Praga, Pragulic

I tour senza fissa dimora

di Ilaria De Bonis

“Prendi Zuskia ad esempio: lavora con noi da tre anni. E’ un’ex tossicodipendente: da quando aveva 17 anni è sulla strada e si faceva di perviting, una metanfetamina potente molto usata nella Cecoslovacchia di allora. Oggi aiuta gli adolescenti a tenersi lontani dalle dipendenze e con Pragulic porta i turisti a visitare la città proibita”.

Mentre parla, Tereza Jureckova mi offre una muffin biologico color carota. Sedute al tavolino di legno di un bistrot ‘parigino’ nella periferia praghese (il suo spazio di co-working), parliamo dell’impresa di turismo solidale nata nel 2012 dall’idea di tre studenti universitari.

Tereza all’epoca aveva 22 anni. E partecipò ad un bando di finanziatori privati. L’idea è semplice: raccontare Praga ai turisti attraverso lo sguardo dei senza tetto. Ogni guida sceglie il pezzetto di città che gli è più congeniale, quella che conosce meglio. E ci porta i visitatori.

Si va dalle stazioni ai parchi degli spacciatori, dal fiume al bosco, dai mercati coperti alle grandi piazze. Ogni guida si intrattiene col pubblico tutto il tempo necessario. Il che significa che un tour può durare dalle tre alle cinque ore. Il tempo procede scandito
da altri ritmi.

Io ad esempio ho preso il trenino della Semmering (la ferrovia ‘montana’ praghese) a Smichov con Robert, una guida di 48 anni che adora i treni e il bosco di Cibulka. Conosce a memoria la storia boema e ricorda i dettagli della vita di Carlo IV. La sua, di storia, ha dell’incredibile: nato a Praga va a vivere in Iran col padre dopo il fallimento di una fabbrica di bottoni. Ad un certo punto si ritrova anche in Russia, non so bene a far cosa. Conosce almeno quattro lingue, compreso l’arabo.

Negli anni Novanta si trasferisce al Cairo con la famiglia e ci rimane fino al 2002. Sogna di tornarci presto. Ma ancora non ha saputo di come è finita da quelle parti la primavere araba. Per il momento non ha una fissa dimora, vive tra alloggi comunali e la casa paterna. Sembra felice. Ama cucinare. Gode delle piccole gioie quotidiane.

Passa ore a raccogliere frutta dagli alberi per farne torte di mele e susine. Con Robert ho girovagato per ore in un bosco fuori Praga – un paradiso di verde fitto e casette residenziali per la classe media – alla ricerca di una torre dell’800 nascosta tra i rovi, mentre lui conversava amabilmente con le signore che portavano a spasso i cani.

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Robert

E’ stato il tempo più denso e umano che abbia trascorso in città. Anche solo sederci su una panchina a mangiare omini di zenzero (fatti da lui per me!) ed osservare i castagni e i meli alla luce del pomeriggio, mi ha riappacificato.

“Dopo aver vinto un concorso, tramite il master universitario, in pochi mesi abbiamo stabilito la sede e iniziato con i tour di Pragulic“, mi spiega ancora Tereza. Questa imprenditrice sui generis sembra una manager fashion. E in realtà lo è. “Ho dei
progetti per allargare l’organizzazione. Se avremo abbastanza soldi la estenderemo a tutte le principali città ceche. E accanto al business vorrei campagne sociali per contribuire alla vivibilità degli homeless”.

Il rapporto tra lei e Robert, lei e Zuskia, Hellen, Helca e Vaclav è molto professionale: “Ci comportiamo con le nostre guide come se questo fosse un lavoro come un altro – dice : ricevono uno stipendio regolare e anche dei benefit. Ogni tour costa al turista 250 corone, circa 10 euro e loro guadagnano 350 corone più le mance”.

Del resto, spiega, “noi non siamo una charity, siamo una piccola impresa”. E a giudicare dai numeri dei tour, ai turisti – molti
americani ma anche cecoslovacchi – Pragulic piace. “Ci sono talmente tante storie da non poterci credere…le nostre guide hanno delle vite incredibili e interessanti. Amano questo lavoro e apprezzano sia la retribuzione che tutto il resto. Il lavoro restituisce dignità e senso alla loro vita, imparano a parlare in pubblico. Sentono di avere un’importanza e tornano visibili al mondo”.

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Helca

Nella Repubblica Ceca oggi se cadi in disgrazia le cose non possono che peggiorare: non paghi più l’affitto, ti tolgono la casa, finisci in strada. Non hai assistenza né alloggio. Un rapporto Caritas del novembre 2015 dice che 30mila persone dormono in strada nella Repubblica Ceca e altre 60mila,
senza fissa dimora, occupano spazi abusivi e dormitori improvvisati. Centomila persone rischiano di perderla.

La trappola sociale è data da un mix di salari bassi, indebitamento privato e prezzi troppo alti degli immobili. Indebitarsi con le banche è un rischio troppo grosso. “Cerchiamo di aiutarli ad avere la vita che desiderano- dice Tereza parlando dei suoi ‘impiegati’. Se vogliono spostarsi, trasferirsi, avere un appartamento loro, cerchiamo di creare le opportunità. Offriamo sostegno psicologico e legale, vestiti e cellulari e qualche volta il barbiere gratis”.

Mi colpisce tanto anche la storia di Vaclav, il più anziano del gruppo che vive sotto il ponte di Hlavka in una baracca che si è costruito da sé. Non è stato sempre povero: anzi fino al 2006 era quasi ricco. Poi i debiti, la casa ecc…Ma non ha perso la gioia di vivere e al termine del tour lungo la Moldava, col ponte Carlo e le torri in lontananza, invita i turisti a casa e mostra la sua collezione di tazze da cucina.

Quello che si impara alla fine della fiera è che la resilienza è un dono e lo possediamo tutti. E che la felicità è uno stato d’animo e non c’è vita che non la contempli.