Musica della settimana dal 4 al 9 Dicembre
A cura di Gabriella Ballarini e Juri Bomparola
Il liutaio di Cristina Zuppa
Leggendo l’articolo di Cristina Zuppa, da bassista non ho potuto che immergermi in Tavolazzi.
Non sono mai stato vicino a tale talento, io sono Sid Vicious al cospetto di Jaco Pastorius.
Questo assunto non significa che non sia in grado di osservare, comprendere e ossequiare tanta magnificenza.
Quando Scaramelli Sergio cita Tavolazzi mi viene alla mente, naturalmente, il pezzo che circa un anno fa scrissi nella mia rubrica-Blog “Mamma sono una rockstar”, episodio #1.
Mi auto-cito perché in fondo lo merito anche io.
Ares Tavolazzi è un punto fermo, un paradigma bassistico.
Almeno nel panorama italiano, io lo accennai.
Propongo quindi un “Averti tra le braccia” di Tenco, dove il contrabbasso di Ares la fa da padrone, e conferma la beltà del lavoro di gente come il Liutaio Scaramelli.
E’ il 5 Dicembre di Angelo Miotto
L’articolo del Direttore è fine e grezzo al tempo stesso. Angelo Miotto racconta il suo 4 Dicembre, che può essere quello di ognuno di noi, aggrappato all’ansia del voto per il referendum costituzionale, tanto quanto alle consuetudini prossime alle festività natalizie.
Mi diverte proporre un nazional-popolare Ligabue, ancora immerso in un vortice ispirativo, per incorniciare il fatto preso in esame.
“Vivo, morto o X” è, nel titolo stesso, un’allegoria della campagna elettorale referendaria appena trascorsa.
L’autore sicuramente era al tempo inconsapevole, forse anche ora.
Voti sì? Sei vivo! Voti no? Andrai incontro a morte certa.
Vale anche il contrario, sia chiaro.
Sei incerto? Vota sì, vota no, non votare. Sei fuori.
Ligabue è stato Cassandra inconsapevole, e giocare sul suo titolo oggi mi pare divertente.
Tornano alla mente le partite di calcio domenicali degli anni ’80 e parte dei ’90, prima dell’avvento delle pay-per-view.
Si giocava la schedina e si sperava nel risultato di questa o quell’altra partita.
Il panorama appare simile: al termine della giornata calcistica (politica o pseudo-tale, in questo caso), ci si deve svegliare per andare dal gommista.
Non è cambiato così tanto, forse.
Sei davvero vivo? Sei davvero morto? O forse sei ancora, tanto per cambiare, Ics?
Post-verità e apocalisse referendaria di Lorenzo Bagnoli
Lorenzo Bagnoli ci racconta tutto quello che avremmo immaginato e poi il freddo di quello che non abbiamo capito o che non ci avevano spiegato.
Forse quello che volevamo era tutto e ci siamo ritrovati con tutto il resto.
All we ever wanted was everything
All we ever got was cold
Teoria e pratica del buon senso di Alessandro Macchia
Quel brivido da “posta in gioco” che mi si scatena quando mi trovo di fronte ad un distributore di bibite, snack, dolci, salati, gasati, sgasati. Insomma, mi son letta il pezzo di Alessandro Macchia, sottoscrivo ogni parola, ma poi c’è la vera me.
Bevi la coca cola che ti fa digerire.
A me mi fa morire.
Me la porto a scuola.
Chiedo scusa al prof. Macchia, non ho proprio resistito al piccolo-spazio-pubblicità.
Banane amare di Alice Facchini
Era il 2005 e usciva “In between dreams” di Jack Johnson. Uno dei cantanti che mi mette proprio in pace col mondo, due quelli che si chiudono gli occhi e si parte per qualche viaggio. Appena ho letto il bellissimo reportage di Alice Facchini, ecco, che ho ripensato a quel pacioso pancake di banana, all’ukulele e a tutto il resto. Ho pensato che quel che sembra un po’ non è e un po’ dovrebbe (potrebbe essere). Resta la bellezza di una musica senza troppe pretese e le pretese di chi muore o si ammala: metafora di un mondo ingiusto e intrecciato.
Ascoltiamoci questo risveglio lento.
Make you banana pancakes
Pretend like its the weekend now
We could pretend it all the time
Can’t you see that it’s just rainin’
There ain’t no need to go outside
My Jihad di Anna Maria Volpe
Capita così, di lasciare la vecchia vita alle spalle.
And so I decided
To leave my old life behind
I don’t need it anymore
I Franz Ferdinand ci accompagnano con le loro sonorità in questo viaggio tra Paesi in cerca di un senso, in cerca di una identità.
La matita di Enrico Natoli
Humanity.