La musica della settimana dal 30 Ottobre al 4 Novembre
A cura di Gabriella Ballarini e Juri Bomparola
2016.15 #CLIQTAKEOVER BY @DIAMBRAMARIANI di Leonardo Brogioni
Nel percorso intrapreso da Leonardo ci si imbatte in una realtà tutta italiana, più precisamente veneta, posta nel cuore di un Messico ai più sconosciuto.
Avrei voluto omaggiare “The big man from Chipilo” di Diambra Mariani e Francesco Mion con un pezzo dei Pitura Freska, ma non ce n’era uno pertinente.
Sempre inerente al Messico c’è, però, il canto Mariachi “Malaguena Salerosa”.
Un brano che mi piace in senso assoluto, ma che ho imparato ad adorare nella sua versione hard-rock proposta dai Chingon, band del talentuoso regista Robert Rodriguez.
Questa versione live è quanto di più bello io abbia ascoltato, riferendomi alla canzone popolare messicana in questione.
Chissà se i Veneti nel pueblo di Chipilo pensano a una propria Malaguena, salerosa o meno.
Intanto entro in Instagram e cerco #Chipilo.
Chiamami ghetto di Alessandra Governa
“Ghetto Gospel”, prodotto postumo di un autore hip-hop che ho ammirato, ascoltato e continuo ad apprezzare.
Il termine “ghetto” nasce in Italia, precisamente a Venezia, dove gli Ebrei venivano accolti ed emarginati (spesso per propria volontà) in quartieri che divenivano comunità esclusive.
La volontà, a distanza di secoli, diventa sempre più marginale e si sposa con l’essenziale necessità.
I ghetti tornano in Italia, solo un po’ più a sud.
Popolati da africani disperati che però non disperano, questi nuovi “quartieri” pulsano di vita e di ingiustizia, forti di un confine più che mai immaginario ma troppo solido per essere valicato e abbattuto.
Leggendo l’articolo di Alessandra Governa comprendiamo tutto il necessario.
Superare quel confine può essere questione di pochi attimi, eliminarlo è molto meno semplice.
CETA: quando la prosperità è per pochi di Clara Capelli
La prima reazione è sempre la stessa, cara la nostra Clara Capelli: se solo io avessi idea di quello che dici. Ma poi leggo e rileggo e la prima parola che mi rimbomba in testa è Valloni e tu valla a trovare una canzone che parli dei valloni e mi piaccia. E mi ripeto, se solo sapessi, se solo capissi, SE.
IF, ecco, ci metto IF.
Una canzone stupenda che ce la possiamo ascoltare prima di leggere l’analisi puntuale (come sempre) di Clara e anche durante, possiamo leggere per darci coraggio.
We could find a place to stay
A secret little hide away
Spend a little time inside of you
Gattopardo Aoun di Davide Lemmi
E’ un Valzer del commiato. Sì.
Mi si potrebbe dire che qui invece è il saluto iniziale, che Davide Lemmi ci racconta del finto nuovo che avanza, della famiglia, del potere, degli 81 anni.
E allora balliamo dai, un altro giro di valzer.
Chernobyl in amazzonia di Alice Facchini
La drammatica analisi di Alice Facchini mi ha fatto venire in mente questa canzone degli Anathema. Le due voci che drammaticamente si intrecciano e ricordano che quello che è successo non lo possiamo cambiare. Come qualcosa che scivola dalle mani, come quell’aria sporca e malata, inafferrabile, come un disastro di dimensioni esorbitanti.
La terra che ammala uteri e sogni, che annulla il futuro.
I cant change what happened
No matter what I say
No matter what I do
I cant change what happened
La distruzione della Jungle di Monica Cillerai e Stefano Lorusso
Ho letto recentemente un estratto del lavoro di Emmanuel Carrère che si intitola appunto Calais.
Ad un certo punto toccava un frammento della storia che mi ha sconvolto, un dettaglio che cambia tutto. Una finestra chiusa o una finestra aperta. Non vi tedierò con la storia, ma il libro è da leggere, così come la settimana di Monica e Stefano che fotografano e raccontano di una giungla in cui tutto vale, un giungla che può scomparire senza apparentemente far rumore.
Siamo nella giungla, voglio sentirti urlare.
Welcome to the jungle it gets worse here everyday
You learn to live like an animal in the jungle where we play
If you got a hunger for what you see you’ll take it eventually
You can have everything you want but you better not take it from me
La matita di Enrico Natoli
No drama.