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tratto da Buongiorno Africa
Abubakar Shekau, capo del gruppo integralista islamico nigeriano Boko Haram è sano e salvo. L’esercito nigeriano aveva annunciato di averlo ferito mortalmente in un attacco aereo alla fine di agosto ma è stato smentito con un nuovo video pubblicato domenica.
Shekau conferma il suo soprannome, “l’immortale” dato che più volte è stato dato per morto, o ferito, o rovesciato, o scomparso, o in fuga e sempre è ricomparso più minaccioso che mai, e più arrogante e irridente. Nel filmato, che dura quasi 40 minuti, compare tra due pile di Corani e affiancato da due uomini armati e mascherati. Afferma di essere felice, in salute e in un posto sicuro.
Shekau nei quaranta minuti di registrazione è tornato a parlare delle ragazze rapite a Chibok nel 2014, per la cui liberazione il presidente nigeriano ha chiesto aiuto la scorsa settimana alle Nazioni Unite, affermando che se le autorità vogliono rivederle dovranno liberare i membri del gruppo imprigionati.
La sua ricomparsa però conferma anche che all’interno di Boko Haram c’è una lotta di potere e che la setta si è spaccata in due. Lo Stato Islamico di Abu Bakr Al Baghdadi (al quale Shekau aveva aderito e giurato fedeltà) lo ha di fatto destituito nominando a capo della “Provincia Africana dello Stato Islamico” un certo Al Barnawi che si dice sia il figlio del fondatore di Boko Haram, Mohamed Yusuf ucciso in carcere nel 2009.
Insomma due leader per una formazione sanguinaria che nello stato nord orientale della Nigeria, il Borno e nei paesi limitrofi intorno al lago Ciad ha prodotto quasi due milioni di profughi e cinque milioni di persone a rischio denutrizione.