengono tutti da uno stesso grande paese e tutti ammassati insieme devono stare. I palazzi li chiamano alveari perché le stanze sono anguste e brulicanti di gente ma almeno lì dentro gli abruzzesi tornano a essere abruzzesi e i siciliani, siciliani.
Anche se l’umanità è grigia e fredda come i palazzi di cemento la vita a Milano è una avventura e il sogno di benessere è ancora un balsamo sul cuore per uno che è poco più di un bambino. Ma quando a tredici anni Ninetto varca la soglia dell’Alfa Romeo, anche quel sogno assume dimensioni diverse come quando ci capita di girare la lente di ingrandimento e una cosa che sembrava grande diventa soltanto quella che è.
Balzano apre l’album di famiglia, il nostro, e stiamo tutti un po’ scomodi seduti sulla punta del divano, che come ci muoviamo fa il rumore fastidioso della plastica che non è stata mai tolta perché il salotto è quello buono e non va sciupato.
Questa storia ha l’odore della naftalina che si sente quando camminiamo al buio nei corridoi della casa della nonna e ci fa bene perché Ninetto Giacalone è l’Italia di ieri e ci fa anche male perché ci dice tanto anche su quella di oggi.
Titolo del libro: L’ultimo arrivato
Autore: Marco Balzano
Editore: Sellerio
Data di pubblicazione: 2014
EAN 9788838932557
15,00 euro