Musica della settimana dal 2 al 7 Ottobre
A cura di Gabriella Ballarini e Juri Bomparola
Il 2 Ottobre ungherese di Alessandro Grimaldi
Sono forse monotono, ma mi tocca scomodare ancora una volta i Gogol Bordello.
Sarà che il nome originale della band avrebbe dovuto essere Eugene Hutz and the Béla Bartòks, ma il front man ha poi deciso di cambiare il nome in Gogol Bordello, perchè a suo parere “nessuno in America sa chi diavolo sia Béla Bartòk”.
Ei fu un compositore, pianista ed etnomusicologo ungherese, che studiava la musica popolare dell’Europa orientale e del Medio Oriente, e fu anche un pioniere dell’etnomusicologia.
Ungheria, Budapest.
Gogol Bordello, Signori!
3 Ottobre da Lampedusa a Bratislava di Lorenzo Bagnoli
“Senza Frontiere” dei Pooh ci sta come il cacio sui maccheroni.
Nulla da aggiungere al testo di Facchinetti & Co.
Un brano del 1987, trent’anni dopo ci fa riflettere. Attualità dal passato. Pensiamoci su.
Dontshare: una startup eversiva di Angelo Miotto
Attendevo da tempo un racconto di Dontshare, seguo da lontano questo progetto da tempo. Ho scoperto che nella presentazione teatrale di Mauro Mercatanti è apparso uno stupendo Giovanni Truppi, un artista che ho scoperto da poco tempo. Giovanni, un poeta. In questa canzone l’imperfezione perfetta di una melodia da ascoltare e riascoltare.
Sono secoli che ci prepariamo
E con un’astronave o con un pensiero
Noi lasceremo Dio e la terra e ce ne andremo
Li riabbracceremo, se ritorneremo.
Delocalizzati a casa nostra di Clara Capelli
I punti di forza che poi sono debolezze, un viaggio in Italia della nostra Clara Capelli.
Cartoline dall’Italia dei Beirut.
Un viaggio nel viaggio tra amarezza e documenti ufficiali.
Sardegna e servitù militari di Maddalena Brunetti
Maddalena ci accompagna nell’isola che indifesa che combatte silenziosamente per i diritti.
Senza ragione, senza quasi toccare i piedi a terra. A pensarci, che pazzia, è una favola o è solo fantasia? Non può esistere nella realtà. E se non ci son ladri, se non c’è mai la guerra, forse è proprio l’isola che non c’è.
Giochi di guerra, li chiama Maddalena.
Parole per Anna a cura di Antonio Marafioti
Come in un coro dove le voci hanno colori e temperature, ecco che Q Code regala una profonda narrazione collettiva intrecciando memorie, cronaca e commozione.
Nel sottoscala della mia ragione
c’è la speranza che tu ritorni
è solo un tarlo, consuma i giorni…
La matita di Enrico Natoli
non mi avrete mai.