di Antonio Marafioti
Seconda pièce per la festa dei quarant’anni (il prossimo 30 novembre) del teatro Out Off di Milano che questa volta lascia il suo palco alla rappresentazione, in anteprima nazionale, de L’Uomo rivoltato, scritto e interpretato da Pietro Quadrino per la regia di Giulio Boato. C’è anche il tocco dall’alto del maestro Jan Fabre che oltre a essere amico di lunga data di Out Off, è anche colui che ha curato la produzione post scriptum del testo.
La compagnia promette un protagonista che cerca di sollevare il mondo con tutto sé stesso “corpo, voce e cervello”.
L’operazione pare proprio essere riuscita grazie all’ottima prova attoriale di Quadrini che per quasi due ore tiene in vita un personaggio non semplice, diviso fra la fisicità elementare dello stato di natura e i complessi dell’uomo contemporaneo in balìa dei suoi tormenti. Davanti a lui scelte esistenziali sull’approccio alle tante emozioni della vita: amore, odio, sesso, fiducia, orgoglio, speranza. L’incedere è quello di un soggetto profondamente diviso di fronte all’incertezza più nevrotica sul da farsi. A cercar Amleto non si sbaglia. Sono varie e sparse le tracce del tema shakesperiano. La sospensione umana fra l’essere e il dover essere, non è neanche tanto nascosta, forse addirittura dichiarata. Cambia, non potrebbe essere altrimenti, la chiave di lettura che, invece, è squisitamente contemporanea.
Un regno in cui sconvolgere decisioni appena prese e reinterpretare, ad libitum, anche quelle percezioni del vissuto che sembrano acquisite definitivamente.
L’uomo rivoltato passa la prova perché dichiara eterno amore all’incertezza. Lo spettatore è partecipe dei dubbi del protagonista che piange, o balla sulle note dei Bee Gees, mentre attraversa il crocevia del libero arbitro. È la scelta che porta inevitabilmente a constatare ferite e “ossa frantumate” dall’abbandono; o a ricordare con comune malinconia il “bacio più bello del mondo”. Essenziale, ma solida la regia di Boato, classe 1988, che valorizza il testo sfruttando al massimo lo spazio scenico, le belle musiche originali di Lorenzo Danesin e, infine, l’alternanza dei registri interpretativi del suo attore. Ci sarebbero anche delle immagini da proiettare su uno schermo, ma l’attrezzatura è rimasta tutta a bordo della vettura della compagnia, rimasta in panne in un paesino sperduto del Sud della Francia durante il viaggio verso Milano. L’episodio, reale, è raccontato “fuori personaggio” dallo stesso Quadrini che merita una menzione speciale per essere riuscito ad adattare, con semplicità e senza eccessivi stravolgimenti, il testo all’imprevisto. Problema risolto nelle due repliche di stasera e domani.