Siamo stati tutti bambini soli

Il Libro dei bambini soli è l’opera di esordio di Enrico Sibilla, per i tipi de Il Saggiatore.

di Angelo Miotto

L’archetipo: il punteruolo è il bambino solo. L’universo è un foglio piegato infinite volte, bucato dal punteruolo, un ‘punzone di carne’ e poi dispiegato a formare ora una superficie perforata in più parti. Ogni foro è l’esistenza di un bambino solo. Poiché figlio dell’archetipo stesso, che non ha tempo né spazio, quel bambino siamo noi, i nostri avi, i nostri figli.  E ogni bambino è solo, perché è condizione che ha accomunato tutti, a prescindere dall’amore e dalle cure della propria famiglia dei propri genitori.

È la visione di Enrico Sibilla, già narratore per le nostre pagine – ricorderete il Giovedì – in questa sua opera prima. È una visione che regge tutta la struttura di questo libro episodico; sei storie, sei bambini soli, uno stile scelto e sorretto con maniacale cura. Sei bambini che inevitabilmente dicono di uno ‘spaesamento’ autobiografico, che viene affrontato e risolto dal bambino ormai adulto.

Questo libro è un ibrido.
C’è ritmo e c’è musica. Ci sono visioni psichedeliche e ci sono rarefazioni, c’è l’incubo e un senso di carne e trascendenza che cozza violento.
La scelta ricercata dei vocaboli e di verbi poco calpestati nell’uso anche più che comune guiderebbero la mia mano nel riporre il volume (200 pagine) fra gli autori poeti.
E però,  è ibrido, unione di due specie; prosa poetica. Sempre al netto delle etichette, che nel momento stesso che vengono apposte, imprigionano: utili, però, per raccontare di un libro.


L’installazione di Marco Magurno.

 

La scrittura di Enrico Sibilla ci porta attraverso le storie, con un racconto minuzioso che apre immaginifiche visioni, iperboli, affreschi a tinte forti, talvolta apocalittiche, che imprigionano il lettore come dentro un oculus. Se entri dentro il visore in tre dimensioni di realtà virtuali puoi cercare una via di fuga girando il capo a destra e a manca, alto e basso, ma sempre dentro l’immagine sei rinchiuso, senza trovare una via di fuga.

Il ritmo, la metrica scelta e rispettata dall’inizio fino alla fine, è amico e nemico. Nemico perché rischia di complicare la comprensione immediata che richiede la nostra curiosità nel dipanarsi di una storia, talvolta per la presenza di vocaboli molto ricercati, e amico, perché risuona; crea, cioè, una piacevole abitudine di intervalli che formano un mantra, e accendono la ripetitività di una figura sonora che ci accompagna per tutte le storie.

Dei bambini soli che racconta Enrico Sibilla non voglio dire, perché le storie non vanno anticipate, ma conoscendo l’autore e il suo amore per la musica non è stato difficile capire lo sforzo metrico che marca il nostro passo di lettura. Per me – ma ogni lettore è solo – è disturbato talvolta dalla crudezza di parole e immagini che riguardano quell’epoca ingenua e il suo legato da risvegliare, in assonanza con ricordi ben sepolti. Ma anche questo è un aspetto legato a quell’universo, multiverso lo chiama l’autore, di cui forse non siamo consapevoli, avvertendo però il dolore o lo spaesamento di quella solitudine.
Il risultato è una catarsi, ma solo per chi risolve quella solitudine.
Per altri sarà una sopresa riscoprirla.

Non abbiate paura.
Non avete paura.

il-libro-dei-bambini-soli


Le storie.

«Vicina all’anima è la linea verticale»
Il venditore di palloncini
La sorellina di legno
Il testamento del Capitano
Barriere, fiamme, porte, Orione
Pittura bianca su carta

La curiosità.
Il codice Q appare, a voi trovarlo.

Info:
Enrico Sibilla
Il libro dei Bambini Soli
Il Saggiatore
200 pagg, € 21.00

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