Gli schiavi del cotone in Uzbekistan

Giovedì 10 novembre il Parlamento Europeo voterà il Textile Protocol, trattato commerciale per il settore tessile tra UE e Uzbekistan. Una campagna internazionale denuncia lo stato di semi-schiavitù in cui versano i lavoratori del cotone in Uzbekistan.

 

Press release di Anti-Slavery International

Il Textile Protocol, trattato commerciale tra l’Unione Europea e l’Uzbekistan per il settore tessile, sarà votato dall’International Trade Committe (INTA) del Parlamento europeo giovedì 10 novembre. Se il protocollo fosse approvato, sarà votato in seduta plenaria del Parlamento europeo a dicembre.

Anti-Slavery International, insieme ad altre organizzazioni internazionali della coalizione Cotton Campaign, ha invitato a fermare il trattato alla luce del diffuso ricorso a pratiche di lavoro forzato nell’industria del cotone da parte del governo uzbeko.

Ogni anno in Uzbekistan, uno dei principali produttori di cotone, milioni di persone vengono sottratte ai loro posti di lavoro e mandate nei campi di cotone a sgobbare per settimane in situazioni penose e pericolose. Diversi sono i casi di decesso a causa di incidenti o della calura insopportabile.

Chi si oppone a questo sistema è costretto a pagare considerevoli somme di denaro per comprarsi la libertà, altre volte si viene sottoposti a minacce, intimidazioni e punizioni. Gli attivisti che cercano di controllare le condizioni di lavoro nei campi di lavoro sono regolarmente vittime di abusi da parte del regime.

“L’approvazione del Textile Protocol da parte dell’UE darebbe de facto il via libera al commercio di beni prodotti attraverso pratiche di lavoro forzato”, dichiara Klara Skrivankova, UK & Europe Programme Manager di Anti-Slavery International.

“Il Parlamento europeo dovrebbe respingere questo accordo con l’Uzbekistan”, sostiene Steve Swerdlow, Central Asia Researcher per Human Rights Watch. “Quando oltre un milione di cittadini uzbeki viene obbligato a raccogliere cotone nei campi e gli attivisti per i diritti umani che documentano tutto ciò vengono attaccati, il Parlamento dovrebbe essere dalla parte giusta della Storia, anziché dalla parte del cotone macchiato dal sudore del lavoro forzato”

Nonostante l’Uzbekistan abbia risposto positivamente alle pressioni e messo fine al lavoro minorile nei campi, il sistema del lavoro forzato imposto dallo stato non è stato scalfito.

Il lavoro minorile è stato rimpiazzato con il dispiego massiccio di forza lavoro adulta, inclusi studenti universitari e personale scolastico e ospedaliero.

Umida Niyazova, Direttrice dell’Uzbek-German Forum for Human Rights, ha dichiarato: “Il Parlamento europeo non può fare finta di credere che la questione si sia chiusa con la fine del lavoro minorile nei campi, mentre i loro insegnanti e molti altri continuano invece a soffrire.”

In concomitanza con il dibattito sul Textile Protocol, Anti-Slavery International ha pubblicato un nuovo documentario sugli abusi commessi durante il raccolto di quest’anno.

Questo documentario di nove minuti contiene interviste ai raccoglitori di cotone e segue gli attivisti nelle loro operazioni di monitoraggio del raccolto, confutando la tesi che i cittadini raccolgono il cotone di loro spontanea volontà.

I lavoratori che hanno partecipato al raccolto hanno raccontato delle terribili condizioni dei campi di cotone, molte persone sono costrette a dormire sul pavimento delle palestre delle scuole, non c’è acqua corrente, devono lavorare per ore sotto con un caldo insopportabile.

Le interviste dimostrerebbero anche che i lavoratori accettano di andare nei campi perché minacciati di licenziamento in caso di rifiuto.

Gli attivisti intervistati nel video spiegano come funziona il sistema del lavoro forzato ed elencano gli abusi nei loro confronti da parte del regime per avere il coraggio di denunciare queste pratiche, dall’essere rinchiusi in centri psichiatrici, al ricevere multe salate, fino alla detenzione e ai pestaggi.

“Il documentario lascerà lo spettatore con la consapevolezza dell’impatto che i crimini commessi nei campi di cotone hanno sulla popolazione uzbeka”, commenta Klara Srivankova.

“Speriamo che i membri del Parlamento europeo lo guarderanno e che fermeranno questo accordo, che porterebbe l’EU a fare profitti sulla miseria di altri”.

Per maggiori informazioni sul sistema di lavoro forzato in Uzbekistan, clicca qui