di Alessandro Petri
Tasti battuti freneticamente come chicchi di grandine che si sfracellano al suolo, monitor voluminosi a tubo catodico che illuminano volti dagli sguardi assenti, l’odore delle merendine scaldate al microonde che si diffonde nell’ufficio. Occhiali grandi, tagli di capelli improbabili, walkman. Piove. La novità del momento è Il ritorno dello Jedi.
Joe MacMillan fa la sua comparsa. Nessuno ancora lo conosce, ma presto cambierà la vita di tutti coloro che lavorano alla Cardiff Electric. Molti perderanno il lavoro, ma chi rimarrà lotterà ogni giorno per realizzare un pezzetto dell’ambizioso progetto di Joe: un computer portatile rivoluzionario, leggero, veloce ed economicamente accessibile.
Gordon Clark guarda Joe con apparente disinteresse, ma in realtà non aspetta altro che essere svegliato dal torpore nel quale i precedenti fallimenti l’hanno sprofondato. La moglie di Gordo, Donna, è nelle stesse condizioni. Loro due condividono tutto. A sviluppare il codice del portatile sistema operativo sarà Cameron Howe, una nerd bionda con gli occhi azzurri e il fisico da modella… insomma: un personaggio dichiaratamente inventato.
Halt and catch fire non è la solita serie TV ambientata nel passato: gli anni ’80 non rimangono una semplice datazione ma trasudano dai macchinari Commodore, dal logo dell’Atari, dalla colonna sonora e dal supporto sonoro elettronico, vintage e nostalgico.
Dai vestiti, dalle acconciature, dalle auto, dal modo di portare la barba, dalla carta da parati, dalla sigla di Super Mario Bros.
Se Stranger Things è un tributo al cinema e alla narrativa di quegli anni, Halt and catch fire ci fa respirare direttamente l’aria di quell’epoca, facendoci appassionare al mondo della tecnologia.
Uno degli aspetti più convincenti della serie è l’alto livello della scrittura. Nonostante un piccolo scalino a scendere dalla prima alle seguenti stagioni, trama e dialoghi rimangono qualitativamente elevati. I protagonisti mostrano anche lati deboli, perversioni, limiti.
Si avvicinano a realizzare i loro sogni, come Icaro si avvicinava al sole, per poi precipitare in delusioni e insoddisfazioni. Si rimbalzano e si attraggono come magneti, formando alleanze che poi si sciolgono e si ricompongono sotto una diversa veste e lavorando a idee sempre più ambiziose ma senza mai vincere davvero. Ogni traguardo raggiunto è il primo passo per il prossimo progetto, non si rallenta mai.
“Un sacco di persone vorranno vederci fallire. Ma è perché noi siamo il futuro. E non c’è nulla di più spaventoso.”
Non è ancora stata tradotta in italiano, ma Halt and catch fire è sicuramente un gioiellino che crea dipendenza.