La letteratura pan-europea può aiutarci a costruire un’Europa migliore? Con il libro d’esordio “Una storia Erasmus”, il trentenne Fabio Mauri fa un salto nel futuro, immaginando un’Europa cupa e divisa, in cui gli “Europeisti” tentano sovversivamente di restaurare l’integrazione europea.
Di Nicola Accardo
Le Nuove Narrative per l’Europa (New Narratives for Europe) sono una serie di incontri, conferenze, consultazioni, lanciate dall’allora presidente della Commissione Barroso nel 2013. Da tre anni, si cerca un nuovo modo per parlare ai cittadini, per migliorare l’immagine dell’Unione: il solito “preaching to the converted“, parlare tra europeisti convinti, senza trovare lo sbocco per una reale azione concreta. Non è il caso di schernirli: non è un compito facile. I Dialoghi Cittadini, pubblici incontri tra i Commissari e i cittadini nelle medie-grandi città europee, sono ad esempio ottime iniziative. Ma sono portate avanti senza il reale coinvolgimento di chi siede ai posti di comando, e alla presenza di un pubblico che è una goccia nell’oceano dei 500 milioni di cittadini europei.
Fabio Mauri ha un’altra idea di narrativa. Vuole media, film e libri che parlino d’Europa agli Europei. Prima di lasciare il posto fisso di ingegnere informatico in una multinazionale austriaca per fare uno stage da milleurista alla Commissione, ha scritto un romanzo sull’Erasmus. Si intitola semplicemente “Una storia Erasmus”, perché la letteratura sull’Erasmus è sorprendentemente povera, nessuno aveva scritto un libro con questo titolo. E’ la storia di Daniele e Klàra che, a trent’anni dall’ultimo incontro, si ritrovano in un’Europa disunita, composta da un centinaio di nuovi stati tra cui la Repubblica di Venezia e le Fiandre, divisa da nuove frontiere e noiose procedure burocratiche che rallentano gli scambi e il turismo. Corre l’anno 2031: «Il futuro immaginato nel libro – spiega Fabio – vuole essere un avvertimento: basta poco, specie in un periodo di crisi diffusa, a distruggere quel meccanismo di cooperazione tra popoli rappresentato dall’Unione Europea; un’istituzione che, con tutti i suoi difetti, ha creato benessere, stabilità e un periodo di pace senza precedenti nel nostro continente. Non vuole essere una profezia, sebbene debba costatare con rammarico che molti degli eventi negativi da me immaginati si stanno davvero verificando».
Il pranzo era stato un successo e tutti erano sazi e felici. Una decina di idiomi diversi risuonavano tra i muri scrostati della cucina, dando l’impressione, per un attimo, di fondersi in un’unica grande lingua, in grado di superare frontiere e diversità. Per il brindisi ognuno aveva dato fondo alle proprie scorte di alcolici: assenzio ceco, vino ungherese, vodka lituana, pálinka slovacca e tuica rumena. E poi era arrivato il momento degli auguri di compleanno. Daniele dovette suonare Happy Birthday mentre veniva eseguita in tutte le lingue, a eccezione del polacco che possedeva una versione particolare, a lui sconosciuta. Era a Linz da meno di ventiquattro ore e non ricordava di essere mai stato così felice.
I due volumi, “Lungo il Danubio” e “Oceano Mediterraneo” raccontano una storia d’amore e viaggi, di scambi interculturali, incorniciati da un abecedario di bevande, cibi, canzoni, differenze e tradizioni: da Vienna a Bratislava, passando per Innsbruck e Zagabria, fino a Siracusa, Patrasso, Brest e Amburgo. L’autore nella vita reale viaggia come una trottola, prende nota, e scrive sul treno. «Il libro nasce dal desiderio di ricordare e raccontare le esperienze di viaggio che ho vissuto tra Erasmus, Couchsurfing e autostop. Nonostante tutte le difficoltà e i rischi che comporta, viaggiare e vivere in un altro paese è il modo migliore per un giovane europeo di formarsi e crescere. Voglio motivare i lettori ad andare alla scoperta del mondo, abbandonando routine e comfort zone».
Il messaggio di speranza è affidato agli Europeisti, un gruppo di ribelli decisi a difendere lo spirito europeo, anche con la forza. Nel mondo che si appresta a scoprire le gesta di Donald Trump, e aspetta le elezioni in Francia e Germania per capire fino a dove si spingerà il reset delle nostre democrazie, lo scenario non è inverosimile: «Ho cercato di immaginare cosa farebbero i miei amici, o cosa farei io, in un’Europa dominata da imbonitori del calibro di Farage, Salvini, Strache o Le Pen. Alcuni di noi si arrenderebbero alla realtà, aspettando tempi migliori. Altri cercherebbero di dare il loro contributo in ambito locale, ragionando con amici e conoscenti. Altri ancora, come si addice a ogni racconto distopico, cercherebbero di creare una struttura alternativa al potere centrale». Gli Europeisti, sulla falsariga dei ribelli di Fahrenheit 451, puntano principalmente a ricordare e testimoniare gli aspetti positivi del tentativo d’integrazione europea.
Oggi erano al potere coloro che preferivano dividere piuttosto che unire: la grande crisi del 2017 aveva fornito l’impulso necessario all’esplosione dei regionalismi, al risveglio dell’odio razziale e delle pulizie etniche. Le vecchie istituzioni europee non avevano retto alla violenza delle dottrine razziste e nazionaliste, la cui semplicità aveva facilmente conquistato il supporto della classe media, improvvisamente trovatasi in povertà in seguito al collasso del sistema bancario.
Immaginare un’Europa divisa significa capire ciò che stiamo per perdere, le conseguenze delle barriere, del rifiuto della solidarietà e del compromesso. L’auspicio è che il libro di Fabio Mauri possa ispirare i grandi narratori, gli sceneggiatori, i giornalisti, e soprattutto i promotori delle ‘nuove narrative per l’Europa’.
Sia la versione italiana che quella inglese di “Lungo il Danubio” e “Oceano Mediterraneo” sono disponibili sia per Kindle che in versione cartacea.