La settimana, in musica

Musica della settimana dal 20 al 25 Novembre

A cura di Gabriella Ballarini e Juri Bomparola

Mourn. Resist. Organize. Onwards. di Luca Andrea Musso

Sono quasi certo di aver già utilizzato questa cornice per musicare un articolo inerente qualche scorcio di vita statunitense.
Nonostante ciò non indugio ed eventualmente ripropongo.
Sarà che gli USA sono sempre così autoreferenziali, apparentemente onnicomprensivi. Sarà che le stelle con le strisce appaiono sempre fantasticamente retoriche, in maniera fin troppo efficace.
Sarà che gli statunitensi sono stati così abili in tutto, nel tempo, da far credere al mondo che l’America sono loro. Con buona pace del Canada, del Messico, del Perù e perfino del Brasile. L’America è quella a stelle e strisce. Oggi più che mai è vero. Dopo le elezioni presidenziali che hanno visto vincere (sotto un certo punto di vista trionfare) l’impensabile candidato repubblicano che risponde al nome, altisonante, di Donald Trump, chiunque non sia americano non può comprendere tutto a fondo. Probabilmente anche tanti americani, loro stessi, non stanno capendo.
Immagino che solo se sei nato negli USA puoi arrivare a comprendere certe dinamiche sociali e politiche.
Non ho, da italiano, la presunzione di pensare che gli statunitensi abbiano mai considerato (nel bene come nel male) l’esperienza italiana di un miliardario, imprenditore in vari settori dell’economia, che ha deciso a un certo punto deciso di entrare nella politica che conta.
Però mi viene da sorridere guardando ancora oggi sit-com adorabili e numerose puntate dei vari “late show” che prendevano in giro (a ragion veduta) la politica italica.
Per gli USA arrivare al “lose-lose” è una sconfitta epica, nel senso letterale del termine “epico”.
Loro potevano anche ridere del nostro Berlusconi, noi (e non solo noi) potremmo ridere molto meno del loro Trump.
Il dato scomodo è che probabilmente avremmo riso comunque poco anche con l’alternativa-Clinton.
Born in The Usa: chi vi capisce è bravo, si suol dire.

Europa, 2013: gli “europeisti” ribelli contro Salvini, Farage e Le Pen di Nicola Accardo

Tu, ragazzo dell’Europa, tu non perdi mai la strada.
Interessante questa Storia Erasmus, che come dice Gianna, a volte il cuore ci va fuori strada, ma poi ci sono le stelle, quelle gialle su sfondo blu e c’è Fabio Mauri, le nuove narrazione e un po’ di spirito ribelle.
Tu, ragazzo dell’Europa, porti in giro la fortuna, tu che incontri tutti per caso.

L’india e la crisi del contante di Maria Tavernini

Mi sono immaginata l’apocalisse descritta da Maria Tavernini, un mondo in cui in una notte il denaro non conta più, o meglio conta solo certo denaro, insomma, una follia di bancomat impazziti e di strade affollate, nell’affanno della monetizzazione dell’esistenza.
Money doesn’t count tonight
Lookin’ for fun
Money, ain’t gonna sleep tonight
Till the day is done, done, done…

Siria, Assad e libertà. La politica in un campo profughi di Davide Lemmi

Di promesse tradite e speranze mutate… dice Davide Lemmi. Un racconto da leggere e poi rileggere.
Cadono di vertigine
schiacciati dallo spazio senza tempo
viaggiano i viandanti
viaggiano i perdenti…

La strana crescita portoghese di Marcello Sacco

La parabola del paradosso.
La musica che ho scelto è evidentemente inquietante. Le parole di Marcello Sacco mi hanno trascinata in questo strano mood, di riprese incredibili e imprese indicibili e poi chissà che non sia una bolla o che sia finalmente un futuro da progettare.

Quella violenza a cui ci siamo abituate di Cecilia Dalla Negra

In quel brivido misero che chiamiamo violenza.
In quel buio fatto di silenzio e rabbia, inconsapevolezza e scavare profondo.
In quei giorni in cui ci portarono dei fiori e, giustamente, ce li dimenticammo nel retro dell’auto.
In quei giorni della memoria di cose passate, presenti di quella donna che potresti essere tu che stai leggendo.
Perché la violenza non diventi un’abitudine, mai.
They call me The Wild Rose
But my name was Elisa Day
But my name is…
But my name is…
But my name is…

Lider maximo di Alfredo Somoza

Ay mi Cuba,
Como yo quiero a mi Cuba
Tengo yo cuando me inspiro
Algo con satisfacción
Pues yo tengo una razón
Como tú y tú que somos guajiros
Tu veras que tiro un tiro
Si hay que tirarlo de veras
Yo lo tiro de manera
Siempre con grande expresión
Me sale el corazón
Cuando yo veo mi bandera

Buon viaggio, Fidel.

La matita di Enrico Natoli

Change your heart
Look around you